Federico II, lo stupor mundi

e della Germania, re della Sicilia, re di Gerusalemme, imperatore del Sacro Romano Impero: di titoli Federico II ne aveva tanti ma ebbe altrettanti e potenti nemici, primi fra tutti i papi che lo scomunicarono ben tre volte.
Era di origini tedesche ma visse sempre in Italia e sotto il suo regno la Sicilia divenne uno dei paesi più acculturati e sviluppati dell’Europa. 

Federico Ruggero Costantino nacque a Jesi il 26 dicembre 1194, da Enrico VI e Costanza d’Altavilla e apparteneva alla nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen. Fu l’ultimo sovrano svevo a regnare in Sicilia.

Il matrimonio fra Enrico VI e Costanza d’Altavilla

Discendeva inoltre per parte di madre dai normanni di Altavilla, conquistatori e fondatori del Regno di Sicilia.

Federico nacque mentre l’imperatrice era in viaggio: stava raggiungendo a Palermo il marito che era stato incoronato Re appena il giorno prima, giorno di Natal.
Data l’età avanzata della donna, 40 anni, vi era un certo scetticismo circa la sua gravidanza e fu allestito quindi un baldacchino al centro della piazza di Jesi, perché l’imperatrice partorisse al cospetto delle donne della cittadina, al fine di fugare ogni dubbio sulla nascita dell’erede al trono.

La nascita di Federico II dal codice Chigi (Biblioteca Vaticana)

Il 28 settembre 1197 Enrico morì e Costanza affidò il figlio a Pietro da Celano, conte della Marsica affinché gli facesse da tutore. Costanza morì circa un anno dopo, quando Federico aveva quattro anni, dopo averlo posto sotto la tutela del nuovo papa, Innocenzo III, e dopo aver costituito a favore del pontefice un appannaggio di 30.000 talenti d’oro perché provvedesse all’educazione di Federico. 

Papa Innocenzo III

Fu Gualtiero di Palearia che in quegli anni risiedeva a Palermo, il vero tutore di Federico. Il giovane sovrano risiedeva a Palazzo dei Normanni oppure nel Castello di Maredolce, ma la reggenza e la tutela del piccolo Re furono all’origine dello scatenarsi di conflitti intestini alla corte.

Guglielmo Francesco, Gentile di Manoppello e un imam musulmano furono i precettori di Federico sino al 1201, ed è assai probabile dunque che il giovane re abbia ricevuto nel palazzo dei suoi avi un’istruzione adatta al suo rango. 

Nell’agosto del 1209, su consiglio del pontefice, sposò la venticinquenne Costanza d’Aragona: Lei era già vedova e Federico non aveva ancora compiuto quindici anni.
Nel 1210 compiendo il sedicesimo anno di età divenne maggiorenne. Si concluse così il periodo di reggenza e il giovane Re potè così uscire dalla tutela papale, assumendo pienamente il potere:
Il Regno di Sicilia era ormai nelle sue mani.

Nel 1212 giunse a Roma e la domenica di Pasqua di quell’anno prestò giuramento vassallatico al papa. In questa occasione, Federico rassicurò  il pontefice sulla sua intenzione di non unire il regno del sud Italia al resto dell’Impero, cosa da sempre temuta dal potere pontificio.
Durante quel soggiorno nell’Urbe il giovane re conobbe l’arcivescovo Berardo di Castagna, destinato a divenire uno dei suoi più fidati consiglieri, rimandogli vicino fino alla morte e non abbandonandolo nemmeno durante i periodi delle sue scomuniche.

Dopo vari lotte con altri pretendenti, Federico riuscì a prevalere e, finalmente, il 9 dicembre 1212  venne incoronato Imperatore dal vescovo Sigfrido III di Eppstein nel Duomo di Magonza, anche se  la sua effettiva sovranità doveva ancora essere sancita. 

