Nastri amari per Monsignor Missitalia

Rientrato nel suo bel appartamento, al terzo piano di un imponente palazzo appartenente alla Curia, uno stabile recentemente restaurato, per loro maggior gloria post mortem, a sanguinose spese dei contribuenti italiani, per qualche giorno Monsignor Angiolo Missitalia si portò stampato in faccia un vivace rossore, residuo bruciante dell’eccitazione per la catastrofica avventura da lui vissuta a Strappoli di Sotto.

Monsignor Angiolo Missitalia

I colleghi religiosi che lo incontravano nei vari uffici, da lui tenuti d’occhio in quanto snodi importanti della sua personale macchina di potere, non potevano fare a meno di accorgersi delle sue guanciotte arroventate, due pomelli che lo facevano sembrare il cugino prete di Heidi.
Alle loro esclamazioni stupite, lui disinvoltamente rispondeva di aver contratto una “erisipela”, una fastidiosissima infezione della cute, dovuta alle mascalzonate di antipaticissimi batteri piogeni.

Un batterio piogeno colto in un momento di buonumore

“Non smetterò di parlar male dei piogeni – diceva disinvolto agli altri monsignori- vi consiglio, anzi, di non familiarizzarci per nessuna ragione, credetemi: mai dar confidenza ai batteri piogeni!…”
Nel profondo, però, il ricordo dell’umiliazione subita gli friggeva in corpo, surriscaldandolo di rabbia, tanto che nei momenti in cui era solo, lui, che di solito aveva l’aplomb di un giocatore di scacchi surgelato, cedeva di zucca e prendeva furiosamente a calci “l’Ercolino sempre in piedi” che si portava appresso ovunque da quando, a sei anni di età, i suoi genitori lo avevano vinto coi punti di un formaggino.
Di tutta la numerosissima partita di quei giocattoli gommosi, messa fuori in quegli anni dalla casa produttrice, il suo esemplare di Ercolino sempre in piedi era l’unico al quale venissero i lividi per le botte che prendeva, e in quei giorni ne prendeva molte.

Non solo, infatti il monsignore lamentava di non aver potuto vivere una torrida notte di attorcigliamenti pitoneschi con Marilyn Monroe, ma questa debacle, così amara, era maturata in un quadro di cose tutte pessimissime da sopportarsi.
Queste, per l’esattezza:
A) Aveva beccato Marilyn a fornicare con un coso assurdo, un robo da fantascienza con corazza e minigonna, che pareva, o almeno, tutto sembrava confermarlo, che fosse evaso da un quadro;
B) L’attrice, discinta in modo tale da far decollare, dall’atmosfera terrestre fino all’iperuranio anche la libido di un masso di granito, dopo aver sulle prime flirtato un po’, solo per non essere pizzicata sul fatto, non aveva voluto aver nulla a che fare con lui, malgrado la sua pluridecennale devozione;
C) La splendente lo aveva anche schernito, umiliandolo, e arrivando perfino a spifferare in pubblico la sua adolescenziale defaillance con Rossella Fiatella, una tizia che all’epoca della sua adolescenza lo aveva respinto, anche se era scartata da tutti perché ad ogni soffio di respiro annientava una pianta.

Non era certo un bilancio di cui potersi vantare, così Monsignor Missitalia aveva giurato di non mettere più piede in quell’accidenti di paese e di riprendere la sua vita di tutti i giorni, come se quella brutta avventura non fosse mai avvenuta.
Tutto filò liscio fino al giorno in cui una suora astigmatica che stava completando il suo processo di invecchiamento seduta su uno sgabello a forma di botte, lo avvertì che era atteso nell’uffico del Cardinale Virgilio Sardanapalo.
Sbuffò di fastidio: Sardanapalo era noto nell’ambiente per due caratteristiche, entrambe nauseanti: la sua immensa pedanteria, innanzitutto, un’ossessione per la forma che lo portava ad impiegare ben tre segretari (“I Padri Virgolini”, li chiamavano, sghignazzando e dandosi di gomito, gli altri preti di quel piano) destinati solo al controllo della punteggiatura degli atti mandati e ricevuti, e, seconda sua brutta dotazione, il porporato soffriva di un’alitosi sterminaumani, un soffione d’inferno, zolfo e sterco, che quello della Fiatella era aria di rose al confronto.

I Padri “Virgolini” nell’ora di ricreazione

Missitalia rispose di malavoglia alla sua chiamata e senza troppa fretta raggiunse l’uffico di Sua Eccellenza Sardanapalo.
Entrando incrociò, in uscita rapida dalla stanza, un tale bassino e intabarrato in modo da rendersi irriconoscibile, ma non ci fece molto caso
Dieci minuti dopo, il suo rossore, a causa degli eventi vissuti in quel dannato ufficio, si era intensificato fino a fargli uscire lava dalle gote.

