La principessa di Caracupa 2° puntata


24 Giugno 2017

Primo evento: dal barbiere

Il Vecchio stava rovistando tra un mucchio di riviste sparse sul tavolino del suo barbiere quando la sua attenzione fu attirata da una foto a tutta pagina che mostrava un raffinato gioiello Etrusco, raffigurante un uomo-cavallo finemente cesellato. La foto faceva riferimento ad un articolo: “A caccia di tesori nascosti (con il metal detector)”.

Sono sempre di più gli appassionati che battono giorno e notte i terreni e le spiagge di mezza Italia a caccia di tesori sepolti.

Metal detector in mano e cuffie in testa, i goldbuster sono alla continua ricerca di tesori perduti, di oggetti antichi, che il terreno ha protetto nel tempo. 

A volte si organizzano in squadre per testare a tappeto il sottosuolo e riportare alla luce il passato. Un passato fatto di oggetti che “congelano” un periodo storico determinato, restituendo un’istantanea della vita di quel momento. 

Si può trovare di tutto: lattine, tappi e altre porcherie; ma anche cassette, vecchi forzieri mezzi fradici. Mentre si libera dalla terra il piccolo tesoro si immagina ciò che può contenere. Spesso si tratta solo di cianfrusaglie sotterrate da qualche contadino per paura dei ladri. Altre volte sono veri e propri depositi di monete e gioielli, magari lasciati al sicuro da un soldato di passaggio.

Se si è fortunati si possono dissotterrare sesterzi di bronzo, denari d’argento, dramme campane, i famosi bigati battuti in Campania più di duemila anni fa con l’argento delle miniere greche. Per non parlare poi di spilloni, fibule d’oro massiccio, sigilli, anelli, orecchini tempestati di pietre preziose.

Il periodo migliore per andare a caccia di reperti, assicurano gli esperti, è l’autunno. Ma anche in inverno quando, dopo un forte acquazzone, la terra lavorata dall’aratro, compatta e pesante, sprofonda di qualche centimetro portando in superficie i reperti archeologici più leggeri. Anche il vento forte può scoprire strati di materiale mai venuti alla luce prima.

La normativa è chiara: il metal detector non è vietato, ma non si può utilizzare nei pressi di aree archeologiche e a vincolo paesaggistico, parchi naturali protetti e fondi privati.

Quando si sente il suono del marchingengno l’adrenalina sale, anche per un semplice oggetto di ferro.

Si può quindi immaginare cosa abbia provato quel ragazzino di 13 anni che ha scoperto sull’isola tedesca di Ruegen, nel mar Baltico, lo scrigno appartenente con tutta probabilità a Re Aroldo I Dente Azzurro, contenente centinaia di monete, perle, bracciali, anelli e perfino un martello di Thor. 

Alcuni reperti dello scrigno, ritrovato grazie a un metal detector da Luca Malaschnitschenko e da un archeologo dilettante, René Schoen, sull’isola di Ruegen.

12 Agosto 1996

In effetti il cadavere, sepolto nella fossa scavata per terra, era di un soggetto di rango, come testimoniavano gli ornamenti che l’accompagnavano.

Tutti quanti i volontari impegnati negli scavi delle tombe furono fatti partecipi del ritrovamento.

Un grande anello era appoggiato sul busto della defunta, due fibule erano poste sulle sue spalle, due ferma trecce in argento erano state rinvenute ai lati del cranio, anelli in argento le adornavano le mani.

Inoltre nella tomba era stata rinvenuta una ricca collana in pasta di vetro, oro, argento e ambre. Alcuni bracciali con pendenti in ambra, bronzo e paste vitree e un coltello erano adagiati ai suoi piedi. 

continua…

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A Renzo Rossi piace creare.
Disegna chiassose e sgargianti foreste abitate da animali antropomorfi, a volte miti ed amichevoli, a volte irosi e dispettosi.
Raccoglie tronchi e legni in riva al mare per inventarsi strane sculture.
Rovescia vasi per dipingerli e colorarli.
Quando, con grande fatica, si mette a scrivere, vuole stupire, meravigliare, per raccontare storie che pensa siano poco note, di posti a noi vicini.

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