Cervellenstein e il duro ritorno al lavoro. Parte seconda

La seduta con la Signora Ardenzi, cleptomane in servizio permanente effettivo, fu per il Prof. Cervellenstein assai stancante.
La donna, tutta concentrata sui ninnoli che adornavano le mensole della severa libreria dello studio, ed in particolare sul bustino in ceramica che ritraeva Freud a cavallo di un cervello con le zampette, rispondeva poco o niente alle domande mirate che le venivano poste.

Il guaio è che al suo posto, e con prontezza disperante, lo faceva l’agente di custodia Citrone Raffaele.

L’agente di custodia Citrone Raffaele

Lo psicologo aveva dovuto più volte invitarlo a non sostituirsi alla paziente, ma il secondino, appena un momento dopo, ripartiva col rispondere al Professore.

Pedanti e circostanziati rapporti di polizia finivano per fare le veci delle attese confessioni intime della Ardenzi.
Tra i suoi: “Citrone, lasci parlare la signora!” e i “Mi scusi Dottore, mi è scappata la risposta”, mormorati dall’agente, il professionista vide comunque trascorrere il tempo, seppur lentamente, così che i due, dopo un’ora di faticose schermaglie, furono finalmente congedati.
Rimasto per un po’ imbambolato a studiare la sua agenda senza vedere nulla, Cervellenstein, rialzando infine lo sguardo, ebbe una strana sensazione. 

Si accorse quasi subito che il bustino di Freud era sparito!

“Oh porcaccia miseria – ruggì il terapeuta arrabbiatissimo – quell’accidenti di ladra mi ha fregato!
Più tardi chiamerò il poliziotto per farla perquisire. Sempre a parlare quello, invece di sorvegliarla! Che cavolo di guardiano!!”.
Quel che il Professore non poteva sapere era che l’agente Citrone Raffaele, che non traeva molto giovamento dalla compagnia della Ardenzi, oltre a sostituirla nelle risposte, si era surrogato a lei anche nelle pulsioni: in quello stesso momento stava riponendo con cura la statuetta equestre di Freud nell’armadietto, unico arredo che, insieme con un lettuccio in metallo, figurava nella sua stanzetta, al secondo piano del Carcere di …….
Per Cervellenstein il resto della mattinata scivolò via un po’ più agevolmente.
Il complottista Settimio Verafè, un tipo grigio e smilzo, divorato da manie teologiche, ripetè convinto il suo racconto: un suo cugino monsignore in quei giorni portava avanti una tresca con Angie Dickinson, detta “Le gambe”, una storia torbida e nascosta dovuta ad una poltrona magica che favoriva situazioni impossibili.

L’attrice Angie Dickinson, detta “Le gambe”

Il Professore, che più che un allarme etico, aveva colto negli sguardi esaltati del suo paziente una mera e sostanziosa invidia, consigliò a Verafè di chiedere al cugino di fargli fare “un giro” sulla poltrona delle meraviglie e di mettersi quindi un po’ più tranquillo.

Cosimo Cuccurullo
alias Re Sole

Giunto subito dopo, il sedicente Re Sole, Cosimo Cuccurullo, sistematosi sul famoso e mordace divano dello studio, per un’ora riuscì a schivare altezzosamente le tecniche terapeutiche dello psicologo, finendo poi per concedergli benignamente un’altissima onorificenza, l’Orde Royal et Militaire de Saint Louis, incurante delle proteste di un Cervellenstein imbarazzatissimo.
Fu un secondo dopo la pomposa uscita di scena del sedicente monarca, che Cleofe si fece sentire col telefono interno:

La prossima seduta è da ritenersi annullata Professore

Temo infatti che Tressette non possa sottoporvisi: il suo legale Onofrio Porporina mi ha appena chiamato dagli uffici della questura, uffici nei quali Omar viene attualmente interrogato.
E’ in stato di fermo su denuncia di un tizio che gestisce una specie di balera e che lo accusa di aver portato intenzionalmente un tremendo scompiglio nel suo locale.

Omar Tressette
Omar Tressette

Dice Porporina che non dispera di di farlo rimettere a piede libero, ma la prega di raggiungerlo per testimoniare, di persona e autorevolmente, che Tressette, conscio dei suoi problemi psicologici, si sta sottoponendo con lei ad una seria terapia”.
Cervellenstein si tenne la testa tra le mani ed un lungo lamento gli sfuggì di bocca: che rientro tossico dalle vacanze!
Come già sembrava remoto il tramonto bretone sullo sfondo del quale aveva condiviso abbracci e spiedini di pesce, entrambi roventi, con la splendida Margot.

Raccattò sospirando la sua cartella e salutò sommessamente Cleofe che, spalancata la finestra, tirò fuori il suo toscanello per gustarselo da sola, in santa pace.
Il Professore si avviò sacramentando verso la questura.

