COMUNICHESCION

Nella penombra densa della stanza da letto, perforata con discrezione dalle strisce di luce parallele che un sole esordiente spingeva tra le doghe dalle serrande, non completamente calate, l’unico rumore percettibile era il russare lieve e monocorde del dormiente.

D’un tratto la copertina leggera, quella col motivo ornamentale di piccoli bidoni della spazzatura stampati sopra fitti fitti, ebbe un primo sussulto, poi un secondo.

Qualcosa agitava il sonno del padrone di casa, era evidente.

Un gamba si mosse convulsamente come percorsa da una breve scarica elettrica, un braccio si agitò, quasi scacciasse una mosca o un pensiero doloroso, mentre un borbottio indistinto e inarticolato, frammenti di parole incomprensibili, affiorava da sotto il cuscino come un penoso lamento.
Ed ecco, di colpo, violentemente, volare in alto l’intera copertina, portando in cielo tutti i suoi bidoncini colorati:
disarticolato e scomposto, in un cocktail di arti shakerati, si levò in aria repentino il dormiente, risvegliandosi lancinante con un urlo.

Ognissanti Frangiflutti respirava a bocca aperta, ansimando esageratamente, come un’attrice porno nella simulazione del piacere o come un San Bernardo alla vista dell’amata grappa.

Seconda opzione

Il direttore del fogliaccio cittadino,

che stava tentando di riprendere il controllo ad occhi sbarrati, scosse la testa, quasi a disperdere le tracce recentissime dell’incubo che lo aveva strappato al sonno del… no, meglio lasciar perdere.

Ancora una volta l’aveva rivissuta tutta, quella terribile notte del giugno di due anni prima e come tutte le volte un lenzuolo di sudore gelato lo ricopriva, facendolo rabbrividire.
Come in un film dell’orrore, dal primo voto scrutinato fino alla certezza del disastro, aveva ripercorso per intero, uggiolando come un lattante, la notte terrorizzante dell’usurpatore con lo stetoscopio, la notte della folla esultante che tracimava per le vie del centro, dell’urlo di Piazza del Popolo, la notte della catastrofe, quella degli amici bastonati e del futuro nebbioso.

Pian piano il battito del polso, che fino ad un minuto prima correva via sparato come fa un essere umano con l’udito perfetto nel sentire l’ultima performance vocale di Jovanotti, prese a placarsi.

Frangiflutti deglutì a vuoto un paio di volte, afferrò un fazzolettino di carta dalla confezione che, per ogni evenienza, teneva sempre sul comodino e si asciugò la fronte gelata di sudore.

“Per fortuna quella notte è già lontana – pensò – e la città, col nostro aiuto decisivo, sembra aver perso un bel po’ di quella anomala baldanza:

le pecore tornano sempre all’ovile”.

E l’immagine bucolica degli ovini prodighi che saltavano di nuovo tra le braccia spalancate e affettuose del Consigliere d’opposizione Calandra, che ne valutava attento il pelo, portò una nota calda e rassicurante in quel risveglio traumatico.

 

Tastò il pavimento col piede ancora leggermente esitante, in cerca delle pantofole, non trovandole.
Gli toccò accucciarsi per sbirciare sotto il letto: ne vide una giacere distante, tra piccole balle di polvere, con aria mortificata,  ben lontano dalla portata del suo braccio.
Un istante dopo identificò la punta dell’altra ammiccare sotto una copia della rivista «Il coraggio del rifiuto».

Non si trattava, come si potrebbe pensare, di un manuale di disobbedienza civile, anche perché al solo sentire quella parola,

”civile”,

a Frangiflutti si scatenava un’allergia così forte e prepotente da fargli finire, a starnuti, smocciolìo e colpi di tosse, l’intera scatola di fazzoletti.

fazzoletti smocciolati da Frangiflutti

No, era solo il trimestrale dell’Associazione Coltivatori di Discariche, un giornalino dalla prosa semplice ma dagli alti contenuti morali.
Gli arrivava d’autorità in abbonamento e, per una questione legata al suo lavoro, il direttore era costretto a leggerlo e mandarlo a memoria.
Pur non avendo la testa svelta di un tempo, la minaccia delle frequenti telefonate dalla sede della Suprema Proprietà, tese a verificare puntigliosamente, anche con domandine carognesche, che l’avesse fatto davvero, era sufficiente a fargli ricordare perfettamente perfino la parte minuscola (in alto sul bordo destro) in cui erano stampati i diversi prezzi di vendita di quella fondamentale rivista nei tanti Stati esteri.
Ad esempio nelle edicole di Dushambe, nel Tagikistan, il trimestrale andava a ruba nonostante l’esorbitante prezzo di 40 somoni, cosa che non aveva mancato di stupire Frangiflutti quando l’aveva mandato a mente. 