Nel luglio del 1213 Federico promise di mantenere la separazione fra Impero e Regno di Sicilia, come pattuito a Roma, rinunciando ai diritti germanici in Italia, e si impegnò inoltre a intraprendere presto una crociata in Terrasanta.

Onorio III

Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III nel 1216, Federico fu incalzato ben presto dal nuovo pontefice a mantenere la promessa di indire la crociata.
Federico tergiversò a lungo e Onorio III ritenne allora che l’unico modo per impegnare Federico fosse quello di nominarlo imperatore, cosicché il 22 novembre 1220, a San Pietro a Roma lo svevo fu incoronato Imperatore dal papa

Il neoimperatore continuò a deludere le pressanti richieste del papa di intraprendere la crociata e solo per calmare le acque Federico nel luglio del 1225 stipulò col papa un trattato con il quale si impegnava a organizzare la crociata entro l’estate del 1227, pena la scomunica.

Il 9 settembre 1227, pressato dal successore di Onorio, papa Gregorio IX, Federico tentò di onorare la promessa fatta al predecessore partendo per la sesta crociata dal porto di Brindisi, ma una pestilenza falcidiò i crociati e li costrinse a rientrare a Otranto. Lui stesso si ammalò, ma Gregorio IX interpretò questo comportamento come un pretesto e, conformemente al trattato del 1225, lo scomunicò il 29 dello stesso mese.
A nulla valse una lettera di giustificazioni inviata al papa da Federico. 

Quindi, seppur scomunicato, partì da Brindisi il 28 giugno 1228 per la sesta crociata. Federico ottenne un successo di un certo rilievo senza combattere una sola battaglia: grazie a un accordo diplomatico con il sultano al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino, Gerusalemme venne ceduta ai cristiani, anche ridotta senza mura e indifendibile. L’area della moschea di Omar, che era un luogo santo musulmano, rimase fuori da questo accordo.

Federico II riceve gli ambasciatori del Sultano al-Malik al-Kamil. Dipinto di Arthur Georg von Ramberg – 1865 –

Il 18 marzo 1229, nella basilica del Santo Sepolcro, Federico si incoronò re di Gerusalemme.

Quando Federico ritornò in Italia dopo la crociata, trovò molte città che gli erano divenute ostili perchè sobillate dal Papa. Nonostante ciò riuscì ad avere ragione di loro, ritenendo tuttavia opportuno riconciliarsi col pontefice. Con la Pace di San Germano del 23 luglio 1230 l’Imperatore promise di rinunciare alle violazioni che avevano determinato la sua scomunica, di restituire i beni sottratti al clero e di riconoscere il vassallaggio della Sicilia al papa.
D’altro canto il papa non poteva non tener conto dell’obiettivo ottenuto da Federico in Terra santa e il 28 agosto successivo ritirò la scomunica.
Il primo giorno di settembre, Papa e Imperatore si incontrarono ad Anagni arrivando ad un accordo che naturalmente durò poco.

Per tutta la vita, del resto, Federico si scontrò col potere papale che non perse mai occasione per osteggiare lui, i suoi eredi ma anche altri pretendenti alla corona, soprattutto in Germania, aizzandogli contro  in Italia anche la Lega Lombarda.

Federico II fu notoriamente un uomo di elevata cultura: parlava molte lingue (latino, siciliano, tedesco, francese, ebraico, greco e arabo) e giocò un ruolo importante nel promuovere le lettere, favorendo quel movimento poetico che venne chiamato Scuola siciliana.
La sua corte reale a Palermo, dal 1220 circa sino alla sua morte, fu promotrice di uno dei primi utilizzi letterari di una lingua romanza, cioè il siciliano. La poesia che veniva prodotta dalla Scuola siciliana ebbe un’ influenza decisiva sulla nascita della letteratura in volgare, premessa di ciò che sarebbe diventata la moderna lingua italiana. 

Federico II, Re di Sicilia, a palazzo della Favara con letterati, artisti e studiosi siciliani.

