Un film da (ri)scoprire: La femme infidèle (1969) di Claude Chabrol

Charles ed Helénè (Michel Bouchet e Stéphane Audran) sono sposati da undici anni e vivono in campagna con il loro figlio Michel. Apparentemente sono una coppia felice, ma quando Charles sorprende sua moglie al telefono con uno sconosciuto inizia a dubitare della sua fedeltà; e a causa di alcune bugie e incongruenze sui suoi appuntamenti a Parigi, l’uomo decide di assumere un investigatore privato per seguirla. Non appena i suoi dubbi diventeranno delle certezze, Charles arriverà a compiere un gesto irreparabile.

Il poster italiano del film
(Stéphane, una moglie infedele)

Non vi sembra familiare questa sinossi?

Non solo ricorda (in parte) Coup de chanche (2023), il primo film d’oltralpe – e forse l’ultimo dopo settantadue anni di carriera – di Woody Allen; ma il britannico Adrian Lyne (9 settimane e ½, 1986, Attrazione fatale, 1987), nel 2002, ha girato un remake – anche se sarebbe corretto definirlo reboot, “rielaborazione” – intitolato Unfaithful-L’amore infedele. In questo caso, i due coniugi sono interpretati da Richard Gere e Diane Lane, e a differenza della pellicola originale – che si concentra sul punto di vista del marito devoto ma sospettoso – la trama si focalizza sulla tranquillissima routine di una moglie e madre che viene scombussolata da un incontro fortuito con un venditore di libri bohémien, con il quale intratterrà una relazione extraconiugale.

Richard Gere e Diane Lane in Unfaithful

Com’è di consuetudine per l’autore di altri film cult come Flashdance (1983) e Proposta indecente (1993), la componente erotica è più accentuata rispetto al film francese, pur non mostrando la stessa spudoratezza di 9 settimane e ½.

Lo stile di Chabrol, noto anche per aver scritto insieme a Éric Rohmer un saggio su Alfred Hitchcock (edito in Italia da Marsilio), si avvicina lievemente a quello del maestro britannico naturalizzato statunitense, anche se ne La femme infidèle (intitolato dalle nostre parti Stéphane, una moglie infedele) mancano all’appello la suspence e il black humor che hanno contraddistinto alcuni capolavori come La finestra sul cortile (1954) e Psycho (1960).

Michel Bouchet e Stéphane Audran
in una scena del film

Per essere precisi, con Chabrol abbiamo a che fare con dei drammi borghesi mascherati da thriller o viceversa, esattamente come ne Il buio nella mente (1995), tratto dal romanzo La morte non sa leggere di Ruth Rendell, o nel dittico su l’ispettore Lavardin (Una morte di troppo, 1985, e L’ispettore Lavardin, 1986).

Il regista Claude Chabrol (1930-2010)

Nel caso della “moglie infedele” questo connubio non si è ancora amalgamato a dovere, ma con i lavori successivi, fortunatamente, è riuscito a raggiungere il risultato sperato.   

A dispetto di questo parere soggettivo, il film è da (ri)scoprire soprattutto per far conoscere ad alcuni lettori un ennesimo padre fondatore della Nouvelle vague (insieme a Godard, Truffaut, Rohmer e Rivette) sorto dalla redazione dei Cahiers du Cinéma, allora diretto dal co-fondatore André Bazin.

Il trailer originale del film

Disponibilità: Il film di Chabrol è disponibile su RaiPlay, e quello di Adrian Lyne invece è su Netflix, Disney + e Prime Video (acquisto e noleggio).

Lorenzo Palombo si definisce come uno studente cinefilo che ama parlare e scrivere di cinema – e recitare a memoria le battute di film e sitcom – a costo di annoiare amici e parenti.
Per Latina Città Aperta propone una rubrica intitolata “Un film da (ri)scoprire” per invitare i lettori a vedere o rivedere alcuni film acclamati dalla critica e dal pubblico che rischiano di dissolversi dalla memoria dello spettatore. La rubrica accoglie persino alcuni film europei o internazionali che non sono stati distribuiti nelle nostre sale cinematografiche.

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