Peppino Impastato: l’ONDA [S]PAZZA LA MAFIA

Quarant’anni fa, il 9 maggio del 78, moriva Peppino Impastato. Il suo corpo dilaniato dal tritolo venne trovato sui binari della ferrovia a Cinisi in provincia di Palermo. Una messinscena. Nei primi rapporti si scriveva infatti che era morto nel tentativo di fare un attentato con il tritolo.

Nato da una famiglia mafiosa, fin da ragazzo aveva preso le distanze dai comportamenti del padre e aveva cominciato a denunciare il potere delle cosche e il clima di omertà e di impunità a Cinisi. Ispirato dal lavoro e dalle idee di Mauro Rostagno e di Danilo Dolci, nel 1975 Impastato aveva fondato il circolo  Musica e Cultura, un’associazione che promuoveva attività culturali e che diventò un importante punto di riferimento per i ragazzi del paese. Il circolo si occupava di ambiente, di campagne contro il nucleare e di emancipazione femminile.

Nel 1977 con altri amici aveva dato vita a Radio Aut, un’emittente autofinanziata di controinformazione, dalla quale con la trasmissione “Onda Pazza” prendeva in giro la mafia e i politici locali.

Candidato nel 1978 al Consiglio Comunale con Democrazia Proletaria, non arrivò nemmeno a conoscere l’esito delle elezioni perché venne eletto dopo morto ed il suo fu un risultato con una percentuale di voti senza precedenti nel suo paese, che testimoniò così un segno di vicinanza e di forte consapevolezza del messaggio di cui Peppino era portatore.

Il luogo dove la mafia eseguì la sua rabbiosa farsa

Tentarono di farlo passare per terrorista Peppino, di sporcarne la memoria: era stato legato sui binari già morto e fatto saltare in aria per confondere e depistare le indagini. Del resto il suo assassinio passò subito in secondo piano poiché, poche ore dopo a Roma, quello stesso giorno venne ritrovata l’auto con il corpo di Aldo Moro. Dovevano trascorrere quindi molti anni perché si arrivasse alla verità, nonostante da subito  fossero stati in tanti a gridarla, amici e compagni militanti di democrazia proletaria, tutti inascoltati.

Gaetano Badalamenti
Gaetano Badalamenti

La Commissione Parlamentare Antimafia indagò sul caso solo 22 anni dopo, per scoprire come nella fase iniziale delle indagini si fossero verificate anomalie del comportamento degli inquirenti, delle omissioni, dei depistaggi, sottolineando che l’omicidio fu un “impaccio” di cui qualcuno voleva liberarsi immediatamente catalogandolo come suicidio o come l’infortunio di un terrorista.
La corte d’assise è poi arrivata a condannare il mandante, il boss Gaetano Badalamenti, provando così che era stata la mafia a ordinare l’uccisione di Peppino.

Antonio Subranni, comandante del Reparto operativo del comando provinciale di Palermo e responsabile delle indagini, ritrovato anche fra gli imputati del processo sulla trattativa Stato-mafia, è stato proprio in questi giorni condannato a 12 anni per minaccia a corpo politico dello Stato.

Ad uccidere Peppino è stata la scandalosa normalità di una mafia collusa col potere, perché in Sicilia e in Italia i depistaggi sono stati la piatta normalità.
Sono storie che continuiamo a raccontarci e così sarà finché ce le nasconderanno.

Storie come la sua, quella di una voce libera e fuori dal coro, che ha continuato a gridare con molta più forza dopo la morte.

Non aveva la tessera di giornalista Peppino Impastato, non era iscritto all’albo, ma  voleva fare proprio il giornalista, scomodamente e coraggiosamente, rompendo il silenzio di tanti contro le storie illegali della politica locale e della mafia, l’intreccio eternamente letale che non smette di  stringere il nostro Paese.

francobollo commemorativo per il 40° anniversario della sua morte emesso dalle Poste Italiane il 21 Marzo 2018
Il funerale di Peppino Impastato

Il Comune di Latina in occasione di questo anniversario, mercoledì 9 maggio 2018 ha intitolato alla memoria di Peppino Impastato il piazzale antistante le ex autolinee, vicino via Pio VI. Allo stesso modo si sono moltiplicate in tutta Italia le manifestazioni per ricordarne il coraggio.

dal film “I cento passi”
Modena City Ramblers – I Cento Passi


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *