Tarallo nella morsa degli eventi

Nel nero inchiostro della notte strappoliana, l’agile figuretta di Don Angiolo Missitalia, in un pugno di minuti aveva già percorso due o tre vicoletti a continuo rischio di inciampo, perchè le anormali pulsioni botaniche degli indigeni, minimamente preoccupati della pubblica illuminazione, li avevano portati, semmai, a piazzare piante di ogni sorta fuori degli usci.
Quei vicoli, forieri di spettacolari cadute, avevano fatto la fortuna dell’ortopedico del paese.
Ci avevano messo di tutto: dai più banali gerani ad organismi vegetali mai visti nel nostro emisfero, come la rarissima Nepenthes hemselyana, una pianta del Borneo che attira i pipistrelli nel suo vaso dove trovano riparo, rilasciando le feci, di cui la pianta utilizza i minerali.

la pianta Nepenthes hemselyana
Nepenthes hemselyana

Non se ne curava però il prelato, i cui rapporti con i pipistrelli erano stati fino a quel momento freddissimi, e che non prevedeva nuovi e particolari sviluppi in quel campo.
Filava dritto nel selciato malmesso di Strappoli di Sotto, e mentre il paese era involtolato nel grande e consolante sonno notturno, quasi correva, preso da una febbre che lo teneva più che desto.
Nemmeno lui si riconosceva in quel fremito di eccitazione e paura che lo possedeva da qualche giorno, mettendo in discussione il suo carattere, la sua tranquillità, la sua quiete manovriera, da esperto navigatore di Curia, il cui sorriso era più temuto dell’abbraccio di un boa…
“Colpa di quel pervertito di Bertoni – pensava, disperato, mentre ansimava, giunto ormai nel sagrato di Sant’Abbondanziana Martire – se non lo avessi incontrato…. Mah, troppo tardi per recriminare: quel pazzo mi ha irrimedibilmente contagiato!”
Cos’era mai successo di tanto sconvolgente da destabilizzare una psiche di sasso come quella di Monsignor Angiolo Missitalia, la cui fisiologia emotiva era stata, da più di un collega, paragonata all’elettroencefalogramma di un cadavere stagionato?

Lo vedremo più tardi, perché ora occorre tornare all’ospedale, nel torbido reparto dei gastritici, movimentato dalla presenza di una personalità esuberante come quella di Benny Syracuse, le cui precisazioni, sostenute dalla lama di un rasoio, avevano appena fatto breccia nella zucca scioccata del perfido Dottor Frangiflutti.
Il medico, ancora per un po’ aveva detto cose sconnesse, ad esempio, aveva recitato per intero il listino prezzi di un bar posto al centro di Vaduz, capitale del Liechtenstein, elencando perfino ciascun tipo delle brioches in catalogo, poi si era ripreso e aveva finalmente compreso la delicatezza della sua situazione: qualsiasi scommettitore, in quel momento, non avrebbe puntato più di due o tre centesimi sulla sua possibilità di sopravvivenza.

Ammansito e sconfitto, il Dottore si era inginocchiato dinanzi ai piedoni del minaccioso degente, che riposavano sereni in un paio di inusitate pantofole a violenti motivi floreali.
Il direttore del reparto, frignando come chi viene deportato a forza ad un concerto di Annalisa, aveva chiesto e ottenuto il perdono di Benny, il quale, da parte sua, sempre giocherellando col rasoio, lo aveva convinto a concludere, solo a vantaggio degli occupanti di quella stanza, una convenzione col costosissimo e super raffinato ristorante “L’Estomac joieux”.
Quel locale, famoso e benemerito, nel suo proibitivo menù aveva piatti straordinari, riservati alla sola clientela dei ricchissimi gastritici cronici, gente con le casse piene e le trippe combuste, che assaggiandoli riusciva a goderne senza beccarsi alcuna punizione incendiaria.
Il primario, liberato infine dalla minaccia di quella lama, come un abile contorsionista uscì dalla stanza genuflettendosi, mentre il placido sorriso di Benny Syracuse si stendeva su Nestore Faria e Lallo, i quali, in preda all’estasi, avevano assistito all’intera scena, correndo poi a congratularsi col loro nuovo amico.
Il degente n° 20, rise con le tante bocche che aveva, quella principale e quelle aperte a suo tempo dal coltello del rivale polacco Grameski.
“Vedrete boys, amici cari, che quel pagliaccio non vi darà più noia: piuttosto, studiatevi il menù del ristorante, oggi ci dovrebbero essere anche l’Andouille, la Bouillabaisse e la Tarte Tatin”.

