Niente paura


Iniziamo con qualche considerazione banale: l’Europa è sempre lì, non si è spostata; l’onda nera dei sovranisti non c’è stata, anche se qualche segnale importante è arrivato; la forza e l’entusiasmo dei verdi ha supplito in alcuni casi (vedi Francia e Germania) al tracollo dei partiti d’impronta socialista.

Leaders verdi in Baviera

Tempo di analisi degli scenari, di valutazione dei risultati di una competizione elettorale che quasi ovunque è stata percepita come decisiva, con aumenti anche importanti nei livelli di partecipazione, ma non da noi.

Da noi saltano agli occhi il successo della Lega e l’insuccesso dei cinque stelle. Il resto è la solita solfa del tutti vincitori, anche quelli che non sono andati troppo bene o che godono delle altrui maggiori sciagure. La vittoria schiacciante del partito di Salvini, ampiamente prevista ma non in queste proporzioni, conferma una volta ancora l’estrema volatilità del voto nel nostro Paese.

L’analisi dei flussi elettorali proverà a fare un minimo di chiarezza su come sia maturato tale risultato, ma una cosa appare già evidente ad una prima lettura: il comportamento apparentemente schizofrenico di una discreta quota di elettorato

Comportamento apparentemente schizofrenico

Solo 5 anni fa il 40% dei votanti vedeva nel PD la soluzione di tutti i problemi, lo scorso anno il 32% ha dato le chiavi del Governo in mano ai Pentastellati e oggi oltre un terzo di coloro che si sono presi la briga di andare a votare (circa la metà degli aventi diritto, ricordiamolo) hanno indicato Salvini come nuovo salvatore della Patria.

Ci leggo qualcosa di poco sano in queste oscillazioni così estreme.
Il segno di un disagio che il progressivo dissolversi di punti di riferimento etico-culturali non riesce più ad arginare.
Sono ormai trent’anni che il muro di Berlino è venuto giù, e con esso le ideologie che storicamente hanno improntato la vita politica del vecchio Continente. Crollata la sovrastruttura, non necessariamente dovevano venir meno anche i pilastri ideali che in qualche modo ne erano il presupposto.
E invece la nuova narrazione parla, in maniera interessata, di superamento delle differenze tra destra e sinistra, quasi che i concetti di uguaglianza e disuguaglianza fossero intercambiabili.

Concetto di destra e di sinistra

Per evitare che coloro che più hanno da perdere rispetto a politiche che le penalizzano possano rendersene conto, si alza la cortina di fumo della paura, si induce la percezione di insicurezza che porta a scegliere l’uomo forte, quello che può proteggere la sua gente.

Prima avevamo avuto i vaffa, i no questo e no quello, la demonizzazione di un’intera classe politica, con l’indicazione del popolo come unica salvezza, prescindendo dalle competenze, anche mediante la bufala della democrazia diretta (dove partecipano quattro gatti e che quindi è assai poco democratica). Presupposto era l’onestà degli aderenti al Movimento a prescindere, in quanto “certificati”.
C’è voluto assai poco per capire che così non poteva essere e che la mancanza di una visione d’insieme, senza un minimo di principi etico-politici condivisi, non poteva portare da nessuna parte. Questo o quello per me pari sono: frase sciagurata oltre che qualunquista, e abbiamo visto dove porta.

Ora i proclami dell’uomo forte: spezzeremo le reni all’Europa, qui non entra più nessuno, flat tax (per i ricchi, ma mica lo dice), prima gli Italiani… Quanto può durare questa messinscena? Il tempo che le persone si accorgano che le loro condizioni, quelle reali e personali, non solo non migliorano, ma anzi vanno peggiorando.

Purtroppo, in carenza di altri punti di riferimento, l’elettorato si muove per tentativi superficiali: ho provato quelli là e non è andata, ora proviamo quest’altro. Ma è un segnale preoccupante di immaturità: l’attesa dell’uomo della provvidenza, l’assoluta incapacità di comprendere i problemi complessi e quindi la propensione, in assoluta buona fede, di credere a chi promette l’eldorado. Illusione cui non può che seguire la più cocente delle delusioni. 

