Le regole del pecoraro

Lo dovevi sapere che “la legge non ammette ignoranza”.

Il povero Arturo guarda con sconforto il foglio che ha in mano.
Lui, da una vita agricoltore e allevatore di pecore a Cori (perché lo chiamano “pecoraro”?), non riesce a capire perché gli chiedono tutti quei soldi e perché non può più guidare la sua fedelissima Panda.


Era il 1980 quando, per un inaspettato lascito, era riuscito a comprarla.
Ovviamente a rate, ovviamente il modello base; ma poco gli importava che i sedili fossero tubi appena coperti da poca stoffa non imbottita.
Ora poteva andare dalla campagna all’ovile senza impantanarsi con la bicicletta nel fango del sentiero sterrato.

L’aveva inaugurata portando la sua Anna a prendere il gelato su a Piazza Signina, al parco dei Fratelli Cervi.
Vedere sua moglie gustarsi come una bimba quel gelato visciola e limone era uno spettacolo che gli scioglieva il cuore.
E quel giorno, dopo averla aiutata a scendere dalla macchina, si erano avviati mano nella mano verso il chiosco, ed erano così felici…

E ora questo foglio.

Vogliono da lui 849,00 euro perché non aveva pagato l’assicurazione.
Ma fino al mese scorso non gli serviva pagare l’assicurazione per andare dalla campagna all’ovile.
Poi Anna si è ammalata; in ospedale avevano urgente bisogno di un cambio pulito, e suo figlio non sarebbe passato fino alla prossima settimana.
E così è andato lui, con la sua Panda. Ma i Carabinieri l’hanno fermato e gliel’hanno portata via, per quella maledetta assicurazione.

Gli hanno detto qualcosa a proposito di Deposito e di Rateizzazioni, ma non sono stati molto chiari; o forse è lui che non riesce a capire.
Ha cercato qualcuno che gli spiegasse. Alla fine ha capito che, se glielo avessero chiesto, poteva tenere la Panda chiusa nell’ovile per poter risparmiare almeno i soldi del Deposito Giudiziario dove il carro attrezzi ha portato la macchina, carro attrezzi che ha scoperto di dover comunque pagare lui, oltre ai 5 euro giornalieri per il deposito. L’ovile è sicuro per le pecore, lo sarebbe stato anche per la Panda!

Ma ormai era tardi, il danno era fatto, e la cifra da pagare diventava sempre più grande e impossibile.
“Già così dovrei vendere almeno cinque pecore, ma poi con cosa faccio il formaggio che devo vendere per pagare le medicine di Anna?


E gli agnellini che mi hanno ordinato per Natale, da chi li faccio nascere?”
Inizia a ronzagli in testa la parola “rateizzazione”. Cosa avranno mai voluto dire i Carabinieri? Anche qui, armato di pazienza e umiltà, riesce a farsi spiegare.
Ma anche qui, forse, è troppo tardi. Nessuno aveva accennato che dopo trenta giorni non si ha più diritto a chiedere la rateizzazione di un verbale.
Si sono dimenticati di specificarlo. E ora? “E ora si deve sbrigare a pagare tutto per intero, perché al 60° giorno la multa raddoppia.”

RADDOPPIA?!?!

Le pecore diventano dieci!


A malincuore deve ammettere che la Panda non vale questo sacrificio. Tornerà ad andare in bicicletta, anche in ospedale.


Ma alla richiesta di rottamare la sua amata e fedelissima compagna di viaggio viene a scoprire che, anche per quello, sono scaduti i termini:

trenta giorni!

“Signore mio, è una cosa che si sa…”, gli dice un impiegato che non riesce a mettersi nei suoi panni.

Perché tu sai quando si deve togliere il latte a una pecora? O quando è l’ora di far nascere l’agnellino? O tutti i ritmi della campagna che permettono l’equilibrio della terra e dei raccolti?

 

 

 

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