L'interno del ristorante “L'Estomac joieux”
L’interno del ristorante “L’Estomac joieux”

Da ogni letto della camerata si levarono le spoglie viventi dei ricoverati, che alla prospettiva di mangiare meravigliosamente senza dover fare i conti con una truppa di unghiuti felini a far disastri dentro il loro stomaco, videro l’umore crescere vertiginosamente, alla stessa velocità di un genio che per aver salva la pelle fugge dai programmi di Carlo Conti.
Soprattutto il volto di Don Mariano Bistrot si era disteso: ora vi stazionava un’espressione beata, come di chi goda finalmente di un salutare silenzio dopo gli strilli della Meloni.
Il rappresentante, che, dal canto suo, si era tolta la coperta di dosso, ora esclamava felice:
” Prendo tutto, tutto! Tutto! Tutta roba buonissima, credo, ma esattamente: cos’è una Andoullia ? E una Bellabarist?”
Tarallo, che ormai era legato a Benny da forti sentimenti di gratitudine, pensò per la prima volta che la sua liberazione fosse prossima, anche se dava per scontato che Ognissanti Frangiflutti, il detronizzato ex direttore del “Fogliaccio Quotidiano” ricevesse dal cugino, il medico carceriere, puntuali informazioni sulla sua detenzione e magari gli fornisse terribili suggerimenti sul come peggiorarla…

Frattanto Monsignor Missitalia apriva a fatica l’enorme porta centrale della Chiesa di Santa Abbondanziana Martire, la cui compatta mole lignea si mosse lentamente, con un cigolio da far svenire un regista da film horror, e introducendolo ai silenzi marmorei delle sue alte navate.

Strappoli di Sotto: Santa Abbondanziana Martire – interno
Strappoli di Sotto: Santa Abbondanziana Martire – interno

“Accidenti a quando quel disgraziato mi ha messo in testa ‘ste idee perfide – si diceva il prelato, aggiungendo poi – perfide sì, ma, maledette loro, terribilmente seducenti”.
Ecco a cosa si riferiva.
Qualche giorno prima, il Monsignore aveva ispezionato la “Casa della Divina e Atroce Espiazione”, creata e diretta da Padre Mengele, un istituto nato per fare la revisione, per così dire, ai religiosi che si fossero persi in faccende troppo terrene, riportandoli a sfere più celesti.
Era un tramite indispensabile tra la perdizione ed una ritrovata spiritualità.
Certo i metodi erano sobri, per non dire severi, ma funzionavano: una bella strizzata con lavori umilissimi e pesanti, esercizi spirituali a volontà e qualche consigliata autoflagellazione, e, voilà, venivano fuori puri come angioletti, con la morale tirata a lucido!

Padre Giuseppe Mengele
Padre Giuseppe Mengele

Passando per un lungo corridoio, il Monsignore aveva notato la figura di un prete impegnato con lo spazzolone ed il secchio: sudava a fiotti ed era stanco, lo si vedeva dai movimenti, ma concentrato nell’opera di pulizia dei pavimenti.
Smagrito fino a divenire un’acciuga, ma Missitalia lo riconobbe ugualmente: era l’ex Monsignor Benigno Bertoni, un prelato che era stato degradato pubblicamente e sul quale si era spettegolato per anni in Curia.
La sua era stata una caduta rovinosa, dai motivi persi in un nebbiolino di segretezza dal quale, nonostante tutto, erano fuoriuscite alcune dicerie abbastanza fantasiose: si mormorava di una poltrona in grado di portarti al delirio e di una patologica dipendenza di Bertoni da quell’arredo...
Missitalia si fermò, chiamandolo:
“Benigno sei davvero tu? Mi riconosci? Sono Angiolo, il tuo ex collega, Monsignor Angiolo Missitalia: come mai ti rompi la schiena qui con questo straccio antiquato? Inizia a swifferare, piuttosto, che risparmi olio di gomito, e poi usa la tromboaspiratrice e lavasciuga atomica “Disintegrix”: ti stupirà, credi!”
Così parlò il Monsignore che, come forse si è capito, aveva anche due o tre contratti pubblicitari che lo costringevano di tanto in tanto ad esaltare questo o quell’altro prodotto.