Ognuno di questi passaggi, però, complica non poco la situazione del Paese, compromette le possibilità di sviluppo e risanamento, getta nello sconforto molte persone che, alla prossima tornata elettorale, entreranno nell’esercito degli astenuti. Con grave danno alla qualità della nostra democrazia.

E allora, “primaditutto” niente paura. Non facciamoci prendere dall’ansia per notizie e dati farlocchi, per rappresentazioni della realtà adulterate a bella posta. Non abbiamo bisogno di uomini della provvidenza, né di protezioni da pericoli immaginari. Un po’ di pazienza e anche questa brutta nottata passerà. Perché una cosa mi appare abbastanza chiara: con l’atteggiamento guascone e incosciente si va solo a sbattere; i proclami, che tanto scaldano oggi gli italici cuori, in Europa vengono letti (giustamente) come puro folclore. E tutti i nodi, immancabilmente, a tempo debito vengono al pettine.

I tempi della disillusione si vanno accorciando, speriamo che si inizi anche a capire che non esistono scorciatoie per uscire dal pantano.
Un po’ di serietà non guasterebbe, in un momento storico in cui tutto sembra ridursi a propaganda che scade nella macchietta, che non fa neanche più ridere.
Alla fine, l’unico modo per far sparire questi demagoghi pare essere quello di farli governare.
Purtroppo gli italiani sembrano avere un difetto genetico di origine oscura:

la memoria maledettamente corta.

Tanto il vostro Erasmo dal Kurdistan vi doveva, senza nulla a pretendere.

Erasmo dal Kurdistan è persona mutevole, con una spiccata tendenza alla tuttologia.
Vorrebbe affrontare la vita con leggerezza e ironia, ma raramente riesce a mantener fede a un impegno così arduo.
Scioccamente convinto di avere qualche dote letteraria (molto) nascosta, si prodiga nel vano tentativo di esternarla, con evidente scarsa fortuna.
Maniaco dell’editing e dell’interpunzione, segue un insano culto del punto e virgola (per tacere delle parentesi e delle amate virgole).
Tenta di tenere a bada una innata tendenza didascalica e quasi pedagogica pigiando sul pedale della satira di costume, ottenendo di comico solo il suo pio tentativo.
Il più delle volte si limita ad imbastire dimenticabili pipponi infarciti di luoghi comuni.

Un commento su “Niente paura

  1. Intanto bisogna dire che oltre il 51% degli italiani aventi diritto al voto non ha votato per nessuno dei partiti presenti in parlamento e che la lega ha preso meno del 19% dei voti di italiani che avrebbero potuto votare. Poi storicamente gli italiani cambiano alleato in guerra figuriamoci in politica. Quella fetta di elettori che determina maggioranza effimere si sposta in soccorso del probabile vincitore. Si arrabbiano se Miss Italia o il festival di Sanremo non lo vince chi viene scelto tanto che addirittura la “politica”, i ministri anziché occuparsi dei nostri problemi intervengono perfino del metodo di voto al festival. Senza contare quegli ultras che non accettano che vincano il migliore o quello più adatto o meritevole. Non viene votato chi si impegna per il bene comune ma quelli che sono disposti a spendersi per una parte. Chi è imparziale, corretto e preparato, chi si impegna e lavora non è desiderato. Anni fa proponevo ad una coalizione di indicare il profilo del candidato sindaco desiderato per scegliere la persona più adatta… Una persona si è lamentata perché “se viene scelto sempre il migliore allora a me non tocca mai…”. Per anni è stato votato chi aveva una certa opinione delle donne, chi comprava i giudici, chi ha costituito un partito con l’aiuto di qualche mafioso, chi ha diviso gli italiani elettori in tifosi senza accorgersene contribuendo a degradare il sociale. Quegli elettori che sceglievano (non ho capito per quale motivo) questo politico non sono morti, probabilmente hanno solo un altro (anzi altri) referente. Se questi elettori esaltavano chi cambiavano partner con estrema allegria, che si comprava gli avversari potete forse pensare che siano morti?

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