Il contratto










Chiunque abbia avuto l’avventura di incappare nei rudimenti del diritto privato si sarà certamente trovato ad avere a che fare con l’art. 1321 del Codice Civile

Il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.

Nei commentari al Codice si trovano molteplici esemplificazioni a chiarimento del contenuto di tale norma fondamentale, perché riunisce in sé una vasta famiglia di atti giuridici estremamente diffusi e che toccano ciascuno nella vita di tutti i giorni, basti pensare ai contratti di compravendita (dalla busta di broccoletti all’abitazione di residenza).
Per chiarire le ultime parole della norma riporto il seguente commento, particolarmente calzante: 
“Con il contratto le parti intendono regolare degli interessi producendo precisi effetti giuridici.
Tali interessi devono essere patrimoniali perché si possa parlare di contratto: non è un contratto, ad esempio, il matrimonio.”

Il matrimonio non è un contratto

Come si può accettare allora che l’accordo di governo venga definito e divulgato come contratto? Più simile a un matrimonio a tempo determinato, non si vede dove gli interessi che vi sono rappresentati possano essere qualificati come patrimoniali. Anche il baratto può essere una forma di contratto, ma solo se l’oggetto ha natura patrimoniale. Nel nostro caso si barattano una norma anticorruzione contro una sulla sicurezza, un reddito di cittadinanza contro una quota 100. Ma dov’è il carattere patrimoniale di questi scambi?

contratto

Le parole sono importanti. Chi parla male pensa male e soprattutto getta fumo negli occhi ai destinatari della sua comunicazione.
Riferirsi (correttamente) ad un accordo di governo non andava bene per i demagoghi a cinque stelle, visto che hanno sempre predicato l’alterità e la lontananza da ogni tipo di accordo con gli altri partiti, tutti ugualmente invisi in quanto responsabili della situazione disastrosa in cui il Paese versa. 
Equidistanti da destra e da sinistra a chiacchiere, hanno trovato questo artificio semantico per sdoganare un’alleanza politica che ad alcuni elettori potrebbe apparire innaturale.

Le parole sono importanti – Nanni Moretti in “Palombella Rossa” (1989)

Si vede allora come possano restare perplessi non solo gli elettori, ma anche alcuni parlamentari del M5S. Perché ci sono temi che rimangono indigeribili al popolo pentastellato, provvedimenti contro i quali avrebbero alzato barricate, in Parlamento e fuori, se a proporli fosse stata qualunque altra forza politica.
Prendiamo ad esempio i due articoli infilati nel decreto sul ponte di Genova. Da un lato la narrazione vuole far passare il condono su Ischia, a maglie larghissime, come un aiuto ai terremotati che quindi non si potrebbe definire condono; invece si tratta di un “tana libera tutti” che non distingue tra prime case ed immobili a disposizione, tra semplici abusi (il classico terrazzino chiuso) ed edificazioni in zone a rischio idrogeologico: come chiamarlo se non condono?
Dall’altro, l’innalzamento del limite degli idrocarburi consentito nei fanghi di depurazione per l’utilizzo degli stessi in agricoltura, un attentato all’ambiente e alla salute pubblica, viene dipinto come una modifica “ecologica” dei parametri per evitarne lo scarico a mare, dato che nessun depuratore oggi in esercizio riuscirebbe (secondo questa vulgata) a garantire il raggiungimento del limite di legge; approccio miope e pericoloso, che agisce sugli effetti (aumentando di molto il limite consentito) senza indicare né come rimuovere le cause né come tendere ad un contenimento del problema.

Contenimento del problema

Ai pochi parlamentari che (non avendo rinunciato alle proprie facoltà intellettive) hanno avuto l’ardire di contestare queste due norme (contro natura per il movimento) è stato risposto che il contratto di governo non si tocca. Di fronte alla lapalissiana considerazione che nel famigerato contratto non v’è cenno a questi temi, il Vicepremier Ridens, non avendo altri argomenti, è passato alla macchina del fango (idrocarburi inclusi); un tempo utilizzata per screditare i propri avversari politici, questa indegna pratica viene ora sdoganata per mettere in riga il dissenso interno: le insinuazioni neanche velate di un interesse economico che starebbe dietro la scelta di rompere la compattezza del gruppo parlamentare (la cosiddetta “testuggine romana”) accende una luce sinistra sulla spregiudicatezza e sulla bassezza di un certo modo di intendere la “nuova politica”.

testuggine romana

L’insistenza con cui è stata diffusa la bufala di un Governo e del suo contratto scelti dalla maggioranza degli italiani ha purtroppo fatto breccia: nessuno sembra ricordare più che, in campagna elettorale, i due partiti oggi in coalizione se le sono dette e date di santa ragione, e che quindi i voti raccolti da ciascuno e i rispettivi programmi elettorali non sarebbero sommabili, essendo alternativi all’origine.
Cosa che invece il contrattoha inteso fare: un Frankenstein creato in laboratorio assemblando pezzi di programmi scritti in lingue diverse in un quadro d’insieme profondamente difforme.

Frankenstein

Oggi che l’alleanza scricchiola, per l’evidente inadeguatezza della compagine governativa e per la pochezza del programma di rilancio dell’economia (con i noti rischi di procedimento per infrazione da parte dell’UE), le possibilità che si vada verso una risoluzione del contratto sono tutt’altro che remote.
Ciascuno si farà i conti sul quando, secondo i propri interessi di bottega (dato che gli interessi del Paese per i gialloverdi non sono con tutta evidenza prioritari). Sarà interessante allora vedere a quale autorità giudiziaria si rivolgerà il contraente che si sentirà maggiormente danneggiato.
Ancora più interessante sarà capire le modalità con cui tale autorità determinerà il risarcimento: qualora venisse fissata una somma in denaro da corrispondere per ciascun voto travasato da un contraente all’altro, probabilmente Salvini si troverebbe nei guai, altro che i 49 milioni (tasse versate dai cittadini)

spariti nel nulla.

spariti nel nulla

Tanto il vostro Erasmo dal Kurdistan vi doveva, senza nulla a pretendere.

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