Un Ministro Grigiofumo

di Giorgio Maulucci

Ho ascoltato ieri sera il ministro della Scuola (mettiamola così con la traghetta, direi pecetta>Istruzione e vattene a pesca di che cosa!), mi è sembrato più un “sofista” che un “filosofo”, azzardo: un azzeccagarbugli, ciarliero non smentendo molti dei suoi predecessori. Con una lancia spezzata, a posteriori, a difesa della Azzolina la quale, perlomeno, si presentava per quel che era cioè sprovveduta e senza pretese. Costui invece m’è parso molto compreso nel suo ruolo e con molte (ingiustificate) pretese. Se ho bene inteso professore universitario? Un paragone: nella mia lunga carriera ed esperienza di esami di maturità in tutta Italia mi è capitato di imbattermi in presidenti di commissione docenti universitari, salvo pochissime eccezioni, pressoché disastrosi: della scuola secondaria e dei correlati meccanismi psico-didattici, della valenza dei programmi etc. poco o nulla! Comunque costui ha vagato per massimi sistemi (dispersione scolastica, strutture, annessi e connessi), di per sé da tenere sotto osservazione, per carità, ma nulla circa 1) una riforma strutturale e metodologica della scuola quanto a metodologie e docimologia 2) aggiornamento dei programmi e ristrutturazione dei percorsi scolastici, ad esempio, a mio avviso ( per esperienza) le cosiddette (!) Letterature (italiane, altre) dovrebbero oramai iniziare fin dal biennio se è vero che questi giovani di oggi sono finalmente più pronti (smaliziati!) al salto di certi ostacoli, ovviamente, con l’obbligo di 3) riportare gli “antichi” ai “moderni e contemporanei” finalmente come Cristo vorrebbe 4) prevedere delle consulte o commissioni che valutino la ri-struttrazione dei testi scolastici, il che non significa farcirli di un cumulo di cazzate avveniristiche, propagandistiche, ludiche e “commerciali”!! Al mio tempo il Ministero della Pubblica Istruzione escogitava(!) corsi di aggiornamenti per docenti, soprattutto per presidi, qui sta il punto: si è a conoscenza della situazione di non pochi istituti scolastici lasciati alla mercé di dirigenti incapaci, fallaci e distruttivi? Improvvidamente prorogati oltre l’età del pensionamento (ne abbiamo qualche sparuto esempio in loco!)?

Il Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi e l’ex Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina 

Dirigere una scuola non significa “comandare” né tampoco supervisionare le carte, significa altresì creare delle proficue sinergie con la dirigenza (e alunni) al fine di mettere i docenti nelle migliori condizioni di agire-interagire-interpretare: sì, interpretare il presente finalizzandolo al recupero di un passato-presente ossia della tradizione intesa come cultura a pieno titolo, cultura come “lettera viva” e non morta e mortificata! Se la scuola, specie oggi, non si assume questo compito può dirsi inutile cioè “distante”, come la didattica imposta dal Covid! Ad esempio, i licei classici:

“Chiamo classico ciò che è sano, romantico ciò che è malato”

così scriveva-pensava Goethe criticando il presunto modo di essere moderni laddove i classici se bene intesi, letti, studiati sono comunque moderni e contemporanei mentre ogni pretestuoso ammodernamento spesso può risultare dannoso. Dove e come parlare di tutto ciò? Nel labirinto delle approssimazioni e confusioni! Finalmente, Res non verba! Tal ministro si chiama Bianchi, un cognome che a vederlo e sentirlo è una contraddizione in termine per apparire suo malgrado grigio e fumoso (se si vuole un fumo di Londra)!

Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.

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