Quella scuola e la sua produzione poetica furono salutate con entusiasmo da Dante e dai suoi contemporanei e anticiparono di un secolo l’uso del toscano come lingua letteraria d’Italia.

Sotto il  regno di Federico, la Sicilia ebbe dunque una fioritura culturale mai vista prima: anche l’amministrazione venne rimodernata, vennero favoriti il commercio e le attività manifatturiere.  Prova visibile della fioritura economica del suo regno in Sicilia fu la coniazione della prima moneta d’oro dell’Occidente dai tempi dei carolingi.

Moneta d’oro di Federico II, 1231 circa. Museo di Foggia

Sempre al suo impulso si dovette la fondazione dell’università di Napoli e sua costante cura fu stimolare arte e letteratura.
Lui stesso, come si è già ricordato, aveva vasti interessi intellettuali: coltivò studi di filosofia, astrologia, geografia e delle scienze e di suo pugno scrisse un completo manuale di caccia col falcone: “De Arte Venandi cum Avibus”. 
Fu un buon poeta e questa sua particolare sensibilità lo guidò nel fare della sua corte di Palermo un centro letterario di livello europeo, un punto di incontro della cultura araba, bizantina, ebraica e latina.
Tollerante e rispettoso nei confronti dell’Islam riunì alla sua corte i saggi provenienti da tutte le parti del mediterraneo.

Una raffigurazione di Federico II a caccia con il falcone

Alla luce di questa mole impressionante di doti  non appare certo esagerato il sopranome di “Stupor mundi”, meraviglia del mondo, che per lui fu coniato nel medioevo.

 Non stupisce nemmeno che una figura così ingombrante abbia suscitato anche forti ostilità, soprattutto da parte dei papi temevano il crescente potere di un imperatore tanto indipendente da non voler mai sottomettersi ai loro desiderata . 

Come accennato infatti, già nel 1224 il papa Gregorio IX lo scomunicò, col pretesto della mancata indizione della crociata che Federico aveva promesso. Perfino quando Federico poi partì per la Terrasanta, concludendo positivamente la crociata con i trattati stipulati col sultano d’Egitto, riprendendo senza spargimenti di sangue Gerusalemme, Betlemme e Nazareth venne nuovamente osteggiato dal Papa.

Con i sultani, con degli infedeli, non si potevano fare dei trattati!

Statua di Federico II
– Napoli, Palazzo Reale –

Nuovamente scomunicato dal Papa nel 1239 e nel 1245 perfino deposto dal concilio di Lione, Federico II, tra vittorie, tregue e sconfitte riuscì comunque a uscirne sempre fuori a testa alta, dimostrandosi fino alla sua morte, avvenuta per una improvvisa malattia nel 1250, uno dei più grandi sovrani. Non molti suoi pari avevano posseduto infatti la sua vivacità intellettuale, la sua larghezza di orizzonti mentali e culturali e la sua indiscussa capacità di governo. 

Il carisma di Federico II è stato tale che all’indomani della sua morte, il figlio Manfredi, futuro re di Sicilia, in una lettera indirizzata al fratello Corrado scriveva:

“Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l’asilo della pace”.

Era stato indubbiamente un imperatore insolito per il suo tempo, e qualcuno, addirittura, alla luce di caratteristiche che sembravano precorrere i tempi, lo ha considerato il primo imperatore “rinascimentale”.
Pur essendo di origini tedesche e possedendo anche la corona di Germania, non si curò molto delle sue radici e gli apparvero molto più stimolanti ed avanzati culturalmente la Sicilia e i paesi del Mediterraneo, ponendosi lui come diretto contatto tra Europa e mondo arabo.

