ArcheoTour, Il Pulvinar del Circo Massimo

Come era il Pulvinar del Circo Massimo?
Indubbiamente imponente visto che vi si doveva affacciare l’imperatore per assistere alle gare.
Il pulvinar era dunque il posto d’onore riservato in particolare all’imperatore quando assisteva ai giochi, l’equivalente della “tribuna autorità” dei nostri stadi odierni o del “palco reale” nei teatri all’italiana (foto 2 e 3).

foto 2
foto 3

Era situato in uno dei due estremi del diametro minore. Il luogo era sottolineato spesso dalla presenza di un baldacchino. In più, quello del Circo Massimo era direttamente collegato con il palazzo imperiale.
Se dunque era imponente, imponenti dovevano essere anche le sue fondamenta. Molte di esse sono ancora visibili sotto la chiesa di S. Anastasia (foto 4).

foto 4

Modificate più volte e per diversi usi nel tempo, in quanto a grandiosità, tale immenso ipogeo non ha nulla a che invidiare con le strutture della Domus Aurea se non fosse che è in buona parte mancante di intonaci affrescati.
La Basilica di Santa Anastasia nel Rione Campitelli, si trova ai piedi del Palatino, tra due antiche strade romane che hanno determinato la direzione dell’assetto principale dell’edificio (foto 5 e 6).

Nonostante l’esterno barocco e l’interno settecentesco, Santa Anastasia è una delle chiese titolari più antiche della Capitale.
Pur ignorando la data di fondazione, si teorizza un’origine lontana nel tempo in relazione alla zona in cui sorgeva. Un’area di estrema importanza civile e politica (sul Palatino veniva esercitato il potere amministrativo dai rappresentanti imperiali) e legata ad alcuni dei più importanti e antichi culti della Roma Pagana: il Velabro, valle attraversata dalla Cloaca Massima che divideva il Palatino dal Campidoglio. Qui vi era il Lupercale, la leggendaria grotta presso la quale le acque del Tevere avevano portato la cesta con i mitici gemelli Romolo e Remo.
Proprio per questo nella caverna si costruì un santuario dedicato a Fauno-Luperco, nel quale era conservato il simulacro di una lupa rappresentata nell’atto di allattare i gemelli.

foto 7

Le Feste in onore di Luperco (Lupercalia) nel Palatino, divennero col tempo cerimonie nazionali del Popolo Romano fino al V sec. Ma nel IV, forse proprio per scacciare il ricordo di questa festività così sentita, fu fondata presso l’antica caverna la Chiesa di S. Anastasia.
Per la nuova costruzione vennero utilizzati alcuni ambienti del primo piano di un’insula che aveva una serie di grandi botteghe al livello stradale, munite di soglia marmorea d’ingresso, di un retro-bottega e di un piccolo vano destinato a magazzino (foto 8/13).

Al primo piano dell’insula doveva esserci la sala destinata alla riunione per il culto (le costruzioni successive non ne hanno consentito la conservazione).

Il complesso archeologico visibile sotto la chiesa è costituito da strutture appartenenti a periodi diversi, che vanno dall’età repubblicana (foto 14) al V sec. d.C.: ambienti che si affacciano sulla via dei Cerchi e abitazioni sotto la navata destra della chiesa stessa e lungo le pendici del Palatino.

foto 14

E’ questo il settore più interessante di tutta l’area archeologica, costituito da una fronte di notevole effetto monumentale, formata da una serie di grandi tabernae attribuibili al I sec d.C., precedute da una fila di pilastri a blocchi di peperino, foderati con massicci pilastri in laterizio in una seconda fase costruttiva.
Ad ogni modo, le ricerche su S. Anastasia sotterranea, sono da ricollegare a tutta la serie di indagini archeologiche e di ricostruzione topografica della zona relativa al Lupercale.


Per saperne di più, Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore

Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.

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