40 Somoni in banconote da 1

Si servì di una stampella per recuperare sia le due pantofole che «Il coraggio del rifiuto».

Avrebbe potuto lasciar marcire il giornale sotto il letto per qualche giorno, ma non gli era possibile perché, per categorico desiderio della Suprema Proprietà, doveva buttare personalmente ogni numero della rivista nei cassonetti per la raccolta della plastica e del vetro, in una specie di simbolico sberleffo luddista contro la differenziata.  

Spazzolò velocemente le pantofole con la mano, facendo levare in volo un ventaglio di fiocchi di polvere, e con la rivista fulminò una zanzara che si era attardata sul comodino, più precisamente sul cerchietto di cappuccino rappreso che segnalava l’antica presenza di una tazza.

Caracollando si diresse verso la cucina per metter mano alla colazione.
Sorrise alla prospettiva di accoppiare una scatola intera di “Bugiardini”, i biscottini al burro e cioccolato che adorava, ad una capiente tazzona di latte e, felice come un bambino, piazzò il bricco sul fornello.

Mentre stava versandovi il latte, partì alta la suoneria del suo telefono,

quella con il motivetto di “Papaveri e papere”,

che contraddistingueva le chiamate della Suprema Proprietà.

Frangiflutti agitò un braccio in aria sibilando un’imprecazione muta, prese un respiro e, fattosi plumbeo d’umore, rispose.

Il protagonista del bel romanzo del Premio Nobel Heinrich Boll “Le opinioni di un clown”, Hans Schnier, aveva l’inusuale capacità di sentire gli odori attraverso il telefono.
Se avesse risposto lui quella mattina, con tutta probabilità sarebbe stato investito da una ventata di odore infernale, insopportabile: l’olezzo acre di cataste di immondizia, dello sterco degli uccelli che di essa si nutrono e della melassa di percolato.


Lui, pur non comprendendo il mistero legato ad una tale puzza, sarebbe certamente scappato a gambe levate, gettando via la cornetta.
Ognissanti Frangiflutti, al contrario, aveva un olfatto debolissimo e normalmente non era in grado di percepire né odori poco gradevoli né vere e proprie puzze.
Pur di malumore per altre preoccupazioni ed ansie, poté quindi rispondere senza aspettarsi o trovare quel tipo particolare di disagio. 

Passò i primi tre minuti a sentire un misto di istruzioni, lavate di capo e raccomandazioni un po’ melliflue. Poi ebbe facoltà di parlare. 

“Sì Presidente, sì, lo so: quasi ci siamo. Sì, sì, il bel lavoro del settore strozzo, lo vedo, certo, lo vedo…
Sì, ha ragione, siamo una bella compagnia, sì, è verissimo: anche i colleghi del reparto social anticivico e la squadra dei malumoristi sono straordinari.
Come dice? Un ospedale nuovo??? Ma c’è il Goretti che è grandicell…

No, no, naturalmente, non mi permetto certo. Idea del sindaco?? Ma non può ess…
Ahhh, del vecchio sindaco, sì, ora ho capito.

Sì, c’è la faccenda della metro, lo so, lo so, sì, sì… ma noi non ne parliamo mai.
Stia tranquillo, la notizia dei rinvii a giudizio l’abbiamo nascosta nelle ultimissime pagine, tra gli annunci erotici!

Che altro? Un’altro progetto dell’ex sindaco?
Ma è una turbina di idee il nostro caro uomo!

Che?? Cosa?? il più grande cinodromo del mondo qui a latina!!!?? 

Sìiii… è…è… una meravigliosa idea. Fantastica, sicuro! Capitale misto, tre quarti pubblico, sì, ho capito. Sì, sì, certo: levrieri da tutto il mondo e migliaia di appassionati che convergono da noi a comprare biglietti e crocchette a tonnellate per i loro campioni preferiti.

Non dubiti Presidente, sì, subito il titolo di prima pagina, certo:

sarà immenso, colossale come il cinodromo.

Di spalla metto l’intervista a Suor… Cioè, voglio dire quella consigliera d’opposizione che va contro l’ABC. No, no, mi scusi, mi scusi tanto, sono desolato: è che qui c’è un livoroso benecomunista che sui social la chiama così e mi sono distratto un attimo. No, non dubiti mai Signor Presidente. 

Io dice?? Ma io non ho mai avuto un dubbio… Sì, grazie Signor Presidente…

Come dice?… Ah sì, la so, la so!! LA SO!!” 

– Meno male che mi ero preparato proprio su quello – pensò fulmineamente Frangiflutti coi capelli che gli si erano rizzati in testa.

“«Il coraggio del rifiuto» viene venduto in Buthan per centotrenta Ngultrum… Giusto? Vero? No, non era poi così difficile…

एक 130 सौ तीस सिक्के

Grazie Signor Presidente, lei mi onora…”

 


 

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