Cassandre

Qualcuno ricorderà la figura mitologica di Cassandra, figlia di Priamo e gemella di Eleno, nonché sorella di Paride, da lei osteggiato sapendo che avrebbe portato alla distruzione della sua città e della sua famiglia.
Da Omero a Virgilio, da Eschilo a Euripide, molti classici ne hanno cantato la storia.
La leggenda narra che Apollo, come un innamorato qualsiasi che omaggia la sua bella con un mazzo di fiori, fece dono a Cassandra della preveggenza; non avendo però ricevuto in cambio ciò che si aspettava, il dio, permalosetto come tutti gli abitanti dell’Olimpo, completò il regalo con la condanna a restare inascoltata.

Maledizione tanto famosa che il detto “fare la Cassandra” è entrato nel linguaggio comune, usato e abusato anche da chi ne ignora le origini come pure la storia della Principessa di Troia.
Oggi, dopo ogni previsione più o meno pessimistica, dopo ogni allarme lanciato su possibili future sciagure o anche solo contrattempi, ci sarà sempre qualcuno che, spesso a sproposito, solleciterà il latore del messaggio a non fare la Cassandra.

Aiace d’Oileo porta via Cassandra, opera dell’artista Joseph Solomon, 1886.

C’è Cassandra e Cassandra, però.
Non tutti i pessimisti possono fregiarsi del poco ambito titolo.
Tanto per cominciare, la previsione dovrebbe essere ben circostanziata e comportare al suo avverarsi una vera tragedia greca. 
Astenersi profeti seriali di sciagurette da quattro soldi

Purtroppo capita sempre più spesso di incontrare un buon numero di corvi, gufi e cornacchioni che non riescono a passare più di qualche ora a becco chiuso, costretti compulsivamente a proferire vaticini, previsioni e profezie ogni volta che se ne presenta l’occasione.
Dal bimbo che sta giocando con la palla ma presto si ritirerà con le ginocchia grattugiate al ragazzo che passa in bici senza mani – presto senza denti – fino alle sconfitte della squadra del cuore, in un crescendo di sciagure.
Spargendo tutto questo a piene mani, per la legge dei grandi numeri deve per forza capitare che una previsione si avveri; è il momento clou per l’esistenza del nostro, il godimento più profondo, la gioia più intensa.
Al culmine del piacere non potrà non proferire il verso tipico del profeta seriale:

VE LO AVEVO DETTO!

Aiace strappa Cassandra dal Palladio. Dettaglio da un affresco romano nell’atrio della Casa del Menandro a Pompei.

A nulla può valere tentare di richiamare l’attenzione sulle 9.999 previsioni sballate che aveva sparato al vento nell’ultimo anno.
Quell’unico colpo andato a segno fa dimenticare tutto.
Naturalmente nessuno aveva mai dato retta alle sue previsioni, ma questo non fa di lui una Cassandra, in quanto non ha fatto altro che buttare frasi sconsiderate a strascico, solo per pescare il suo misero pesciolino di successo.

L’ammonitore-allarmista ne costituisce una variante minore. 
Generiche raccomandazioni, dettate spesso dal cuore, non possono essere sufficienti a far guadagnare il titolo di Cassandra, ma quello di menagramo a volte sì.
Vai piano, copriti che fa freddo, bevi poco che devi guidare (o guida poco che devi bere), metti il cappellino che c’è il sole.
Oppure la classica e sempre disattesa raccomandazione delle mamme italiane ai pargoli che vanno in cortile a giocare: non sudare! Come dire a un ragazzino che va al mare di non bagnarsi.
C’è infine l’allarmista che lancia avvisi tanto generici quanto inutili; diventa pericoloso quando lo fa in auto, perché può causare un infarto al conducente.
Un poveretto che cammina tranquillamente sul marciapiede, sentendo una voce allarmata che grida “attento!” che può mai fare? Si spaventa, si guarda intorno cercando di capire la natura del pericolo che lo minaccia, e magari finisce schiacciato da un pianoforte piovuto chissà come dal cielo. 

Da tenere maggiormente in considerazione la Cassandra razionale, quella che mette in fila fatti e situazioni per indicarne le necessarie conseguenze.
Spesso si tratta di un soggetto timido, che non fa vanto di questa sua capacità ma anzi tende a ridurre la sua esposizione in pubblico, roso comunque dal dubbio.

“Il pensatore” di Rodin

Riuscire a guardare un po’ più avanti degli altri, interpretare le relazioni tra cause ed effetti, approfondire i processi per scorgerne bachi e difficoltà, non accontentarsi di generiche affermazioni ottimistiche di facciata ma sviscerare le problematiche analizzando gli strumenti a disposizione per raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Tutte facoltà alla portata di moltissime persone, che però spesso non sono coinvolte, non si trovano al posto giusto nel momento giusto.
Ma anche quando capita che una persona con queste caratteristiche ha l’opportunità di indicare a chi di dovere i problemi in arrivo, suggerendo magari pure le soluzioni, ecco che spesso non viene creduta: meglio la narrazione dell’ottimismo al meno comunicabile realismo.

Impossibile prenderci sempre, per cui a volte ci saranno casi di “premonizioni” sballate a giustificare lo scetticismo, tanto numericamente maggiori quanto più il “profeta di sventure” si allontana dal campo di sua competenza.
Quest’ultima figura potrebbe quindi fregiarsi del titolo di Cassandra nella misura in cui riuscisse a limitare la sua area di azione e la frequenza delle sue diagnosi.
In realtà, per chi riceve le previsioni sgradite, ogni intervento è di troppo.
La tentazione è spesso quella di mettere a tacere chi canta fuori dal coro dell’ottimismo di maniera, chi si ostina a fare i conti con l’infame realtà che non vuole piegarsi alle narrazioni edificanti.
E infatti, a furia di vedere i suoi consigli ignorati, questa Cassandra diraderà i suoi interventi, fino ad imporsi di farsi i fatti propri.
Anche quando le infauste conseguenze previste sono esattamente fatti propri.

Girare la testa dall’altra parte: occhio non vede, cuore non duole.
Ma per una Cassandra che va in pensione, ce ne sono altre pronte a prenderne il posto.

Tutte destinate a rimanere ugualmente inascoltate.

Tanto il vostro Erasmo dal Kurdistan vi doveva, senza nulla a pretendere.

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