Dai quotidiani ai social media tra i temi più dibattuti negli ultimi 15 anni ci sono quelle diversità che non ci fanno sentire ancora cittadini d’Europa.
Purtroppo c’è da evidenziare che, se la Sanità basa la propria offerta sulla programmazione dei 20 bilanci regionali, anche il sistema dell’Emergenza Urgenza 118 su strada, non è che il riflesso di queste differenze.
Diversità che nel corso degli anni si sono accentuate, mettendo in risalto le limitatezze del quadro normativo istitutivo ed al tempo stesso la proliferazione di norme regionali con cui si tenta, di fatto, una drastica riduzione dei costi del servizio, non sempre per soddisfare le attese del cittadino.
Ne abbiamo parlato con Mario Balzanelli, presidente nazionale SIS (Società Italiana Sistema) 118.
Come si spiega questa abnorme forbice tra il ricorso all’ambulanza ed i codici rossi?
“Il Sistema 118 gestisce emergenze, urgenze e – di fatto – acuzie minori.
Quest’anno abbiamo registrato 4 milioni d’interventi – spiega Balzanelli – solo il 5%-8% erano codici rossi”.
Dal Piemonte alla Sicilia abbiamo 20 modelli di emergenza 118… Peraltro, mentre si è tentato anche di attivare un codice europeo con il 112, com’è possibile tutto questo?
“Purtroppo manca un profilo unitario di concezione del sistema sebbene esso sia tempo dipendente, nel senso che gli standard con cui si devono offrire le prime cure sono condivisi in tutto il mondo. Tuttavia, attraverso il Titolo V° della riforma della Costituzione, le Regioni hanno il potere legislativo in Sanità, dunque sui percorsi assistenziali che riguardano la tutela della vita e l’assistenza per le varie malattie dei propri cittadini…
Poi per quanto concerne l’attivazione del numero 112 sono pienamente a favore di questa disposizione normativa europea, che tuttavia in Italia in alcune regioni è stata attuata, in altre al momento no, poiché l’Europa non ci aveva affatto chiesto di sostituire l’accesso diretto alle Centrali dei vari istituti dell’Emergenza (118, Vigili del Fuoco, Polizia etc), ma – all’esatto contrario – di mantenerlo.
Nel nostro caso si tratterebbe di conservare l’accesso diretto al 118 in caso di emergenza sanitaria. Numeri che potevano e dovevano, a mio parere, affiancarsi al 112.
Ma è del tutto evidente come il costo dell’introduzione parallela dei due numeri deve adesso essere valutato anche economicamente. E soprattutto la sua istituzione non può e non deve generare intralci o ritardi nei soccorsi.”
Torniamo allora ai nostri “modelli” dottor Balzanelli: possiamo dunque asserire che il Sistema 118 nel nord Italia, da est ad ovest è già completamente diverso?
“Se facciamo riferimento ad un codice rosso, a seconda delle regioni, potremmo trovarci un’ambulanza senza né medici né infermieri o anche solo senza infermieri…”
Ma scusi… allora è un taxi…?
“Ciascuna regione ha senz’altro cercato di fornire al meglio la risposta che ha potuto organizzare con i fondi disponibili. Occorre però predisporre degli standard assistenziali omogenei in tutti i territori.
A livello parlamentare abbiamo depositato una riforma legislativa con cui chiediamo al Governo il potenziamento del sistema del 118, ampiamente sacrificato da logiche gestionali precedenti e arrivare ad una sua omogeneità sull’intero territorio nazionale.
Il 118 è il Sistema salvavita del popolo italiano e necessita di equipaggi che debbono prevedere, in caso di estrema gravità, quindi di codice rosso, medico ed infermiere a bordo e proprio perché non si tratta di attivare dei taxi, riteniamo debbano essere applicati tutti gli standard previsti.
Quelli cioè contenuti nel DM 70/2015 con cui il Ministero della Salute individua nel mezzo avanzato di soccorso, che è medicalizzato ed insieme infermierizzato, un’ambulanza o un’automedica destinate al soccorso avanzato, con medico ed infermiere a bordo in grado di fare diagnosi e terapia sulla scena dell’evento, potenzialmente in grado di fare la differenza tra la vita e la morte.