Estensione dell’impero di Federico II di Svevia

Data la situazione del suo tempo Federico II ebbe alcune intuizioni che lo resero un gigante politico della sua epoca e sue furono delle iniziative decisamente anticipatrici dei tempi a venire: lottò, ad esempio, per ricondurre il Papato alle sole competenze morali.
Era quella un’azione che poteva essere la premessa per concepire uno Stato di diritto, oltre che per sconfiggere ogni forma di integralismo. Fu un combattente tremendo nelle battaglie e feroce nel reprimere gli attentati alla propria persona, ma più di ogni altro monarca suo contemporaneo, tentò di risolvere molte controversie con la diplomazia, senza far scorrere il sangue.
Punì le intolleranze dei Saraceni in Sicilia ma fu capace di ospitarli a Lucera, integrandoli nel proprio esercito e nell’amministrazione dell’Impero. 
Con le Costituzioni di Melfi dettò pagine importanti ed innovative per reprimere la violenza contro le donne e difenderle dalle accuse e con lo stesso documento  dispose che ogni suo suddito, quindi non solo i cristiani, potesse agire per avere giustizia. 

Presso la sua Corte ospitò dotti di tutte le terre, senza distinzione di razza e di religione, a cui pose quesiti che saranno alla base delle prime ricerche degne di essere definite scientifiche. Si professò cattolico ma seppe concepire l’universalità dalla cultura, ponendola all’esclusivo servizio dell’uomo, superando così le barriere che nascevano dal distinguere le culture in cristiana, ebrea, bizantina o musulmana.

Federico II non fu certo il pensatore medievale più illuminato ed innovativo, ma il suo valore consistette nell’essere stato in grado di spaziare in moltissimi campi della conoscenza, oltre al grande merito di aver protetto sempre gli studiosi.

In Italia, sotto la sottile influenza papale, la figura dell’Imperatore svevo fino al secolo scorso ha sofferto le conseguenze delle posizioni di una storiografia di parte che lo voleva ateo, nemico della Chiesa e carico dei peggiori vizi che possono ledere l’onorabilità di un Principe. 

La sua importanza e la sua grandezza ancora oggi smentiscono i detrattori perché questo imperatore fu il primo monarca che con una mentalità aperta e tollerante verso chi gli fosse diverso nella fede e con la riconquista di Gerusalemme, trasformò la lotta di religione in un confronto alla pari tra diverse culture, rendendo possibile un accordo purtroppo da allora mai ripetuto.

Lino Predel non è un latinense, è piuttosto un prodotto di importazione essendo nato ad Arcetri in Toscana il 30 febbraio 1960 da genitori parte toscani e parte nopei.
Fin da giovane ha dimostrato un estremo interesse per la storia, spinto al punto di laurearsi in scienze matematiche.
E’ felicemente sposato anche se la di lui consorte non è a conoscenza del fatto e rimane ferma nella sua convinzione che lui sia l’addetto alle riparazioni condominiali.
Fisicamente è il tipico italiano: basso e tarchiatello, ma biondo di capelli con occhi cerulei, ereditati da suo nonno che lavorava alla Cirio come schiaffeggiatore di pomodori ancora verdi.
Ama gli sport che necessitano di una forte tempra atletica come il rugby, l’hockey, il biliardo a 3 palle e gli scacchi.
Odia collezionare qualsiasi cosa, anche se da piccolo in verità accumulava mollette da stenditura. Quella collezione, però, si arenò per via delle rimostranze materne.
Ha avuto in cura vari psicologi che per anni hanno tentato inutilmente di raccapezzarsi su di lui.
Ama i ciccioli, il salame felino e l’orata solo se è certo che sia figlia unica.
Lo scrittore preferito è Sveva Modignani e il regista/attore di cui non perderebbe mai un film è Vincenzo Salemme.
Forsennato bevitore di caffè e fumatore pentito, ha pochissimi amici cui concede di sopportarlo. Conosce Lallo da un po’ di tempo al punto di ricordargli di portare con sé sempre le mentine…
Crede nella vita dopo la morte tranne che in certi stati dell’Asia, ama gli animali, generalmente ricambiato, ha giusto qualche problemino con i rinoceronti.

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