Innamorarsi è facile

“Tutti sanno per esperienza che è facile innamorarsi – scrive Hermann Hesse –  mentre amare veramente è bello ma difficile”,

infatti ci si può innamorare addirittura per il desiderio di essere innamorati e di sentirsi vivi, per dare alla nostra esistenza un nuovo impulso e per colmare un vuoto che sentiamo. 

Hermann Hesse

Innamorarsi è senza dubbio un’emozione forte ma per questo anche uno stato transitorio, dura il tempo nel quale immaginiamo che tutto sia bello e perfetto, proviamo una strana euforia e l’attrazione verso quella persona che ci appare quanto di più desiderabile possa esserci, vediamo solo i suoi pregi, non conosciamo e non riusciamo proprio a scoprire difetti, ci troviamo ad essere accecati ed euforici, non sappiamo neanche più dire come sia iniziata, ne siamo immersi a tal punto da non vedere più niente altro.

“Credevo di essere innamorato: mi fischiavano le orecchie, il cuore mi batteva, ero tutto rosso… Avevo la varicella”,
dice Woody Allen,

 

Woody Allen

e in effetti è ampiamente possibile che a un certo punto ci possa capitare di risvegliarci e di scoprire di avere avuto soltanto la varicella.

Proprio così, l’innamoramento ci può travolgere in qualsiasi momento della nostra vita e può venirci in soccorso nei periodi di stanchezza e di perdita di entusiasmo per “il mondo” che ci circonda.  Possiamo quindi innamorarci di una idea, di un sogno, di un progetto e tornare ad essere vivi, ottimisti, coinvolti nel pieno della nostra esistenza, recuperando le nostre forze, o possiamo innamorarci di una persona traendo da questa emozione ancora più totalizzante l’energia e il coraggio di impegnarci in ciò che vogliamo intraprendere, la visione positiva della realtà e di noi stessi che può dare nuovo stimolo alle nostre azioni, una ragione in più per andare avanti.

L’innamoramento è uno stato di grazia che ha però in sé la peculiarità di accendersi repentinamente e di evolversi con altrettanta rapidità, nei casi più rari evolve in amore, negli altri si spegne come un fuoco di paglia. 

Ennio Flaiano
Ennio Flaiano

Ennio Flaiano in uno dei suoi aforismi ha definito bene lo stato aleatorio di questa condizione:

“Il bello dell’innamorarsi è il principio. Ti sembra tutto nuovo. Dopo un anno non riesci a capire perché tutto ti sembrava nuovo”.

Viene ad essere confermata così la tesi iniziale di Hermann Hesse da cui siamo partiti:
se innamorarsi è facile, amare è invece difficile, tant’è che si può passare facilmente da un innamoramento all’altro ma non si può farlo con altrettanta disinvoltura da un amore all’altro.
L’amore lascia un segno duraturo, è visione non soltanto visionaria in quanto implica di fondo la consapevolezza di sé e dell’altro.
Superato l’accecamento della fase dell’innamoramento l’amore è desiderio dell’altro per ciò che è. 

È proprio la realtà a mettere a dura prova ogni innamoramento e se questa prova viene davvero superata, se il tempo trascorre e ci restituisce le risposte giuste, la visione si amplia e il velo dagli occhi è rimosso, non c’è più stordimento assoluto ma pienezza di sentimento.
Allora sentiamo di tenere davvero a chi amiamo ma in un senso più pieno che non attiene al possesso, è un sano desiderio di mantenere quella esclusività di un rapporto prezioso quanto raro, che implica reciprocità di ascolto e risposta. Non si è più travolti ma coinvolti, e questo coinvolgimento si rinnova e cresce, supera avversità e intemperie, riscalda dal freddo di quel genere di superficialità che presto avrebbe spento ogni ardore dell’innamoramento.

Ma in quanti desiderano questo amore che è vera conquista?

Molti continuano a confondere innamoramento con amore, forse proprio per la facilità del primo e l’incapacità di confrontarsi con la complessità del secondo.
A volte collezioniamo errori proprio perché l’innamoramento non fa distinzioni e ti porta anche verso la persona sbagliata o inadeguata, quella con la quale hai meno affinità e corrispondenza emotiva, diversa nella sensibilità e nel modo di considerare un rapporto a due.  Il bisogno di innamorarci, o il senso di vuoto, attrae verso ciò che non è, ma per come lo immaginiamo o pensiamo potrebbe diventare.

Niente di peggiore che curarsi col palliativo delle illusioni.

Per dirla ancora una volta con l’autoironia di Woody Allen:
“Fin da bambino sono sempre andato dietro alle donne sbagliate. È un mio problema. Quando mia madre mi ha portato al cinema a vedere Biancaneve tutti si sono innamorati di Biancaneve; io, della strega”.

A volte la strega può sembrare una fata e l’illusione di quel miraggio che soggioga ci incanta, il risveglio poi resta la parte più difficile, richiede volontà e consapevolezza, qualcosa che non sarà di certo entusiasmante come l’innamoramento.
Risvegliarsi non è mai uno stato di grazia; penso piuttosto che sia un male necessario che però servirà a capire che non basta un bacio a trasformare un rospo in un principe azzurro così come non basta calzare la misura giusta di una scarpina di cristallo per riconoscere la principessa dei nostri sogni.

Forse.

 

Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale

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