C’era una volta un ragazzo di nome Carletto, famoso per essere un vero cretino. Nonostante le sue limitate capacità intellettuali, Carletto aveva un sogno: diventare uno scrittore di successo. Tuttavia, non sapeva nemmeno da che parte iniziare.
Un giorno, mentre navigava su Internet, Carletto scoprì una tecnologia chiamata Intelligenza Artificiale.
Le sue orecchie cretine si illuminarono di fronte a questa nuova scoperta, e pensò:
“E se usassi l’intelligenza artificiale per scrivere i miei racconti?
Potrebbe rendere il mio sogno realtà!”
Carletto decise di procurarsi il software di intelligenza artificiale più avanzato che riuscì a trovare e lo installò sul suo computer cretino. Decise di dargli anche un nome e così lo chiamò Gippy.
Dopo una breve fase di configurazione, si sedette davanti alla tastiera cretina e iniziò a digitare le sue prime istruzioni cretine.
“Caro (NdR: indispensabile scrivere “caro” per poter essere preso nella giusta considerazione) Gippy, scrivi un racconto divertente che mi faccia sembrare brillante”, disse Carletto.
Gippy, una IA all’avanguardia con il suo senso dell’umorismo, rispose con una voce meccanica: “Certo, Carletto! Sono qui per aiutarti a diventare il miglior scrittore del mondo!”
L’intelligenza artificiale iniziò a elaborare le sue richieste e, in pochi secondi, restituì un testo finito. Carletto si mise a leggere ansiosamente il racconto e si rese conto che era davvero divertente.
Era divertente perché l’intelligenza artificiale aveva generato una storia piena di assurdità e situazioni comiche. Le parole scorrevano in modo fluido, e Carletto rideva ad ogni frase.
Il racconto era questo:
C’era una volta negli anni ’70 un eccentrico signore di nome Carletto, noto per il suo stile di vita hippie e la sua passione per la musica rock. Carletto aveva una grande barba fluente, capelli lunghi e indossava sempre pantaloni a zampa d’elefante e camicie psichedeliche.
Un giorno, mentre Carletto camminava per strada con la sua chitarra, vide una vecchia Volkswagen Maggiolino color arcobaleno parcheggiata vicino a un negozio di dischi. Non resistendo alla tentazione, si avvicinò al proprietario e disse: “Hey amico, quella macchina è fantastica! Posso fare un giro?”
Il proprietario del Maggiolino, un uomo anziano di nome Frank, sorrise e rispose: “Certo, ragazzo! Ma attento, è un po’ eccentrica come me.”
Carletto salì a bordo e iniziò a guidare il Maggiolino per le strade della città. Ma, appena girò l’angolo, sentì una strana melodia provenire dal cruscotto. La macchina iniziò a scuotersi e a saltellare, come se ballasse a ritmo di musica.
Carletto rimase sbalordito e decise di seguire il ritmo, iniziando a suonare la sua chitarra insieme alla melodia misteriosa proveniente dalla macchina. Passarono vicino a un parco, dove un gruppo di ragazzi stava giocando a frisbee. Appena sentirono la musica, si unirono alla festa, ballando e ridendo insieme a Carletto.
Il Maggiolino continuò a saltellare e a scuotersi per le strade, attirando l’attenzione di tutti. Persino gli animali sembravano essere contagiati dalla musica e ballavano lungo il percorso. Carletto e il Maggiolino diventarono una vera e propria attrazione ambulante.
Mentre la coppia improvvisata si divertiva a girare per la città, incontrarono un poliziotto che li fermò. Il poliziotto, un uomo serio con baffi folti, guardò Carletto e disse: “Cosa pensate di fare, signore? State disturbando l’ordine pubblico con questa macchina ballerina!”
Carletto si avvicinò al poliziotto, iniziò a suonare la chitarra e cantò una canzone sul potere della musica e della gioia (probabilmente “Gioia e Rivoluzione” degli Area che quella la so suonare). Il poliziotto, non potendo resistere all’entusiasmo contagioso, iniziò a ballare insieme a Carletto e al Maggiolino.
Alla fine, la scena di danza improvvisata si trasformò in un grande raduno di persone che ballavano per le strade. La musica e la felicità si diffusero nell’aria, riempiendo il cuore di tutti di gioia e spensieratezza.
Da quel giorno in poi, il Maggiolino di Frank e Carletto divennero un’icona della libertà e dell’umorismo degli anni ’70. Ogni volta che venivano avvistati per le strade, la gente non poteva fare a meno di sorridere e ballare insieme a loro.
Entusiasta del risultato, Carletto decise di inviare il racconto a una rivista letteraria. Pensò che, grazie all’intelligenza artificiale, finalmente sarebbe stato considerato un autore brillante.
