Non di questo presente, di Giovanni Raboni

Non di questo presente

Non di questo presente ora bisogna
vivere – ma in esso sì: non c’è modo,
pare, d’averne un altro, non c’è chiodo
che scacci questo chiodo. Nè a chi sogna

va meglio, che le più volte si infogna
figurarlo, e fa più groppi al nodo
se cerca di disfarlo (sta nel todo
che si crede nel nada, sempre) o agogna,

ma con che lama? troncarlo. La mente
infortunata non ha altra fortuna,
dunque, che nel pensiero? Certo a niente

più la mia si consola che se in una
deposizione o un offertorio gente
dispersa solennemente s’aduna.

Giovanni Raboni

Giovanni Raboni, uno dei maggiori poeti e studiosi italiani, è nato a Milano nel 1932, dove ha vissuto sino alla sua scomparsa, avvenuta nel settembre 2004.
Ha tradotto poeti come Baudelaire e Apollinaire e ha composto scritti di critica letteraria. Dopo alcune plaquettes uscite all’inizio degli anni Sessanta, ha pubblicato nel 1966 una prima raccolta poetica, Le case della Vetra, a cui hanno fatto seguito molte altre. Poeta coltissimo, le sue liriche si caratterizzano per l’uso di un ampio spettro di registri linguistici, da quello più “parlato” e informale a quello “burocratico” dei politici o dei verbali giudiziari, in cui si inseriscono momenti di riflessione dal tono volutamente appiattito.

Fresia Erésia, eteronimo di una poeta la cui identità è sconosciuta. Vive in subaffitto nella di lei soffitta, si ciba di versi sciolti, di tramonti e nuvole di panna. Nasconde le briciole dei tetti sotto la tovaglia e i trucioli di limature di strofe sotto il tappeto. Compone e scompone, mescola le carte, si cimenta e sperimenta.

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