
A RISCHIO 500 POSTI DI LAVORO
Ennesima crisi nel comparto lavorativo, a farne le spese i dipendenti della FedEx, colosso americano di trasporti e spedizioni.
Un gigante con i piedi d’argilla si direbbe: la multinazionale infatti appena due anni fa, il 25 maggio 2016, aveva annunciato ufficialmente l’acquisizione di un’altra società leader dei trasporti su strada, la Tnt. La fusione pareva aver prospettive lavorative solide.
Ora invece appena 24 mesi dopo, la musica è decisamente cambiata.
Il piano industriale, presentato dall’azienda ai sindacati, non ammette trattative: prevede la chiusura di 24 filiali operative su 34, il licenziamento di 361 lavoratori e il trasferimento di altri 115 dipendenti delle attività commerciali, tutte donne, nelle sedi di Milano e di Roma.
Fedex giustifica l’operazione con la possibilità di «competere – è quanto si legge nel documento d’azienda con cui si ufficializza il licenziamento collettivo – in modo più efficace ed efficiente, per soddisfare meglio le esigenze dei clienti nazionali e internazionali».
E aggiunge:
«Solo il perseguimento di importanti economie di scala può garantire un simile obiettivo»
Tradotto: niente doppioni o lavoratori in più del dovuto.
Insomma l’attività di trasporto viene sostanzialmente esternalizzata a Tnt. Ne consegue la «definitiva chiusura delle stazioni di Fedex e l’esubero di tutta la manodopera che coincide con tutti i lavoratori delle 24 unità.
Immediata la risposta dei sindacati Filt Cgil di Torino che hanno proclamato uno sciopero nazionale lo scorso 17 maggio quando a Torino si è tenuto un corteo con presidi davanti ai cancelli della filiale di Settimo Torinese dalle 8 e davanti alla Prefettura.
Altre due giornate di protesta sono state indette per il 31 maggio e il primo giugno.
I lavoratori, sul piede di guerra, in questi giorni si stanno muovendo su vari fronti: domenica 13 maggio sono andati a Roma, all’Angelus da Papa Francesco ricevendone solidarietà piena.
Fanno quadrato attorno ai dipendenti i vertici della Filt Cgil di Torino.
«Fedex – spiega Teresa Bovino, responsabile della segretaria generale – dopo due anni di studio del processo di integrazione, ha deciso di partire dai licenziamenti nonostante abbia chiuso il secondo trimestre del 2017 con ricavi per 16,31 miliardi di dollari». Anche per Marco Bizzarri, sempre della Filt Cgil, «è basilare precisare che parliamo di una realtà in salute e non di una azienda in sofferenza. Ma le politiche adottate purtroppo sono un licenziamento collettivo piombato all’improvviso e che richiede l’attenzione di tutti. Quando le aziende sane compiono scelte simili il segnale è allarmante per tutto quello che ne consegue. Auspichiamo nell’intervento delle istituzioni perché si possa trovare una soluzione».
Anche la regione Piemonte è al fianco dei lavoratori della Fedex: proprio oggi, venerdì 25 maggio, si aprirà formalmente il tavolo di trattative convocato a Roma dal ministero dello Sviluppo Economico per affrontare la crisi occupazionale.
Una delle prime sfide del nuovo Esecutivo nazionale sarà quella di portare a casa un buon risultato su uno dei tanti fronti caldi sul piano lavorativo.
Vedremo come intenderà muoversi per scongiurare i quasi 500 tra licenziamenti e trasferimenti del gruppo Fedex-Tnt.