Da sempre gli uomini si interessano ai misteri, ai fenomeni paranormali, agli eventi che sia la cultura diffusa sia la scienza ufficiale non sono in grado di spiegare in modo esaustivo.
Oggi proviamo ad affrontare uno di questi temi: il cerchio magico e la sua crescente diffusione. Ben sapendo, a scanso di equivoci, che qualunque disamina sull’argomento non può che essere parziale, priva di solidi fondamenti scientifici e pertanto opinabile.
Cerchiamo brevemente di inquadrare l’argomento. Con cerchio magico si vuole indicare il ristretto gruppo di fedelissimi che circonda (appunto) un leader, generalmente (ma non necessariamente) politico, per proteggerlo e sostenerlo. Il fenomeno si è, con tutta evidenza, diffuso da quando si è andato affermando il modello di partito o movimento personale, dove la figura apicale racchiude in sé la sintesi di ciò che la sua organizzazione vuole essere e rappresentare.
C’è da dire che spesso la formazione del cerchio magico avviene in modo spontaneo, senza alcuna sollecitazione da parte del leader.
Questa evoluzione naturale, però, è in qualche modo incoraggiata dai principi organizzativi (di fatto o di diritto) che improntano il partito/movimento: quanto più si attribuisce l’ultima parola ad un dominus unico, tanto più aumenterà la probabilità che nasca il cerchio magico.
Le manifestazioni esteriori si caratterizzano per una adesione acritica e incondizionata a qualunque iniziativa promossa dal leader, con gli eccessi tipici di quelli che comunemente vengono detti “più realisti del re”.
Se, ad esempio, il “capo” indica una soluzione come preferibile tra due possibili alternative, del tipo “meglio andare di qua che di là”, il coro dei fedelissimi non solo approverà, ma si spingerà ad osannare la scelta: “evviva di qua… per sempre di qua… di là è brutto e cattivo… giammai di là.”
Salvo poi, e qui sta l’acrobazia logica, nel caso in cui il leader avesse un ripensamento e decidesse di esplorare anche la soluzione “di là”, senza alcun senso del ridicolo il cerchio magico esalterà la nuova scelta: “forza di là… sempre detto che era meglio di là…” e corbellerie simili.
Cosa può spingere una persona ad aderire a un cerchio magico è questione ancora avvolta nel mistero. Ci può essere una predominante componente affettiva, che si traduce in un tentativo di protezione, via via crescente man mano che il leader incontra critiche e difficoltà. Oppure la speranza di qualche tornaconto personale. O infine, semplicemente la ricerca di una guida cui delegare il proprio pensiero: meglio mettere il cervello in frigo per non farlo sciupare.
Tanto più il cerchio magico è coeso e “rumoroso”, tanto più la visione della realtà, dei problemi e delle potenziali soluzioni può apparire distorta. Questa situazione, lungi dall’aiutare il leader, va a costituire un ulteriore problema, in alcuni casi superiore a quelli (pur numerosi) già sul cammino.
A volte il cerchio magico può assumere le forme sguaiate del tifo da curva, in altri casi si esprime in modo più misurato, a seconda dei soggetti che lo intepretano. Una cosa però accomuna le varie modalità: accogliere qualunque tipo di rilievo o critica come attacco personale, organizzare sempre una difesa d’ufficio anche dell’indifendibile, immolarsi sull’altare del ridicolo per tentare di confutare fatti assolutamente evidenti.
Un solo soggetto è peggio dell’avversario che apertamente si oppone alla linea del leader e che pertanto rientra a pieno titolo nella compagine dei nemici: il traditore.
Nei Paesi affetti da integralismo religioso, l’apostata (colui che rinnega la religione ufficiale) viene in genere condannato a morte. Senza giungere a tanto, il cerchio magico assume verso i traditori (o presunti tali) lo stesso atteggiamento diffuso in alcune comunità ristrette a forte valenza carismatica, come i Testimoni di Geova o Scientology: il reprobo viene condannato all’ostracismo. Di fatto, chi prima era parte della comunità di sostegno al leader, ancorché non iscrivibile nel cerchio magico, viene bandito dal gruppo, spesso diffamato con pettegolezzi di bassa lega, in ogni caso guardato malissimo e additato agli altri “fedeli” come persona di malaffare.
Nei periodi di maggiore crisi basta poco per passare nel novero dei traditori: un commento sbagliato (se pubblico o sui social peggio che mai), la segnalazione di un problema (fosse anche con una proposta di soluzione), o anche solo portare un punto di vista differente da quello ufficiale.
Tutto fa brodo, per i puristi ortodossi. Così facendo, il gruppo si restringe sempre di più: impermeabile agli ingressi o quasi, diventa un colabrodo in uscita, e non sempre le perdite sono indolori per il progetto che si riteneva di voler portare avanti.
Di fatto il cerchio magico rischia di trasformarsi in un cappio al collo del leader, che si stringe col passare del tempo proprio per la sindrome da accerchiamento. A forza di escludere, bannare, chiudersi a riccio, farsi prendere da manie di persecuzione, rifiutare ogni tipo di confronto con posizioni diverse, lentamente viene a mancare l’ossigeno e con esso la lucidità; questa situazione porta generalmente verso un epilogo facilmente intuibile.
Tanto il vostro Erasmo dal Kurdistan vi doveva, senza nulla a pretendere.
Erasmo dal Kurdistan è persona mutevole, con una spiccata tendenza alla tuttologia.
Vorrebbe affrontare la vita con leggerezza e ironia, ma raramente riesce a mantener fede a un impegno così arduo.
Scioccamente convinto di avere qualche dote letteraria (molto) nascosta, si prodiga nel vano tentativo di esternarla, con evidente scarsa fortuna.
Maniaco dell’editing e dell’interpunzione, segue un insano culto del punto e virgola (per tacere delle parentesi e delle amate virgole).
Tenta di tenere a bada una innata tendenza didascalica e quasi pedagogica pigiando sul pedale della satira di costume, ottenendo di comico solo il suo pio tentativo.
Il più delle volte si limita ad imbastire dimenticabili pipponi infarciti di luoghi comuni.
Il sistema maggioritario in Italia ha tolto la rappresentanza politica alla maggioranza degli italiani che via via abbandonano la politica attiva e anche il loro diritto di voto. E’ il sistema di chi un po’ alla volta vuole escludere il confronto democratico diventato ormai praticamente impossibile sia nei consigli (comunali e regionali), che nel parlamento, ma anche dai dibattiti pubblici o addirittura dalle tribune elettorali. La maggioranza degli italiani, secondo i risultati elettorali, cambia con troppa facilità passando dalla parte del probabile vincitore non essendo capaci di accettare una sconfitta. Basta una stupida elezione di una miss o vincitore di un banale concorso o festival. Per non parlare del calcio dove bande uccidono a sangue freddo. Persone che hanno evidenti problemi psicologici o di comportamento o di altro tipo hanno bisogno del consenso e anche del potere della politica. Possono diventare capi o leader oppure semplicemente ci provano a diventarlo tentando di far parte di club esclusivo. Basta vedere, a livello nazionale e locale, l’evoluzione “politica” sempre alla ricerca dell’uomo forte o del leader o del capo che ha portato alla distruzione sociale, politica, aziendale creando il deserto intorno, diventando vittime di se stessi.