La signora Cleofe

Sul posto, mentre aspettava di essere sentito dagli inquirenti, il Vicecommissario Paletta, ipocondriaco d’assalto, già suo paziente, gli sintetizzò i fatti.
Tressette, che aveva preso in odio la salsa ed il merengue, già da tempo si appostava fuori dai locali della palestra “El Coguaro”, convertita a sala da ballo.
Cervellenstein ricordava confusamente che di quel posto dovevano avergli parlato Tarallo e Consuelo, anche se non gli veniva in mente il perchè.
Omar per qualche settimana si era limitato a provocare verbalmente i frequentatori dei corsi di danze latinoamericane e fino al giorno precedente non si era registrato nulla di più serio di un paio di suoi lanci di uova e di un ceffone che Tressette si era beccato da una certa Assunta Cacace, in arte Carmen Ramirez, docente di merengue potenziato e compagna di vita e di lavoro del maestro Ciro Pappalordo, meglio noto come Ciro Duarte, gestore di quella Casa del Ballo.

La sedicente Carmen Ramirez e il maestro Ciro Duarte

Terminata la quiete si era scatenata tuttavia la tempesta e la sera prima si era registrato il fattaccio.
Presso la palestra  “El Coguaro” era in programma l’evento più atteso, la notte del “Salsa che ti Passa”, il gran ballo aperto a tutti, oltre che naturalmente ai frequentatori dei corsi.
Si prevedeva la presenza di centinaia di persone ed in effetti la sala, già alle 21,30, rigurgitava di tizi e tizie abbigliati come negli slums di San Juan de Puertorico.

Il brusio era alle stelle e l’orchestra dei “Los Strangoladores de meringas” si preparava a lanciare alle stelle il suo proverbiale ruggito di ritmi e fiati.
L’eccitazione si tagliava a fette, sguardi ardenti si incrociavano.

Ed ecco che sul più bello, al culmine della tensione caraibica, si erano materializzati in sala dieci professori d’orchestra, seri ed elegantissimi nei loro frac, ed avevano attaccato con entusiasmo la “Leichtes Blut, Polka schnell, Opera 319” di Johann Strauss.
Violini, violoncelli, contrabbassi, flauti e timpani descrivevano incalzanti ed eleganti volute musicali, due ballerini classici erano comparsi come dal nulla, lievi al punto di incantare la folla che fino ad un momento prima reclamava sangre e salsa.

La bellezza di quel quadro improvviso aveva stregato tutti imponendo un silenzio ammirato: perfino Los Strangoladores de meringas avevano riposto trombe e trombette ed ascoltavano storditi quella musica di sapore viennese.

Naturalmente dietro tutto questo c’era la mano sabotatrice di Omar Tressette, il quale, da uomo facoltoso, aveva finanziato e organizzato l’irruzione poetica.
Un fragoroso applauso sottolineò il gradimento generale al termine della magnifica polka e fu allora che il responsabile di quel blitz sonoro tentò di fare un discorsetto didascalico che, distruggendo salsa, merengue e altre scipitezze pseudocaraibiche, invitava piuttosto i presenti ad elevarsi, a sciacquare i panni nel Danubio.

Notturno sul Danubio a Vienna

Non reggendo più, Assunta Cacace, detta Carmen Ramirez, per la quale il Danubio poteva essere pure un cane di razza, era balzata dinanzi a Tressette, rovesciandogli addosso un discorso serratissimo nello slang di Catellammare di Stabia, zeppo di espressioni vivaci ed insultanti.
Omar, infastidito, le aveva tirato in faccia una pallina di pane raffermo che si era trovato nelle tasche, proiettile superstite di una battaglia conviviale avvenuta due mesi prima al pranzo di matrimonio di suo nipote Leucio.
La donna si era imbelvita saltandogli addosso: quello era stato il segnale per la totale degenerazione degli eventi.
Si originò un pandemonio: tutti assaltavano tutti e nessuno si tirava indietro.
Mucchi di rissaioli si acchiappavano e si incastravano, urla e gemiti volavano per la sala.
Ciro Duarte, camicia fucsia con maniche a sbuffo, fascia alta e stretta in vita e incongrui calzoni da gaucho, si accapigliava furiosamente con l’austero Professor Augustus Eberhardt, primo violoncellista, e Los Strangoladores avevano preso a lanciare sulla folla in tumulto decine di crostini al fegato cirrotico, pezzi pregiati del buffet.

Il Professor Augustus Eberhardt, primo violoncellista, coinvolto nella rissa

Tutto era cessato all’arrivo delle volanti e chi non se l’era svignata per tempo, fu registrato nel rapporto di polizia.

La posizione di Tressette era risultata più delicata di altre, così il re degli intolleranti era stato trattenuto in questura.

Cervellenstein, sempre più desolato, attendeva il suo turno chiacchierando col Vicecommissario Paletta: inguaribile Tressette!
Si sentiva spossato: il giorno del suo ritorno al lavoro minacciava di essere quello più lungo, come il 6 giugno del 1944, data dello sbarco alleato in Normandia.

Già, la Normandia… così vicina alla Bretagna…!
E allora la sua mente cominciò di nuovo a pompare ricordi: che giorni meravigliosi…   

Paesaggio bretone

Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.

Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti

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