
Consuetudine
Tu che illudesti per un po’ la mia
aridità ed ai miei chiari occhi,
di pianto intorbidandoli,
lasciasti
vedere meno bene, e mi facesti
tutta la vita vivere nell’attimo,
adesso che ho imparato a amarti,
solo,
o Dolore tu anche passeggero,
irreparabilmente te ne vai.
E se mi fosse dato, non avrei
forse il coraggio di chiamarti
indietro.
Ma la mia vera vita con te viene
perché quando non soffro
neppur vivo.
Camillo Sbarbaro

Ha esordito con le poesie di Resine (1911), ma si affermò con Pianissimo (1914) che gli permisero la collaborazione alle riviste «La Voce», «Quartiere latino», «La riviera ligure». Seguirono le prose di Trucioli (1920) e Liquidazione (1928) caratterizzate dal frammentismo e da una ricerca espressiva tra lirica e narrativa tipici degli scrittori vociani. Nel dopoguerra ha pubblicato altri volumi di prose dai titoli volutamente riduttivi: Fuochi fatui (1956), Scampoli (1960), Gocce (1963), Contagocce (1965), Cartoline in franchigia (1966) che rievoca l’esperienza di guerra. Ha pubblicato anche le raccolte di poesie Rimanenze (1955), mentre Primizie (1958) risalgono per composizione a prima di “Pianissimo”. Tutte le poesie sono state raccolte in Poesie (1961). Ha anche tradotto dal greco (Euripide) e dal francese (Flaubert, Huysmans).
Fresia Erésia, eteronimo di una poeta la cui identità è sconosciuta. Vive in subaffitto nella di lei soffitta, si ciba di versi sciolti, di tramonti e nuvole di panna. Nasconde le briciole dei tetti sotto la tovaglia e i trucioli di limature di strofe sotto il tappeto. Compone e scompone, mescola le carte, si cimenta e sperimenta.