Ursula Hirschmann, «un’europea della prima ora»

di Maria Gabriella Taboga

A trent’anni dalla scomparsa di Ursula Hirschmann, protagonista del processo di integrazione europea nonché tra gli artefici del Manifesto di Ventotene, l’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli, in collaborazione con il Movimento Europeo Italia, ha organizzato sulla sua pagina Facebook lo scorso 9 gennaio un incontro virtuale dal titolo “Un’europea errante”.
All’evento hanno partecipato Pier Virgilio Dastoli (Presidente Movimento europeo Italia), Francesco Gui (Presidente MFE Lazio), Gabriele Panizzi (Vice presidente Istituto Spinelli), Mario Leone (Direttore Istituto di studi federalisti Altiero Spinelli) e Gerardo Santomauro (Sindaco di Ventotene); con i saluti di Silvia Costa (Commissaria straordinaria del Governo per il recupero del carcere di santo Stefano, a Ventotene) e di Renata Colorni, (figlia di Ursula Hirschmann e Direttrice de I Meridiani).

La locandina dell’incontro “Un’europea errante”

Ma chi è stata Ursula Hirschmann? E cosa ha rappresentato per l’Europa così come la conosciamo oggi?

Ursula Hirschmann

Nata a Berlino il 2 settembre 1913 da una famiglia ebraica, la Hirschmann non soltanto è stata tra le “Madri fondatrici dell’Europa”, prima ancora ha portato avanti la Resistenza europea contro la dittatura nazi-fascista, promuovendo un progetto rivoluzionario che guardava ad un’Europa libera e unita. Una donna che, insieme ad altre, ha segnato la via dell’antifascismo e dell’europeismo in un passaggio cruciale del nostro passato più recente, e che del pensiero federalista ha fatto il credo di tutta una vita impegnata in politica.
In questa Europa travagliata da sovranismi e nuove insidie nazionaliste, la sua è una storia che vale la pena rivivere.

“La politica, oltre ad Altiero Spinelli, è stata il grande amore della sua vita. Tutto ciò che le importava, fino alla fine dei suoi giorni, era leggere di politica. E proprio le donne nella politica hanno contrassegnato il suo impegno negli anni. Mi ha insegnato l’indipendenza, la libertà e l’importanza di un lavoro”

Renata Colorni

Così la ricorda Renata Colorni, la figlia avuta dal primo matrimonio con Eugenio Colorni, uno dei massimi promotori del federalismo europeo che, insieme agli altri due grandi antifascisti e padri dell’Europa Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, fu confinato nel 1939 sull’Isola di Ventotene dove Ursula Hirshmann decise di seguirlo.

Eugenio Colorni
Ernesto Rossi con Altiero Spinelli e Luigi Einaudi a Ventotene

Gli anni del confino furono determinanti per l’affermarsi di un sentimento in funzione costituzionale per l’Europa, e altrettanto fondamentale fu il ruolo giocato dalla Hirschmann. È a Ventotene infatti che grazie anche a Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, si va a costituire il nucleo delle organizzazioni antifasciste clandestine da cui nacque il “Manifesto per un’Europa libera e unita”.
Se il Manifesto di Ventotene è diventato ciò che conosciamo oggi, questo lo dobbiamo senza dubbio a Ursula Hirschmann che lo tradusse in tedesco e, grazie a tutta una rete “clandestina” che seppe intessere, lo diffuse in Europa per farne lo strumento della Resistenza antifascista. Non solo, è sempre merito della sua determinazione e delle sue intuizioni se nell’agosto del 1943 si è costituito a Miliano il MFE (Movimento Federalista Europeo).

Tessera del Movimento Federalista Europeo

Nello stesso periodo, inoltre, collaborò alla redazione e alla diffusione del primo numero del giornale clandestino “L’Unità Europea”.
Con la fine della guerra e la morte di Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann sposò Altiero Spinelli al fianco del quale proseguì per tutta la vita la lotta politica nel segno di un’Europa unita centro della democrazia e della cittadinanza, nella quale realizzare l’emancipazione delle donne riunendole sotto comuni obiettivi, individuali e collettivi.
Per questo nel 1975 fondò a Bruxelles “Femmes pour l’Europe”, un’associazione che non voleva essere un movimento femminista, bensì intendeva riunire le donne europee impegnate in politica e in ambito culturale.
Per tutto questo, Spinelli stesso definì la Hirschmann «un’europea della prima ora» nelle pagine pubblicate a Bruxelles, nel 1979, in Donne europee parlano dell’Europa.
Nella sua autobiografia “Noi senzapatria” pubblicata postuma nel 1993, due anni dopo la scomparsa, Ursula Hirschmann scriverà:

Ursula Hirschmann. Carte d’étudiant 1934-1935

“Non sono italiana benché abbia figli italiani, non sono tedesca benché la Germania una volta fosse la mia patria. E non sono nemmeno ebrea, benché sia un puro caso se non sono stata arrestata e poi bruciata in uno dei forni di qualche campo di sterminio […] Noi déracinés dell’Europa che abbiamo «cambiato più volte di frontiera che di scarpe» – come dice Brecht, questo re dei déracinés – anche noi non abbiamo altro da perdere che le nostre catene in un’Europa unita e perciò siamo federalisti”

Mi chiamo Maria Gabriella Taboga, ho 22 anni e mi sono laureata in scienze politiche e relazioni internazionali. Nella vita leggo, molto; mangio, decisamente; studio, abbastanza; sono gattara, assai; sono femminista, sempre. Una escalation confusionaria di cose.

Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
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