Questo Decreto ministeriale prevede inoltre che ogni 60.000 abitanti vi sia un mezzo di soccorso avanzato, per la SIS 118 questo deve essere necessarimente medico-infermieristico.
Ovviamente nella realtà non è così: queste disposizioni normative sono state disattese o comunque differentemente interpretate”.
Vi sono modelli di Sistema differenti?
“Il modello anglosassone tende a portare direttamente nei Pronto Soccorso tutti i pazienti gestiti.
Mentre con un Sistema di emergenza territoriale come quello italiano, in grado di effettuare diagnosi e terapia sul posto, ben il 45% degli interventi viene risolto presso la scena dell’evento, evitando accessi impropri, inutili e controproducenti a livello ospedaliero.
Controproducenti intanto perchè creano un sovraffollamento insostenibile e quindi anche perchè producono spese gestionali assai ingenti, del tutto evitabili.
Sosteniamo da tempo che nei Pronto soccorso ed in Ospedale ci deve arrivare solo chi ha necessità e priorità inderogabili, temporalmente indifferibili.
Non mettere medici ed infermieri sul territorio può risultare utile a quei territori su cui insistono molte strutture private, e quelle, guarda caso, sono sempre piene, insieme ai Pronto Soccorso, in permanenza sovraffollati.
Per valutazioni e contesti gestionali che potrebbero essere gestiti a domicilio lo Stato spende evidentemente molto di più… e questo sistema entra nella carne viva dello Stato.”
E così nella selva dei rivoli del sistema del 118 tutto risponde ad una logica…
“Bene, la legge del Terzo settore ha previsto postazioni di servizio 118 emergenza date in convenzione attraverso l’affidamento diretto all’associazione di volontariato.
Ora non entriamo nel dettaglio delle varie tipologie dei sistemi afferenti al 118: ciò che occorre stabilire sono criteri oggettivi di eccellenza che valgano su tutto il territorio nazionale nella definizione del profilo professionale dell’autista- soccorritore.
Tutti i mezzi di soccorso devono essere equipaggiati da una figura unica di autista-soccorritore, che al momento è in fase di definizione normativa a livello governativo e della Conferenza Stato-Regioni.
Al tempo stesso il trasporto deve essere garantito con mezzi di eccellenza, dotati di tutte le attrezzature all’avanguardia e con chilometraggio limitato, secondo le normative vigenti.
In futuro l’autista soccorritore sarà libero di decidere se fare il volontario, rimborsi a parte, “a costo zero” per le tasche dello Stato, o, al contrario, se vorrà essere un dipendente.”
L’auspicio?
“Auspico che si vada verso un modello unitario di Sistema, di qualità prestazionale di eccellenza uniforme in tutte le regioni e di sempre maggiore vocazione assistenziale, a misura d’uomo“.
H. Lucente Carapaz è nata a a Tenochtitlán. Per molti anni si è dedicata allo studio degli astri. Avendo verificato come Plutone non sia affatto il pianeta più distante dal Sole perché considerato, pianeta nano. Una mattina, dopo essersi alzata, aver fatto il caffè, preso una doccia gelata, ha deciso di concentrarsi anche su Urano che per molti versi è considerato suo gemello ed è molto più fascinoso e ribelle del primo. Tuttavia, dopo anni di effetti nefasti sulla sua visione pragmatica di ciò che causa inimmaginabili rivoluzioni su distanti pianeti, ha deciso di ritirasi a San Juan Teotihuacán. Con il suo telescopio puntato sulla grande cordigliera delle Ande e sulla bassa marea del Mediterraneo affronta temi planetari nel confine dell’umana percezione. Non ama i cani i gatti gli uccelli e le sfingi. Molte volte distrattamente assopita ricorda gli anni della sua convinzione e successivamente quelli della sua redenzione. Ha 117 anni e sembra una bambina.