Robert Burns, cuore di Scozia

                                                      

My love is like a red, red rose

0, my luve is like a red, red rose,                                        
That’s newly sprung in June.
0, my love is like a melodie,
That’s sweetly play’d in tune.
As fair thou art, my bonnie lass,
So deep in luve am I,
And I will luve thee still, my dear,
Till a’ the seas gang dry.
Till a’ the seas gang dry, my dear,
And the rocks melt wi’ the sun!
And I will luve thee still, my dear,
While the sands of life shall run.
And fare the weel, my only luve!
And fare the well awhile!
And I will come again, my love.
Tho it were ten thousand mile!

Il mio amore è come una rosa rossa rossa,
ch’è da poco sbocciata in giugno:
il mio amore è come una melodia
che è dolcemente e armoniosamente suonata.
Sì bella tu sei, mia leggiadra fanciulla,
che pazzamente innamorato io sono;
e sempre io t’amerò, mia cara,
finché non s’asciugheran tutti i mari;
finché non s’asciugheranno tutti i mari, mia cara,
e non si fonderanno le rocce al sole:
sempre io t’amerò, mia cara,
finché scorrerà la sabbia della vita.
Addio, mio unico amore!
Addio per un poco!
Io ritornerò, mio amore,
anche se a dieci mila miglia. 

My love is like a red, red rose interpretata da Andy M. Stewart

Ogni anno, il 25 gennaio, tutti gli scozzesi, in patria o nel mondo, riuniti in famiglie, società letterarie o in svariatissime associazioni, celebrano con una cena solenne il giorno in onore della loro identità, giorno dell’orgoglio e delle tradizioni nazionali.
In quella data accade insomma ciò che per gli irlandesi capita il 17 marzo, quando puntualmente festeggiano un santo, il loro santo, Saint Patrick.
La differenza è che ad essere testimone dell’unità e dell’orgoglio identitario scozzese non è stato chiamato un santo, ma un poeta.
Il 25 gennaio del 1759, infatti, nacque ad Alloway il massimo poeta scozzese, Robert Burns.
La Burns Supper, la cena che ne festeggia la nascita, si celebra seguendo un cerimoniale prestabilito, introdotto da frasi tratte dalla “Selkirk Grace”, il Ringraziamento di Selkirk, che recitano così:

Some hae meat and canna eat.
And some wad eat that want it:
But we hae meat and we can ea
Sae let the Lord be thankit.

«Alcuni hanno la carne ma non possono mangiare,
Altri la vogliono e non la possono mangiare:
Ma noi abbiamo la carne e possiamo mangiare,
E sia quindi ringraziato il Signore.»

Le pietanze servite sono quelle tipiche della tradizione: minestra di porro, rape o legumi e il celebre “haggis”, lo stomaco di pecora riempito da interiora, e servito con patate e rape.
L’haggis è al centro di una particolare cerimonia, ed è portato solennemente in tavola dalla Pussy Nancy, un ragazzo di bella presenza in kilt, accompagnato da un suonatore di cornamusa.
Uno dei cerimonieri recita poi un discorso in onore dell’haggis, tagliandolo subito dopo con un coltello rituale.

Puddings e altri dolci, di cui alcuni inzuppati nel caffè o nel whisky, coronano la cena, dopo la quale alcuni tra i convitati recitano l’Immortal Memory, discorso dedicato all’opera immortale di Burns, seguito da poesie e canzoni tratte dal repertorio del poeta, declamate soprattutto dalle signore.
La canzone di commiato Auld Lang Syne, scritta da Burns e da noi conosciuta col titolo di “Walzer delle candele”, cantata da tutti in coro, mette fine alla serata.

Ma chi era Robert Burns, l’uomo al quale gli scozzesi di tutto il mondo tributano questi onori solenni e che ha visto intitolato al suo nome perfino un cratere sulla superficie del pianeta Mercurio? Scopriamolo.

La casa natale di Burns ad Alloway

Come si è già ricordato, primo di ben sette figli, Robert Burns nacque nello Ayshire, ad Alloway in Scozia, il 25 gennaio del 1759.
Sebbene la sua fosse una famiglia di contadini, suo padre volle procurargli un insegnante che lo avviasse agli studi.
Fece presto rapidi progressi, in un primo momento più come lettore che come scrittore, ma, al di la delle sue inclinazioni culturali, a quindici anni di età la sua condizione di primogenito faceva di lui il principale lavoratore della fattoria.
Di spirito mordace, prese abitudini sregolate che mal si conciliavano con la vita contadina e per un certo periodo si fece la fama di rissoso, incappando in molte liti.
Fu contadino per ruolo obbligato dunque, ma con una peculiare spinta allo scrivere, attività che divenne uno sfogo alla durezza del suo lavoro, una via di scampo che gli divenne indispensabile.   
Risale a quel periodo la composizione della sua prima poesia, “My Handsome Nell”, che seppure fosse un parto adolescenziale, mostrava già una delle qualità che divennero caratteristiche della sua produzione matura: il senso ritmico.