Purtroppo, la realtà era ben diversa.
La rivista ricevette il racconto di Carletto e lo lesse con grande perplessità. Le frasi senza senso e gli eventi incoerenti facevano sgranare gli occhi ai redattori. Non riuscivano a capire come qualcuno potesse aver scritto una storia del genere. Pensarono che Carletto fosse completamente cretino.
Invece di diventare famoso, Carletto si guadagnò soltanto un posto nel loro annuario dei peggiori scrittori della storia, e pure cretini. Ma lui non si diede per vinto. Decise di dare una seconda possibilità all’intelligenza artificiale, convinto che avesse solo bisogno di un po’ di perfezionamento.
Scrisse così “Le avventure di Bob, il pinguino astronauta” la storia di un pinguino che si ritrovò catapultato nel cosmo dopo essere stato erroneamente scambiato per un astronauta. Mentre fluttuava nello spazio, Bob si trovò faccia a faccia con un gruppo di alieni ballerini dalle curiose sembianze di “Tony” Manero e vestiti rigorosamente con giacca bianca e camicia nera che lo portarono su un pianeta disco, dove si tenne un’enorme festa.
Dedicò giorni e notti a lavorare con l’intelligenza artificiale, cercando di incanalarla nella giusta direzione. Ma, nonostante i suoi sforzi, ogni racconto generato continuava ad essere un pasticcio di non sequitur e nonsense.
Ogni volta che cercava di utilizzare Gippy per scrivere nuove storie, i risultati erano altrettanto bizzarri e assurdi. Si ritrovò con racconti di elefanti che ballavano il tango sulle nuvole e con articoli su come coltivare patate parlanti nel proprio giardino.
Un giorno, Carletto, grazie ad un consiglio di Gippy, si rese conto che la vera magia della scrittura non risiedeva nell’uso dell’intelligenza artificiale, ma nella creatività e nell’immaginazione umana. Decise allora di abbandonare la tecnologia e di imparare a scrivere da solo.
Ricominciò quindi dalle stanghette e dai cerchietti vietandosi l’uso del normografo.
Dopo mesi di duro lavoro, Carletto finalmente riuscì a scrivere una storia brillante, piena di umorismo e originalità. La mandò a una casa editrice, che la lesse con entusiasmo e lo contattò immediatamente per un contratto. (NdR: see vabbè!)
Quando il libro uscì, le reazioni furono abbastanza sorprendenti: alcuni critici lo definirono come “un capolavoro di pazzia”, mentre altri lo etichettarono come “il lavoro di un cretino geniale”.
Carletto era felice. Aveva finalmente realizzato il suo sogno, ma non dimenticò mai l’esperienza con l’intelligenza artificiale. Ogni volta che si trovava di fronte a un blocco dello scrittore, rideva delle sue avventure passate e trovava l’ispirazione per continuare a scrivere racconti genialmente cretini.
Nella realtà comunque, checché ne dica Gippy, Carletto rimase un cretino, anche se geniale!
Ps: Questo racconto è stato scritto completamente utilizzando l’Intelligenza Artificiale.
Carletto, il cretino, ha solo apportato lievissime correzioni!
PPs: Carletto, il cretino, è un personaggio di pura fantasia
Nato lo scorso millennio in quel luogo che, anche da Jovanotti, è definito l’ombelico del Mondo, Klaus Troföbien alias Carlo De Santis è ritenuto un vero cultore ed esperto di filosofia e costume degli anni 70/80.
È un ardente tifoso della squadra di calcio della Roma, ma non di questa odierna semiamericana e magari presto cinese, ma di quella di Bruno Conti, Ancellotti, Di Bartolomei, di quella Roma insomma che allo stadio ti teneva 90 minuti in piedi e 15 minuti seduto; è inoltre un collezionista seriale di oggetti vintage che vanno dalle cartoline alle pipe, dalle lamette da barba ai dischi in vinile.
I suoi interessi sono la musica pop rock blues psichedelica anni ’70/’80, la fotografia, la cultura hippie, i viaggi, la moto, il micromondo circostante.
Grazie ad una sua fantasmagorica visione è nata Latina Città Aperta, della quale è il padre, il meccanico e il trovarobe.
Politicamente è stato sempre schierato contro.
Spiritualmente, umilmente, si colloca come seguace di Shakty Yoni, space wisper di Radio Gnome Invisible.
Odia rimanere chiuso nell’ascensore.
Da qui la spiegazione del suo eteronimo.
Un pensiero criticabile ma libero, una mente aperta a 359 gradi.
Ma su quel grado è intransigente.