Democrazia diretta. Da chi?


Alla fine i militanti del Movimento 5S con un plebiscito hanno dato il nulla osta per questo nuovo tentativo di dare un Governo al Paese. Non so se rallegrarmi o se cedere al pessimismo sulla sorte di questo strano ibrido. Perché una cosa mi sembra chiara: se il giallo-rosa dovesse fare la fine del giallo-verde, si aprirebbe una stagione politica veramente nefasta.

Alla prova dei fatti, sembra alquanto difficile formare coalizioni con i grillini. Oltre che post ideologici sono anche post politici, o impolitici: o si fa come dico io o niente. Ora rimettono in ballo i componenti del Governo immacolati (ma non competenti, che è secondario); chissà perché con la Lega questo requisito non era essenziale.

Ne abbiamo sentite troppe, in questo tribolato agosto. Oltraggi alla logica e al buon senso, balle spaziali senza ritegno, propaganda da bar sport.
L’ex vicepremier ridens continua a ripetere che è lui il capo del movimento, evidenziando un problema di crisi d’identità. C’è voluto il guru del Movimento per ricondurlo a più miti consigli, ma quanto può durare?

Se strombazzi che gli altri sono poltronari mentre a te interessa solo il programma e, contemporaneamente, affermi che senza Conte come Presidente del Consiglio neanche ci si siede a discutere, io mi offendo personalmente, perché stai insultando la mia (pur scarsa) intelligenza; ma come ti permetti, pagliaccio? E poi bissi sulla vice-presidenza, sostenendo che il tuo candidato premier, che hai imposto col ricatto, in realtà non è tuo ma di entrambi. Ma non ti vergogni? 

Questi signori continuano a spacciare per pensiero di forma compiuta lo slogan vuoto del superamento di destra e sinistra in politica; poi però fanno molta meno fatica ad accordarsi con la destra becera di Salvini piuttosto che col rosa pallido del PD. La balla del contratto di governo non ha retto alla prova dei fatti: non si può barattare un provvedimento con un altro di segno contrario, solo per mantenere equilibri che non stanno in piedi. Vedasi ad esempio reddito di cittadinanza con flat tax. Semplicemente perché la politica, contrariamente a quanto stanno tentando di farci credere, non è sommatoria di provvedimenti ma visione d’insieme, immaginare la società che vogliamo per noi e per i nostri figli.

Certo anche il vicepremier dell’odio e della paura non c’è andato liscio.
Ne spara ogni giorno una nuova, cercando di tenere fuori l’amico Luigi.
Ha anche toccato alcuni picchi di comicità involontaria, come quando ha dato del fannullone senza mestiere a ciascun parlamentare che, col voto anticipato, teme di rimanere senza poltrona. E proprio il fancazzista principe, senza arte né parte, assenteista all’Europarlamento come al Ministero, viene a farci questa morale? Intanto i leghisti, disinteressati alle cadreghe, si tengono strette le presidenze delle commissioni avute nella spartizione coi grillini. Chissà perché, quando un politico si prende un incarico è per indubbi meriti, se lo prende qualcuno del campo avverso è poltronaro. Ora si parla di mercato delle vacche per la formazione del nuovo Governo, mentre per quello gialloverde cosa si mercanteggiava, tappeti?

Ma ciò che mi ha lasciato più perplesso sono state le grida di giubilo dei grillini per il risultato del televoto, accompagnate dall’assordante silenzio dei loro nuovi partner di Governo. Io non credo che sia onesto chiedere il voto, e ottenerlo da oltre 10 milioni di persone, per poi sottoporre ogni scelta strategica esclusivamente ai propri militanti. Gli 80.000 votanti circa rappresentano meno del 0,75% dei voti raccolti: tra i seguaci registrati uno vale uno, per gli elettori non bastano cento per fare uno.

Serietà vorrebbe che ciascun partito dichiarasse in campagna elettorale cosa vuol fare e con chi, raccogliesse il consenso che tale proposta riceve e quindi si comportasse di conseguenza, senza trasformismi. Questa che si vuole far passare per democrazia diretta è in realtà un’oligarchia che di democratico ha assai poco. Si aggiunga l’aggravante di utilizzare un sistema di proprietà di una società commerciale la quale, in quanto tale, non è certo democratica: il nuovo proprietario, infatti, lo è diventato per discendenza, mica per votazione. Sarebbe stato veramente buffo se il figlio di cotanto padre avesse avuto idee politiche diverse, come spesso accade in ogni famiglia. E lasciamo stare il tema della sicurezza e trasparenza della piattaforma, che mi sembra di secondo livello.

Pensare che questa consultazione possa ripetersi per ogni passaggio significativo di questo Governo (che avrà già una vita tribolata di suo) mi fa pensare che il superamento della democrazia rappresentativa comporti un grave rischio più che un’opportunità. Ho trovato veramente azzeccata la battuta che gira sui social, attribuita al compianto Vujadin Boskov (profeta del lapalissiano):

“voto su piattaforma Rousseau è come allenatore che chiede a tifosi di curva se formazione è buona per derby”.

Vujadin Boskov

Tanto il vostro Erasmo dal Kurdistan vi doveva, senza nulla a pretendere.

Erasmo dal Kurdistan è persona mutevole, con una spiccata tendenza alla tuttologia.
Vorrebbe affrontare la vita con leggerezza e ironia, ma raramente riesce a mantener fede a un impegno così arduo.
Scioccamente convinto di avere qualche dote letteraria (molto) nascosta, si prodiga nel vano tentativo di esternarla, con evidente scarsa fortuna.
Maniaco dell’editing e dell’interpunzione, segue un insano culto del punto e virgola (per tacere delle parentesi e delle amate virgole).
Tenta di tenere a bada una innata tendenza didascalica e quasi pedagogica pigiando sul pedale della satira di costume, ottenendo di comico solo il suo pio tentativo.
Il più delle volte si limita ad imbastire dimenticabili pipponi infarciti di luoghi comuni.

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