Il manoscritto della prima poesia scritta da Burns

Alla morte del padre, Robert non si mostrò soverchiamente interessato al suo lavoro di contadino, preferendo lasciare a suo fratello Gilbert la conduzione della fattoria per dedicarsi alla poesia.
Uno scandalo legato alla nascita di un figlio illegittimo, avuto con la donna che sarebbe in seguito divenuta sua moglie, Jean Armour, lo persuase tuttavia a fuggire nelle Indie Occidentali.
Burns a quel punto ebbe un colpo di fortuna: sfuggì al suo incombente destino di emigrante in America, così consueto per tanti scozzesi, grazie al successo riportato dalla pubblicazione, avvenuta nel 1786, della sua prima raccolta di poesie, “Poems – Chiefly in the Scottish Dialect, edito da Kilmarnock.
Erano versi su temi amorosi e satirici che divennero subito popolari e che concentrarono su di lui l’attenzione di facoltosi nobili della sua regione, il favore dei quali gli permise di rimanere in Scozia.

La prima edizione dei “Poems”

Qualche anno prima, nel 1781, a ventidue anni, Burns aveva aderito alla Massoneria, affiliato dopo qualche anno alla loggia Canongate Kilwinning di Edimburgo, la più antica loggia massonica in attività del mondo.
Il suo nome cominciava ad essere conosciuto e la sua fama crebbe velocemente, anche in seguito all’attenzione dedicatagli dal quotidiano Edimburgh Magazine che dopo la pubblicazione del suo primo libro gli dedicò un articolo.

Ormai era divenuto importante per lui misurarsi con una realtà meno provinciale, così nel 1787 Robert, dovendo preparare una nuova edizione dei Poems, visitò per la prima volta Edimburgo.
L’ambiente letterario della capitale gli si spalancò e Burns entrò così in contatto con gli ambienti letterari della città.
Conobbe Henry Mackenzie, che per lui coniò una definizione rimasta celebre: “un contadino istruito dal cielo”, e incontrò anche l’allora giovanissimo Walter Scott che prese subito a stimarlo.
Il matrimonio con Jean aumentò le necessità economiche che rimasero quasi immutate visto che la fama ottenuta con le sue prime poesie non poteva garantirgli entrate sufficienti.
Fu costretto quindi a trovarsi un impiego, e ciò che riuscì a trovare fu un mestiere ben lontano dalle pulsioni liriche: fece il gabelliere, ovvero l’esattore delle tasse.

Jean e Robert

Non si peritò di nascondere i suoi sentimenti favorevoli alla Rivoluzione Francese, incurante dei malumori che questa sua posizione politica finiva per procurare.
Parallelamente al suo lavoro, proseguì comunque un’intensa attività compositiva, continuando a scrivere poesie e canzoni di ispirazione tradizionale.
Il suo fisico, ancor giovane, era stato però minato dal lavoro dei campi, al quale era stato così precocemente costretto, così Burns contrasse una malattia cardiaca i cui effetti andarono aggravandosi rapidamente.
I suoi ultimi anni videro la composizione di alcune delle sue opere più conosciute e amate, come “My love is like a red, red rose”, i cui versi abbiamo riportato in testa a questo articolo, ed il poema leggendario fantastico “Tam O’Shanter”.
Morì a soli trentasette anni: il giorno prima suo moglie aveva dato alla luce Maxwell, il loro ultimo figlio.

La sua popolarità era già tale, in quel 1796, che al suo funerale parteciparono oltre diecimila persone, ma era ben lontana dall’essere così vasta come divenne dopo la sua scomparsa.

