GUSVILLE: i Diavoli Neri di Borgo Sabotino | 3° puntata

“Non ci crederai ma l’arma del delitto è una Luger, una Luger P08. Non una Luger moderna, nuova, ma una Luger presumibilmente della 2° Guerra Mondiale, con proiettili della stessa epoca”.
Il cravattaro era stato colpito da tre colpi di cui uno aveva raggiunto il cuore. Morte istantanea.

Pistola Luger P08 parabellum in dotazione all’esercito tedesco
nella Seconda Guerra Mondiale

DDEKN + LUGER, non trovai nulla di interessante.
DDEKN + LUGER + GERMANIA, niente
DDEKN + LUGER + GERMANIA + II GUERRA MONDIALE, nemmeno
DDEKN + LUGER + GERMANIA + II GUERRA MONDIALE + BORGO SABOTINO…
La mia attenzione fu attirata da un sito che descriveva le azioni di un corpo speciale Americano e Canadese che nel corso della seconda guerra mondiale, durante lo sbarco di Anzio si attestò proprio a Borgo Sabotino.
Questo corpo speciale aveva la coreografica usanza di lasciare accanto ai corpi delle vittime, uccise nelle incursioni notturne, una carta, con il logo del corpo e le parole tedesche: Das Dicke Ende Kommt Noch.
DDEKN

Il foglietto che veniva lasciato accanto alla vittima con scritto Das Dicke Ende Kommt Noch! (il peggio deve ancora venire!)

Bingo!

Quello che venni a sapere quella notte mi riempì di rabbia.
Penso che la parola rabbia esprima bene quello che provai al temine delle mie ricerche.
Una rabbia legata alla mia ignoranza, al fatto di non conoscere la storia dei luoghi dove sei nato ed hai vissuto.
Rabbia per non avere idea di quello che era avvenuto solo pochi anni fa.
E’ come se tu fossi stato sempre all’oscuro di qualcosa, di un qualcosa che vieni poi a sapere occasionalmente da qualcuno che poi, maliziosamente, ti domanda: “Ma che non lo sapevi?”
Perchè sapere è importante: ti fa capire, ti fa comprendere, ti permette di giudicare.

Navigando di sito in sito, legai fatti, avvenimenti, persone, seguendo un percorso fatto di ricordi, memorie, orrori.
Tutta la storia iniziò nelle prime ore del mattino del 22 gennaio 1944, quando il VI Corpo di Armata, guidato dal generale Lucas, sbarcò sul litorale romano nei pressi di Anzio e Nettuno. L’operazione venne chiamata Shingle, che vuol dire ciottolo, ed aveva come obiettivo quello di aggirare le linee tedesche per raggiungere Roma, o quanto meno quello di distogliere una parte delle forze nemiche.

Lo sbarco di Anzio

Dovete sapere infatti che dopo l’iniziale rapidità con cui gli Alleati riuscirono a liberare il mezzogiorno, le forze Anglo-Americane furono costrette ad arrestarsi, bloccate per diversi mesi di fronte alla linea Gustav, la fortificazione militare che si estendeva tra la costa adriatica e quella tirrenica, all’altezza di Montecassino.

La linea Gustav rimase per molti mesi un ostacolo impenetrabile all’avanzata degli Alleati che arrivavano da sud, ed ecco quindi che nel tentativo di sbloccare lo stallo delle operazioni, il 22 gennaio del 1944 la 1° Divisione Britannica sbarcò alla “Peter Beach”,  il litorale a nord di Anzio, mentre la 3° Divisione Americana, con diverse compagnie di Rangers e paracadutisti, sbarcò lungo la “X Ray Beach”, il tratto di costa che dal porto di Anzio arriva fino alla foce del Canale Mussolini.

In poche ore, a consolidare la testa di ponte, sbarcarono circa 36.000 soldati ed oltre 3.000 automezzi. Gli Alleati nei primi giorni non incontrarono una grande resistenza, perché la difesa tedesca era affidata ai pochi soldati della 29° Divisione Panzergrenadier.

Ma la scelta di rafforzare la testa di ponte e di attendere l’arrivo di altri rinforzi anziché puntare direttamente verso l’entroterra, e la capacità tedesca di riorganizzare le proprie linee difensive, furono le cause di quella situazione di stallo.
Il generale Albert Kesserling, che era al comando delle forze tedesche in Italia, riuscì ad attivare un piano precedentemente predisposto, piano che prevedeva il dislocamento immediato di alcune divisioni per bloccare le vie di accesso alla capitale. In pochi giorni, rapidamente quindi, i Tedeschi riuscirono a spostare verso questa nuova linea del fronte parte della XIV Armata e di altre divisioni impegnate in Italia e in Europa.

Il generale tedesco Albert Kesserling a Cassino

A fine gennaio le forze che si contrapponevano quasi si equivalevano. Quelle naziste, riorganizzandosi, riuscirono a schierare circa 70.000 uomini, mentre il numero degli inglesi e degli americani impegnati nella zona era lievemente inferiore.

Mi tornò in mente quando da piccolo disponevo i soldatini della Atlantic, Tedeschi da una parte e Americani dall’altra, scolpiti nelle loro fisse e stoiche posizioni da battaglia, e mi ricordai di come li bombardavo con i sassi, fino a non farne rimanere nessuno in piedi.

Gli Alleati insomma, non riuscirono a superare il cordone nazista che circondava la testa di ponte e rimasero bloccati a pochi chilometri dalla costa. La strada per Roma era nuovamente interdetta.
Iniziò così la Battaglia di Anzio, combattuta per oltre quattro mesi dagli Alleati per raggiungere e liberare la Capitale.
Una battaglia che vide coinvolte decine di migliaia di soldati che si fronteggiarono in un’area di pochi chilometri con costi umani altissimi.

Gli Anglo-Americani tentarono delle incursioni verso Cisterna e Campoleone ma vennero fermati dalle forze nemiche. Nei primi giorni di febbraio, invece, furono i Tedeschi a tentare un’offensiva terrestre per respingere in mare gli Alleati. Riuscirono così a conquistare Aprilia ed attaccarono dal cielo il porto di Anzio.

I Tedeschi cominciarono a martellare le forze alleate con “l’Anzio Express”, un grande cannone montato su rotaie che dai Castelli Romani colpiva le posizioni alleate. Le forze Anglo-Americane riuscirono tuttavia a resistere ai bombardamenti ed alle incursioni dei nazisti per tutto il mese di febbraio.

L’Anzio Express, cannone tedesco calibro 280mm su rotaie,
costruito dalla Krupp. Gittata fino a 151 Km.

E fu proprio nei primi di giorni di quel mese che in questo scenario di guerra comparve la 1st Special Service Force. Questo corpo speciale, dopo la decimazione a Cisterna degli U.S. Rangers, venne chiamato per contenere le forze nemiche nella parte destra della testa di ponte, la zona cioè a sud di Anzio, che aveva come confine il Canale Mussolini e le Paludi Pontine.

Carta topografica del territorio

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