Esiste amore senza gelosia?

La gelosia è un tarlo che rode l’anima o come scrive William Shakespeare nella tragedia “Otello”:

“È un mostro dagli occhi verdi che si diletta col cibo di cui si nutre”;

non a caso Otello finì con l’uccidere Desdemona, anche se l’amava a sua volta riamato, e solo perché il tarlo glielo mise Iago, una personcina non proprio per bene, infida e invidiosa.

Se Otello è divenuto lo stereotipo della gelosia senza dubbio Iago è divenuto l’emblema dell’invidia. Ma ciò che colpisce nel dramma è la continua errata interpretazione che Otello dà di ogni comportamento, emozione o reazione di Desdemona, motivo per il quale questo è divenuto anche il dramma dell’equivoco oltre che della follia e, sebbene lo zampino ce l’abbia messo il perfido Iago, tutto è stato poi falsato dalla rabbia cieca della gelosia.
Viene allora lecito chiedersi che genere di amore fosse quello di Otello.

La gelosia può trasformare l’amore in odio, può essere scatenata da orgoglio, rabbia e condurre alla violenza, lo constatiamo nei casi estremi che purtroppo funestano la vita di alcune persone e ci vengono restituiti da una cronaca nera sempre troppo ricca di particolari scabrosi e orridi che non si capisce perché facciano sempre più “notizia”.

Ettore Scola regista

A tale proposito nel 1970 Ettore Scola dirige un notissimo film dal titolo “Dramma della gelosia – tutti i particolari in cronaca”, è una farsa che ha in sé una comicità grottesca, narrata mentre scaturisce scena dopo scena dagli atti di un processo che vede imputato un operaio di nome Oreste, che ha ucciso per errore la sua amata, una fioraia di nome Adelaide. Il fattaccio sarebbe accaduto durante un litigio con il rivale in amore, il pizzaiolo Nello.

Il finale del film “Dramma della gelosia – tutti i particolari in cronaca”

Il film, divertente e amaro, è incentrato sui tre personaggi interpretati da un cast eccezionale: Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Giancarlo Giannini.
Il finale con la morte di Adelaide ci riporta a una cruda realtà, seppure stemperata dalle battute comiche e dalle situazioni paradossali, dal linguaggio fumettistico che rende strampalati i tre protagonisti nel mondo degradato dal quale sono scaturiti. 

Eppure qualcuno pensa ancora che la gelosia sia direttamente proporzionale all’amore, mentre con la proporzione dell’amore in verità ha poco a che fare; piuttosto la gelosia è legata più all’idea di possesso dell’altro e da questa idea può trasformarsi in ossessione, sino a sviluppare nei casi limite comportamenti insani e distruttivi.

Amore e possesso non vanno d’accordo, non sono due fattori connaturati tra loro, e così la gelosia determinata da una idea di proprietà e controllo sull’altro è frutto di un retaggio socio-culturale atavico e in molti casi nasconde la paura di perdere la persona amata, ma soprattutto una incapacità di costruire un rapporto affettivo sano nel quale l’altro è e resta proprio altro da me, libero di scegliere e proprio in quanto tale di scegliermi.

Scrive Miguel de Cervantes:

Se la gelosia è un segnale d’amore, è come la febbre dell’ammalato, per il quale averla è un segnale di vita, ma di una vita malata e mal disposta”.

Miguel De Cervantes

Il geloso dunque è affetto da un male che può deformare la realtà, non riesce a rapportarsi ad essa in modo normale e sereno ma, animato da sospetto, evoca fantasmi e percepisce tutto come un pericolo; di conseguenza rende la sua vita e quella dell’altro impossibile, causando egli stesso il materializzarsi delle sue paure.

Se

“La gelosia è sovente solo un inquieto bisogno di tirannide applicato alle cose dell’amore”,

Marcel Proust

come asserisce lo scrittore Marcel Proust, allora possiamo affermare senza tema di smentita che:
non è con la tirannide che si tiene vicina una persona.
La tirannide prima o poi presuppone una ribellione e quella ribellione determinerà la fine di un rapporto così squilibrato.

Il sentimento di gelosia può essere considerato normale quando è consapevole moto dell’animo che esprime una comprensibile vulnerabilità, perché ognuno di noi se ama qualcuno ha il timore di poterlo perdere.
Da qui ne viene che l’assenza totale di gelosia possa nascondere invece una sorta di indifferenza e disinteresse verso l’altro.

È normale dunque che la gelosia possa insorgere con la perdita della persona amata, ma è altrettanto vero che non sarà la gelosia a risolvere i nostri problemi, così come non potrà curarci da una perdita; sono invece le ragioni che l’hanno determinata e la nostra capacità di affrontarle seriamente, nel rispetto della libertà dell’altro, l’unica risposta sana e la possibilità di risoluzione anche nello stato di dolore che tale circostanza ci sta procurando.

La capacità di accettare le scelte dell’altro, e di sopportare persino l’abbandono, implica maturità e sicuramente è la base di un rapporto sano basato su fiducia e rispetto, indispensabili perché una relazione non sia viziata da una gelosia malata.

“Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri”.

Roland Barthes

A scriverlo è Roland Barthes, saggista e critico letterario francese, che  evidenzia consapevolezza nell’essere affetto da gelosia e altrettanto consapevolmente la analizza sino a riuscire a valutare le implicazioni che essa determina per sé stesso e per l’altro. Egli si spinge sino a vedere in sé e criticare il fatto di essere divenuto banale o pazzo.
La consapevolezza e lo sguardo obiettivo rivolto dentro sé stessi sono il primo passo necessario verso la volontà di curarsi dal tarlo della gelosia: negare il male dal quale si è affetti e attribuirne all’altro ogni responsabilità è probabilmente il peggiore dei modi di concepire ogni rapporto umano, figurarsi un rapporto d’amore.

Viene dunque da trarre questa conclusione:
è difficile amare senza vivere un sottofondo di gelosia; bisogna però saper distinguere questa forma dalla sua versione patologica, con radici molto profonde che affondano e si nutrono di ben altri mali, sino alle più pericolose degenerazioni.

Allora finirei con questo suggerimento:
per evitare di incorrere in guai seri non ci resta che concederci di essere ragionevolmente gelosi. Dove quel ragionevolmente dovrebbe bastare a fare la giusta differenza.

Forse.   

2 commenti su “Esiste amore senza gelosia?

  1. La gelosia è un atteggiamento prettamente di tipo culturale. Ovvero può essere confinato così come l’aggressività è relegata in un angolo della nostra coscienza poichè è condannata dalla nostra cultura. Così la gelosia può esserlo a patto che sia considerata deleteria ai fini del raggiungimento di un corretto ed armonioso comportamento sociale. Fino a pochi decenni fa era in qualche modo tollerato l’omicidio d’onore e sanzionato con pene molto leggere e, a volte, neanche quelle.

    1. Hai ragione Francesco, la cultura c’entra eccome. La condanna sociale di determinati comportamenti è fondamentale. In passato non era così il delitto d’onore portava in sé una giustificazione “valida” per la società che pure la giustizia considerava attenuante. Purtroppo nonostante i tempi siano cambiati e con essi le leggi, non siamo ancora liberi da questo retaggio culturale, l’aggressività che ancora dilaga incontrollata, nonostante il biasimo e la condanna sociale, ne è la prova.

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