“……Sì, Ciccino caro, d’accordo su tua zia Romola, ma tu che ci fai qui?”
“P… p… per lei, s…sono qui per lei, signora… p… perché io. Insomma io… io…”
“Tu mi vuoi tesoro? E’ questo che vuoi dire?”…..


La voce, calda e roca, di Marilyn Monroe, mentre il cardinale lo guardava con disgusto, si era sprigionata altissima nell’ambiente, seguita dalla sua di quella notte tremenda, incerta e impappinante.
Orrore!! Vergogna! Rabbia!!
Qualcuno, era chiarissimo, lo aveva fregato. Tutto era perduto.

Sua Eccellenza, che aveva taciuto durante l’intera registrazione del penoso dialogo tra Missitalia e la diva, spense il registratore col dito adunco e inanellato, e parlò poi, utilizzando un sontuoso plurale maiestatis, ma spandendo miasmi come una conceria in piena attività:

“Non credevamo alle nostre orecchie, monsignore, anzi: sbalordivano, raccapricciati, i nostri padiglioni auricolari!
E non ci spieghiamo ancora come uno come lei, rispettato e apprezzato per le indubbie doti di conoscenza teologica, diplomazia e prudenza, possa essersi fatto prendere da pulsioni così basse ed incontrollabili da mettersi dentro una situazione tanto penosa..”.

Il Cardinale Virgilio Sardanapalo

Missitalia, investito dalla requisitoria, teneva gli occhi bassi, tentando di arginare la crescente e divampante eruzione delle gote, ma nel frattempo, colmo di rabbia, andava freneticamente chiedendosi: “Chi mi ha incastrato? Chi? Chi è quel bastardo?”.

“… Come lei può immaginare, Noi non possiamo esimerci dal consigliarle caldamente un periodo di riflessione, di lavoro e di esercizi spirituali che, in un senso o nell’altro, dissipino le brutte nubi che si sono insediate nel suo animo, riportandolo a quelle virtù cristiane e sacerdotali, che Noi, e non solo Noi, abbiamo finora apprezzato.
A questo proposito, una nostra piccola parrocchia della diocesi di Grodno, o Hrodna, se preferisce, in Bielorussia, è rimasta senza parroco perché Padre Anastasiy, a causa di una indigestione di draniki, è stato richiamato presso il Nostro Creatore, all’età di 104 anni.

Il compianto Padre Anastasiy

Siamo convinti che, una volta appresa la lingua, facile facile del resto, (giusto un po’ l’alfabeto, le declinazioni e tutto il resto, ma ce la farà), e, cercato un contatto umano con i residenti, (gente tra le più chiuse ed ostili che si conoscano al mondo, ma in fondo umanissimi), lei come nuovo parroco della cittadina, si farà considerare, rispettare e, perché no, magari anche voler bene.
Le sue attuali funzioni verranno affidate alle esperte mani di Monsignor Luis Verafé, appena tornato anche lui da un lungo e proficuo periodo di esercizi spirituali.
Ci auguriamo – concluse il Cardinal Sardanapalo esalando le ultime flatulenze orali – che lo stesso vantaggio possa ricavarne lei, monsignore carissimo. Nel frattempo custodiremo Noi i nastri che testimoniano della sua momentanea caduta: stia certo che staranno al sicuro”.

VERAFE’!!

Ecco chi è il serpente che mi ha fregato!!
Schifoso verme, deve aver provato la poltrona magica anche lui: se l’è goduta il maiale, zitto zitto e per chissà quanto tempo. Poi devono averlo pizzicato e spedito chissà dove..
Ora è assetato di sangue monsignoresco: vuole rivincita e posto e così mi ha incastrato, possa beccarsi un concerto sano dei Moleskin o come ca… accidenti si chiamano!!”.

Monsignor Verafé
Monsignor Luis Verafé

Appena uscito dall’uffico di Sua Eccellenza, Missitalia si trovò discretamente affiancato da due seminaristi, nerboruti al punto di far sembrar rachitico Schwarzenegger, Cico e Rico, che gli si misero alle costole per costringerlo ad affrettare i preparativi della partenza per Grodno…
Era ovvio che quel verme schifoso di Verafé, lo voleva al più presto partente, diretto verso un’altra vita.
Così, per una delazione, Monsignor Angiolo Missitalia si vide sottrarre alla sua invidiabile vita.
Dopo appena cinque minuti da questi eventi, nella redazione de “Il Fogliaccio Quotidiano” qualcuno suonò alla porta.
Andò ad aprire Taruffi, vestito da “barbudo” cubano, con un Larranaga in bocca, un sigaro che pareva un missile, e si trovò faccia a faccia con l’ex Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che nel frattempo si era stampato in faccia un sorrisino falso come gli articoli che pubblicava, una smorfietta che sapeva di odio e di rivalsa.

Ognissanti Frangiflutti

Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.

Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti

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