Tarallo: La Frangiflutteide

“Si Dottore, come le ha giustamente riferito Sua Eccellenza Monsignor Bertoni, faceva tutto parte di uno stesso piano, ordito contro il nostro giornale e segnatamente contro di Lei, Dottore, che ne è il proprietario.
Si, appunto, l’espediente materiale per metterlo in atto è stata la sostituzione di un modello di poltrona che avevo ordinato, un modello comodo ma sobrio, con un sofisticatissimo apparecchio per il relax che rilasciava però alcune tossine allucinogene in grado di indurre chi vi soggiornava a fantasie malate che interferivano con la percezione del reale.

Eh sì caro Dottore, non era imputabile a me quel titolo, era il risultato di una macchinazione ai miei e ai Suoi danni. Come dice? Che più che un titolo dovremmo considerarlo un augurio? Ah ah ah! Lei è sempre così spiritoso Dottore! Sì, in galera tutta la giunta, ah ah ah, stavolta sul serio!
Sono assolto con formula piena dunque? Ah, Lei non sa quanto io mi senta sollevato e… si, prego Dottore, mi dica pure. Si figuri, lei può chiedermi qualsiasi cosa!
Ma certo, sono a disposizione. Come? Ah, quanto costa la nostra rivista “Il coraggio del rifiuto” a Bishkek? In valuta locale intende Dottore? Valuta del…ora ho un momento di appannamento, sa, tutto lo stress recente…
Mi dia solo un aiutino Dottore, ha detto Bishkek? Cioè la capitale della….ah sì, mi scusi, del… Guardi, mi deve perdonare ma ho un inopportuno vuoto mentale e non mi sovviene di quale stato è capitale Bishkek… Mi deve credere l’ho sempre saputo, io parlo di continuo di Bishkek, anzi un nipote del mio podologo abita li, proprio li in…….. Kirghizistan??

Bishkek – Kirghizistan

Ha detto Kirghizistan Dottore? Siii, ma certo! Il Kirghizistan!
E’ ovvio, ce lo avevo sulla punta della lingua! Ah, ehm, quanto costa lì da loro la rivista? Ah già, certo…Dunque la valuta del posto è, cioè sarebbe…anzi, per la precisione dovrebbe essere ….. Dottore, io debbo confessarglielo: non ricordo quale sia la valuta del Kirghizistan, mi deve perdonare.
Mi creda, sono umiliato e costernato di non ricordare una cosa tanto ordinaria, di cui così spesso parliamo nel nostro Circolo di Burraco Greco Ortodosso, che… come dice? Sì, il podologo è tra gli iscritti. Ah, quindi la valuta in questione è il som kirghizo? E quindi la rivista costa 35 som, già… Certo Dottore, mi perdoni, sì: studierò di più. Arrivederla Dottore, e mi perdoni ancora…”.

35 Som Kirghizi

Il ruggito di rabbia e di impotenza che squassò il petto dello sconfortato Ognissanti Frangiflutti, direttore del Fogliaccio quotidiano, subito dopo la conclusione di questa conversazione telefonica, si portò appresso come un vortice mefitico, un vento maligno che, investendolo in pieno, privò di tredici foglie il magniloquente ficus dirigenziale, novità vegetale imposta dalla recente ristrutturazione della redazione.

I redattori presenti nel grande salone, scompigliato da quel bombardamento d’aria, furono costretti a chinarsi sui rispettivi tavoli per tenere ferme le decine di fogli che vi erano poggiati sopra, ma diverse carte volarono ugualmente via sotto la spinta della rabbia ventosa del Direttore. Uno dei giornalisti anziani, spaventato, si affrettò a recuperare l’elmetto mimetico con le frasche e l’indossò. Fece bene.

Le urla di Frangiflutti, frustrato e imbestialito per il  finale penoso della telefonata con la Proprietà, accompagnate dal consueto lancio di oggetti, si protrassero per diverse ore, trovando sempre nuovi pretesti a motivarle, sciocchezze per lo più, e fiaccando la resistenza di una redazione stremata.
In quel difficile frangente, si distinse per fibra morale Antimo Lattanzio, il correttore di bozze degli annunci erotici, detto “Verdurina” per il carattere troppo accomodante.
Nel pieno del fitto bombardamento frangifluttiano, mentre filava in ripiegamento tattico verso l’uscita della redazione, Verdurina  venne colpito sulla nuca da una statuetta che riproduceva finemente una figura di religioso. Era il trofeo del “Premio Don Abbondio”, vinto dal Direttore Frangiflutti qualche anno prima. Tutti i giornalisti, che se ne stavano barricati dietro le scrivanie rovesciate a mo’ di scudi, trattennero il fiato: la statuetta, fusa in un metallo di provenienza non terrestre, aveva l’aria infatti di essere piuttosto pesante.
Lattanzio si fermò di colpo, voltandosi verso la porta della Direzione del giornale, dalla quale era stato scagliato l’insolito proiettile, e rizzando orgogliosamente i centocinquantatre centimetri della sua resistibile statura, cantando a voce spiegata, mostrò a tutti il coraggio che può scaturire da una commozione cerebrale:

“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio…”

Tutti i redattori a quel punto, ammirati per l’incredibile metamorfosi di Verdurina, uno dopo l’altro si sentirono improvvisamente dei codardi e furono spinti allora ad alzarsi e a fare a meno delle barriere di protezione. Esposero i petti, di colpo fieri, alla pioggia degli ultimi oggetti tirati dal Direttore, ovvero gli elenchi del telefono degli anni compresi tra il 1999 e il 2015.
Frangiflutti si accorse di qualcosa di strano che vagava nell’aria, forse l’improvviso silenzio, e venne così riportato alla realtà. Si affacciò alla soglia del suo ufficio e li vide tutti.  I suoi giornalisti, senza alcuna eccezione, stavano ritti in piedi, immobili accanto alle rispettive scrivanie, e lo guardavano, duri, severi, con un’espressione di sfida stampata sui volti.
Il pavimento dello stanzone della redazione sembrava un campo di battaglia: solo allora il Direttore si rese conto che nel corso del raptus aveva scagliato di tutto.

Verdurina sanguinava leggermente dalla testa e aveva cambiato registro al suo canto, passando da quello patriottico de “La canzone del Piave” a quello, più intimista, dei versi di Povia:

“Luca era gay e adesso sta con lei…”.

E mentre Frangiflutti deglutiva, cercando qualcosa da dire ai suoi redattori che continuavano a fissarlo ostili, dal pianerottolo irruppe nella stanza Lallo Tarallo, con un sorriso sterminato che gli  illuminava la faccia da esaltato.
Nemmeno si accorse della scena di guerra che gli si presentava davanti e, seguendo il filo di un entusiasmo incontenibile, strillò: “Scoop, abbiamo uno scoop! Un mio amico ha fatto sbottonare una fonte giudiziaria attendibile: li incrimineranno tutti!”.
I giornalisti si voltarono a guardarlo, abbandonando sotto la spinta della curiosità la loro rigidezza battagliera.

Antimo Lattanzio detto “Verdurina”

Ognissanti Frangiflutti sembrò riprendere vita, un primo rossore andò a colorargli le guance, fino a quel momento livide. Si accostò a Tarallo e gli chiese: “Tutti? Vuoi dire davvero tutti, Sindaco e Giunta?”.
Un pensiero gli attraversò velocissimo la mente: allora la poltrona cacasogni non si era sbagliata! E lui che l’aveva data a Padre Benigno Bertoni, che certamente da giorni si stava ripassando l’intero catalogo dei sogni erotici!
Il Direttore, respirando affannosamente mentre un principio di esultanza andava squassandolo, incalzò ancora Tarallo: “È per quella storia delle licenze edilizie?”

“Ma no – replicò Lallo sorpreso – È ancora per l’affare della metropolitana – Io mi riferivo alle giunte di qualche anno fa: pare che abbiano a loro carico prove inoppugnabili! Quel mio amico mi ha detto anche che….

NON LO FACCIA DIRETTORE!!….” 

E Tarallo con un balzo fulmineo agguantò Ognissanti Frangiflutti strappandolo al finestrone spalancato, dal quale con tutta evidenza stava per lanciarsi nel vuoto.

Lallo e il Direttore, caddero per terra avvinghiati, sopra le Pagine gialle del 2004, spalancate alla voce “Imbalsamatori”.

“Ci pensi Direttore, lei può ancora aspettarsi qualcosa dalla vita! Magari cambiando stile, posizioni, amicizie! Lei può farcela Direttore: questo dolore, questo gesto insano può rappresentare l’inizio di una nuova vita: coraggiosa, indipendente, orgogliosa, vicina ai problemi della gente…ci pensi Direttore e non me ne voglia per averle impedito di gettar via una cosa così preziosa come la vita…”.

Così parlò Lallo, preso da un raptus di lirica sincerità.

I redattori tacevano tutti, commossi.
Frangiflutti, rialzandosi faticosamente, tentò per un paio di volte di dire qualcosa, non riuscendoci e deglutendo a vuoto.
Tarallo lo guardava per la prima volta con una sguardo di autentico compatimento.
Finalmente il Direttore, dopo qualche colpo di tosse, riuscì a parlare.
La voce gli venne fuori rauca, ma tutti lo capirono bene quando, guardando Tarallo come un vegano potrebbe guardare una bistecca al sangue, gli disse:

“Imbecille, io volevo abbassare la persiana”.

Lallo Tarallo sorpreso

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