Un paio di giorni fa mi capita di incontrare Adelmo, il Professore.
Grandi saluti come si conviene, quando non ci si vede da tempo.
Prendiamo posto al primo bar per un aperitivo e due chiacchiere.
Vedo chiaramente che muore dalla voglia di dirmi qualcosa. Adelmo si è auto-attribuito la qualifica di massmediologo, perché legge i giornali, guarda la televisione e frequenta il web. Il fatto che insegni ginnastica alle scuole medie e che quindi difetti di qualifiche e studi specifici non sembra dissuaderlo da questa seconda occupazione, peraltro assolutamente non retribuita.
“Era’, hai visto il concerto di Calcutta?”
“No Ade’, non amo quel genere di musica e tutta quella gioventù adorante mi fa anche un po’ d’ansia.”
“Però hai visto che evento? Lo stadio pieno, il centro preso d’assalto. Tutto ben organizzato, col treno speciale, le navette gratuite, i punti di informazione per i foresti. Non pareva manco di stare a Latina!”
“Ho letto, più che altro. Non sono neanche uscito di casa, sabato sera. Ci hanno fatto pure i servizi al TG e la notizia è finita sulle pagine online dei maggiori quotidiani nazionali. Impossibile ignorarlo.”
“Impossibile dici tu. Eppure un quotidiano locale online l’ha completamente ignorato, non ha proprio passato la notizia. Come se il concerto non ci fosse stato, come se la città non fosse stata brulicante di gente fino a notte fonda.”
“Magari si erano offesi perché non avevano ricevuto l’accredito e non hanno potuto scroccare l’ingresso.”
“E allora prenditela con gli organizzatori e ignora il concerto. Ma la notte bianca che c’entra? Pensa che perfino i temibili commercianti del centro hanno espresso soddisfazione. In via indiretta, per carità, invitando a proseguire con attività che risveglino la città. Come se si potesse organizzare un evento di quella portata a settimana.”
“E allora perché, secondo te, hanno ‘censurato’ la notizia? Che poi l’hanno data tutti gli altri, quindi non mi pare che questo gesto isolato abbia avuto un grande successo.”
“Per seguire quella che vogliono far passare per linea editoriale. In realtà si tratta di una narrazione volta a creare una realtà, piuttosto che limitarsi a descriverla e commentarla. Come novelli demiurghi, imbastiscono storie liberamente tratte da ciò che accade, e se quel che accade non è funzionale alla narrazione, semplicemente si ignora.”
“Mi sembra una teoria piuttosto bizzarra, che non tiene conto della libertà di espressione e di informazione. E per chi farebbero tutto questo, cui prodest?”
“Lo sai che per me la libertà di espressione è sacrosanta. Scrivi pure un romanzo, se vuoi, ma l’informazione è un’altra cosa. Dimmi cose che non so, magari anche sgradite, ma prima di renderle pubbliche verificane l’autenticità. Altrimenti non fai informazione ma disinformazione. Sui ‘mandanti’ mi astengo, non voglio entrare nel campo delle illazioni. Resta il fatto che la notizia dell’estate, positiva per il Comune, non è stata passata.”
“Mah, che ti devo dire. Lo sai che coltivo i miei dubbi meglio delle povere piantine che ho nei vasi. Forse c’è un motivo tecnico per il ‘buco’, noi non lo sappiamo e ci lasciamo andare a giudizi affrettati.”
“Sempre pronto a trovare attenuanti. Questo è solo l’ultimo episodio della serie. In questo caso si tratta di omissione. Altre volte abbiamo letto titoli velenosi non suffragati dal contenuto dell’articolo sottostante, oppure letture malevole di episodi altrimenti neutri. Non ci vuole una scienza per capire che la linea scelta è quella.”
“Mo ti ci metti pure tu coi gomblotti. Vivi e lascia vivere. Chi legge non è così sprovveduto.”
“E infatti abbiamo visto, anche a livello nazionale, dove ha portato un giornalismo becero che ha usato la clava contro i migranti e ha gonfiato ad arte i dati sulla sicurezza. Qui bisogna rispondere, mica girarsi dall’altra parte!”
“E tu come rispondi, insegnando il bagher ai ragazzi? Ma poi, mi spieghi come sei arrivato alle fake news partendo da Calcutta? Che è pure una bella strada, mica bruscolini!”
“Tu stai troppo con la testa fra le nuvole, a scrivere tutte le fesserie che ti passano per la mente. Fallo uno sforzo e scrivi qualcosa di utile, che apra gli occhi alla gente.”
“Non mi hai convinto, ma per farti un piacere diffonderò questa nostra conversazione. Ti saluto, amico mio, che si è fatta ora di pranzo e ci sono delle priorità.”
“Ciao coglione, e salutami i tuoi dubbi.”
“Presenterò. Ti voglio bene anch’io.”
Tanto il vostro Erasmo dal Kurdistan vi doveva, senza nulla a pretendere.