Lasciò circa seicento composizioni, tra poesie, poemetti e canzoni tradizionali, opere che incontrarono sempre più il favore dei suoi connazionali che di Burns fecero il Bardo scozzese per eccellenza, simbolo identitario di una nazione occupata.
Con più di duecento canzoni contribuì all’aggiornamento dello Scots musical museum di James Johnson, e della Select collection of original scottish airs di G. Thomson, rifiutando ogni compenso nonostante i persistenti problemi finanziari.
Poesia, musica, donne e politica: le passioni dell’uomo si riversarono nella sua opera, ricca, come si è visto, e variegata, e naturalmente, scenario poetico per eccellenza nei suoi versi fu la sua Scozia coi suoi panorami intensi e vertiginosi, veri paesaggi dell’anima.

Francobollo sovietico commemorativo di Burns
– 1956 –

Molto ebbe da dire anche sulle disuguaglianze sociali e le sue idee socialiste lo resero famoso anche nella Russia zarista, nella quale venne definitopoeta del popolo” e tanto più fu considerato il “poeta perfettonella successiva epoca sovietica.

Il partito comunista favorì la diffusione delle sue poesie cosicché ancora oggi Burns conserva una buona popolarità nell’Europa dell’est.
Le sue opere ebbero tuttavia una grandissima diffusione anche negli Stati Uniti.
La sua vena poetica fresca, appassionata ma mai indebolita dal sentimentalismo, ed il suo forte senso ritmico hanno influenzato nel tempo poeti come Hugh Mac Diarmid, Ralph Waldo Emerson, William Butler Yeats ed il recente premio Nobel Seamus Heaney.

Veduta attuale di Alloway

Auld Lang Syne (testo originale)

Should auld acquaintance be forgot,
And never brought to mind?
Should auld acquaintance be forgot,
And auld lang syne?

(Chorus)

For auld lang syne, my dear,
For auld lang syne,
We’ll tak a cup of kindness yet,
For auld lang syne!

And surely ye’ll be your pint-stowp
And surely I’ll be mine,
And we’ll tak a cup o kindness yet,
For auld lang syne!

We twa hae run about the braes
And pou’d the gowans fine,
But we’ve wander’d monie a weary fit,
Sin auld lang syne.

We twa hae paidl’d in the burn
Frae morning sun till dine,
But seas between us braid hae roar’d
Sin auld lang syne.

And there’s a hand my trusty fiere,
And gie’s a hand o thine,
And we’ll tak a right guid-willie waught,
For auld lang syne 

I giorni trascorsi (traduzione)

Credi davvero che i vecchi amici si debbano dimenticare
e mai ricordare?
Credi davvero che i vecchi amici e i giorni trascorsi insieme
si debbano dimenticare?

(Ritornello)

Perche’ i giorni sono ormai trascorsi, mio caro,
Perche’ i giorni sono ormai trascorsi
Faremo un brindisi per ricordare con affetto
i giorni ormai trascorsi

Tu puoi pagare il tuo boccale di birra
e io paghero’ il mio
Faremo un brindisi per ricordare con affetto
i giorni ormai trascorsi

Noi due abbiamo scorrazzato per le colline
e strappato margherite selvatiche
ma ora siamo lontani l’uno dall’altro
Perche’ i giorni sono ormai trascorsi

Noi due abbiamo navigato nel fiume
Da mattina a sera
Ma ora vasti oceani si frappongono tra noi
Perche’ i giorni sono ormai trascorsi

Per cio’ prendi la mia mano, amico mio fidato
E dammi la tua
Faremo un brindisi pieno d’affetto insieme
In ricordo di quei giorni trascorsi 

Piermario De Dominicis, appassionato lettore, scoprendosi masochista in tenera età, fece di conseguenza la scelta di praticare uno sport che in Italia è considerato estremo, (altro che Messner!): fare il libraio.
Per oltre trent’anni, lasciato in pace, per compassione, perfino dalle forze dell’ordine, ha spacciato libri apertamente, senza timore di un arresto che pareva sempre imminente.
Ha contemporaneamente coltivato la comune passione per lo scrivere, da noi praticatissima e, curiosamente, mai associata a quella del leggere.
Collezionista incallito di passioni, si è dato a coltivare attivamente anche quella per la musica.
Membro fondatore dei Folkroad, dal 1990, con questa band porta avanti, ovunque si possa, il mestiere di chitarrista e cantante, nel corso di una lunga storia che ha riservato anche inaspettate soddisfazioni, come quella di collaborare con Martin Scorsese.
Sempre più avulso dalla realtà contemporanea, ha poi fondato, con altri sognatori incalliti, la rivista culturale Latina Città Aperta, convinto, con E.A. Poe che:
“Chi sogna di giorno vede cose che non vede chi sogna di notte”.

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