Padre Benigno Bertoni ai tempi d'oro
Padre Benigno Bertoni ai tempi d’oro

Bertoni alzò la testa e piantò in faccia a Missitalia uno sguardo smarrito e lattiginoso, parendo subito dopo riprendersi:
“Ma sì, Angiolo! Che ci fai tu qui, che accidenti hai combinato?”.
Il prelato dissolse in un amen (così fanno i preti) l’equivoco:
“No, no, non sono stato punito, Benigno, sto solo facendo un’ispezione i cui risultati spedirò al vertice della nostra Compagnia”.
Aggiunse poi: “Basta Bertoni, smettila: ormai i pavimenti sono più lucidi della zucca di Kojak. Vieni piuttosto con me, cerchiamoci un posto tranquillo, così mi racconterai cosa ti è capitato e che si può fare per te.
Quella fu la sua mossa suicida, l’atto che, in virtù del conseguente colloquio, introdusse Mons. Missitalia nel mondo dei suscitatori di autocatastrofi.
Bertoni, infatti, che non si era affatto ripreso dalle sue traversie con la poltrona Onyric, vuotò completamente il sacco con Missitalia, raccontandogli, ispiratissimo, l’intera storia dell’arredo stregato che rendeva reali i sogni, realizzando le tue fantasie e facendoti vivere esperienze indimenticabili.
Capitata nel corso di una ristrutturazione dell’Ufficio di Ognissanti Frangiflutti, direttore di un giornale locale, quell’aggeggio si era rivelato magico, tanto da suscitare il suo interesse al punto di requisirglielo con falsi pretesti, e di farlo trasferire nella sua abitazione.
Tra i due religiosi fu come si fosse rotta una diga, perché l’eloquio del presunto penitente, che aveva ancora in mano lo spazzolone, tracimò con forza e passione in un vero e proprio deliquio verbale.
Fu fin troppo realistico Bertoni, infatti, nel raccontare a Missitalia le sue storie amorose con svariate attrici, holliwoodiane, ed in particolare la relazione torrida avuta con Ava Gardner, scendendo in tali dettagli da far uggiolare il freddo Missitalia come un bracco dinanzi ad un bidone di Ciappy.

Ava Gardner
Ava Gardner

Il Monsignore ascoltava quelle storie, costernato dalla inedita eccitazione che gli provocavano, ma attaccato come un pesce all’amo ai particolari roventi di certi incontri che Bertoni rivelava senza alcun pudore, dando ampia prova che i metodi paranazisti di Padre Mengele, nel suo caso non avevano funzionato e che non si era più riavuto dalla crisi di astinenza seguita alla requisizione della poltrona.“ …
“E Marilyn… hai visto pure lei? Intendo la Monroe”, chiese Missitalia, tesissimo, con una voce così strozzata da ricordare Luis Armstrong buonanima.
“Ci ho passato una sera a casa mia.
Un disastro: per via dell’ambiente, per lei inusuale, è stata tutto il tempo a sfogliare i miei libri di teologia.
Evidentemente la eccitavano di più, era più interessata a quelli che a me!
Bah, un giretto sprecato…
Tutt’altra cosa che la faccenda con Gilda… che invece”
, concluse Bertoni con lo sguardo lubrico, perso chissà dove, forse su un paio di lunghissimi, interminabili guanti neri.

Gilda, Rita Hayworth
Gilda

Era fatta, purtroppo: Monsignor Missitalia, che da bambino aveva coltivato una passioncella per il mito di Marilyn Monroe, da quel colloquio uscì stralunato, ma deciso accanitamente a provare la potenza della poltrona e a riesumare la sua attrice preferita per avere una storia con lei.
Fattosi dire da Bertoni dove le alte sfere della Compagnia avevano nascosto la Onyric, si congedò da lui manifestandogli una solidarietà sbrigativa e formale.
Era un altro uomo, ormai, pronto a tutto:
“Con me Marilyn sarà diversa: altro che libri di teologia…”, sussurrò tra i denti mentre usciva in strada, lasciandosi alle spalle la Casa della Divina e Atroce Espiazione, sorprendendosi poi a cantare:

“I wanna be love by you, just you,
and nobody else but you…”.

Ed ecco spiegato il motivo dell’irruzione notturna di Monsignor Missitalia nella casa del sagrestano Donaldo Ducco.

Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.

Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti

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