Embraco, scongiurato il licenziamento di quasi 500 lavoratori

LA SOLUZIONE DELLA CRISI PREVEDE LA RIASSUNZIONE DA PARTE DI DUE AZIENDE.

E’ arrivata qualche giorno fa, lo scorso martedì 15 maggio, la notizia tanto agognata da quasi 500 lavoratori del comparto industriale: scongiurata la crisi dell’Embraco, salvi tutti i dipendenti dello stabilimento di Riva di Chieri, in provincia di Torino.

Venerdì mattina, 18 maggio, sarà il giorno in cui si metterà la parola “fine” ad un caso che per mesi ha fatto vivere ai lavoratori l’incubo di perdere il posto.

La crisi dell’azienda del Gruppo Whirpool era arrivata al tavolo del ministero dello Sviluppo economico a gennaio e aveva provocato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per gli addetti dello stabilimento torinese.

Ci sono voluti ben cinque mesi di trattative per uscire dallo stallo e trovare una soluzione che, ad oggi, prevede il salvataggio dei posti di lavoro con l’intervento di due aziende che si occuperanno della reindustrializzazione del sito di Riva di Chieri. È questo il quadro emerso del tavolo al Mise tra sindacati, rappresentanti della Regione Piemonte, Embraco e delle due aziende interessate.

La svolta industriale prevede la messa in atto di un piano di reindustrializzazione attraverso l’intervento di due aziende: la Ventures Production, joint venture israelo-cinese, che conta di investire 20 milioni per avviare la produzione di sistemi di depurazione per l’acqua e di robot per la pulizia a secco di pannelli fotovoltaici, e la Astelav di Vinovo che si occupa di rigenerazione degli elettrodomestici. Nel primo caso, il Gruppo internazionale ha dichiarato la volontà di assumere già entro giugno 90 addetti per avviare il lavoro, mentre altri 372 entreranno entro il mese di giugno del 2020, con il prossimo biennio che sarà caratterizzato dall’utilizzo comunque di ammortizzatori sociali. La Astelav, società che si occupa di ricambi per elettrodomestici e che nel 2016 ha avviato il business della rigenerazione, occuperà invece una trentina di persone in relazione ad un ampliamento della propria attività e poi, nell’arco di un anno, aprirà ad altre dieci assunzioni.

Il ministro uscente dello Sviluppo economico Calenda, nel ribadire che “non sono stati usati soldi pubblici”, sottolinea che sarà usata “la dote che Whirpool-Embraco ha messo a disposizione per i lavoratorie che quest’ultimi avranno gli stessi diritti e le stesse retribuzioni antecedenti la crisi dell’azienda”. Le parti, rileva ancora il ministro, “si vedranno venerdì all’Unione industriale di Torino per definire il dettaglio del passaggio”. Si tratta, spiega ancora Calenda “di un’operazione buona, andata a buon fine. Certamente bisognerà stare attenti e vedere che le cose funzioneranno nel modo descritto”.

“Rimane attivo il fondo anti-delocalizzazione nel caso in cui ci dovessero essere dei problemi che speriamo non succedono. In caso di problemi potrà aprire il paracadute ma mi pare che tutto stia andando nella direzione giusta” chiude Calenda.

Soddisfazione anche da parte dei sindacati. “I progetti presentati dalla joint venture israelo-cinese e dall’Astelav sembrano interessanti”, hanno commentato per la Fiom Lino La Mendola e Ugo Bolognesi aggiungendo “verificheremo in futuro se sono così innovativi come sembrano, se manterranno l’occupazione e se a quel punto se potranno essere un esempio di reindustrializzazione nel nostro paese, ossia come si reagisce a processi di globalizzazione e delocalizzazione creando nuovi posti di lavoro. Questo era l’obbiettivo che fin dall’inizio ci siamo dati insieme ai lavoratori. Monitoreremo giorno per giorno la realizzazione dei piani industriali e relativi investimenti per come oggi ci sono stati presentati”. 

 


 

 

 

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