Gli amori impossibili

“Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, per tornare all’antica perfezione…”.

E’ il mito delle due metà descritto nel Simposio di Platone. Da qui la nascita dell’ ideale intramontabile delle anime gemelle.

Amori impossibili?
Anche quando non abbiamo incontrato l’Amore o l’abbiamo perduto, ci soccorre l’idea che in un altrove remoto, da qualche parte di questo universo infinito, ci sia la nostra anima gemella.
Siamo alla ricerca perenne di qualcuno che possa completarci nei difetti e nelle profondità, desideriamo dunque ritrovarci e riconoscerci nello specchio degli occhi dell’altro.

È come desiderare utopie, la donna o l’uomo ideali, la principessa e il principe azzurro delle fiabe, la metà perfetta di noi che ci corrisponda e riempia il vuoto delle nostre mancanze, ci completi e appaghi, combaci finalmente in quel noi compiuto?

E vissero felici e contenti.

Il mito è tale, non si discute, mi spinge però a pensare che sia un paradosso il poter amare solo l’altra parte di noi.
Un po’ come dire che in fondo sappiamo amare solo noi stessi.
O forse no?

Ricerchiamo dunque la nostra metà perduta e pensiamo di poterla riconoscere, se pure a fatica, quando la incontreremo, nonostante i tanti errori, sfortunati, e le mille e uno cantonate prese nella vita.
Possiamo perciò liquidare ciò che non ci appartiene con un perentorio:


“Non sei tu la mia metà. Non combaciamo, vedi?” – perciò – “Tu non mi completi.
Mi sento un buco qui, al posto del cuore, dove manca proprio la tesserina giusta”,

in breve, dobbiamo continuare a cercare altrove.

“Love”, Alexandr Milov

Ma sono più coloro i quali, nella spasmodica ricerca, continuano a prendere abbagli, soprattutto quando l’età avanza e la penuria di tempo rende alquanto frenetici e caotici gli sforzi, contro tempo, contro vento, contro corrente… insomma contro e soprattutto prima di rassegnarci alla pace dei sensi, che confondiamo troppo spesso con i sentimenti.
E ancora, un esempio “drammatico” della rappresentazione di questa spasmodica ricerca della metà di noi, si esprime nella performance dei tanti candidati ospiti delle trasmissioni di Maria De Filippi, nel trito e ritrito portare in scena sempre la stessa storia, cristallizzata nel solito cliché.

Maria De Filippi

Dal mito di Platone alla Tv spazzatura, il passo è breve.

Il regista che forse ha raccontato meglio di tutti questi intrecci disperati, più caotici del caos primordiale, attraverso la comicità e il gusto del paradosso che ridicolizza il più banale dei cliché con la sua esilarante parodia, è Woody Allen:

“Sono innamorata di Aleksij. Lui ama Alicia. Alicia ha una relazione con Lev. Lev ama Tatjana. Tatjana ama Simkin. Simkin ama me. lo amo Simkin, ma in modo diverso da Aleksij. Aleksij ama Tatjana come una sorella. La sorella di Tatjana ama Trigorian come un fratello. Il fratello di Trigorian ha una relazione con mia sorella, che gli piace fisicamente ma non spiritualmente” – da Amore e guerra (1975)

Woody Allen e Diane Keaton in un scena di ” Amore e Guerra”

“I sogni son desideri di felicità…”, cantava un noto motivo del film “Cenerentola” di Walt Disney, ma davvero vorremmo avverarli tutti?
Li esprimiamo cercando nel cielo la scia delle stelle cadenti, oppure ad ogni compleanno, quando spegniamo le candeline sulla torta con un soffio, finché non ci accorgiamo che, non appena i desideri si avverano e cessano di essere sogni, subito dobbiamo iniziare a sognare altri sogni e partire per altri desideri.

Cenerentola

Gli Amori impossibili, invece, durano in eterno, proprio perché mai avverati. Mai corrisposti. Mai disillusi.
Credo corrispondano essi stessi al bisogno vitale di amare, prima ancora che quest’amore, quale esso sia, prenda forma.
Insomma, prima di toccare con i piedi la terra.

“Le persone con i piedi per terra dicono che l’amore è una follia. In realtà ciò che accade è che la fantasia violentemente distorta da immagini piacevolissime, dove ogni passo ti avvicina alla felicità, viene crudamente riportata alla dura realtà”,

lo ha lasciato scritto Gustave Flaubert, che certamente la sapeva lunga.

Gustave Flaubert, circa 1860;
ritratto di Étienne Carjat

Per lo più si vive di orizzonti piatti, ci si adagia nelle nostre vite come su di un’amaca che prende la forma del corpo, o forse siamo noi a prendere la forma dell’amaca, finché non diviene scomoda, perché questo corpo si evolve e si rannicchia su sé stesso, si contorce e vuole cambiare forma.
Allora ci ritroviamo ad essere avvoltolati come bruchi dentro il bozzolo, dal quale vorremmo liberarci per spiegare le nostre ali.
Per molti l’amaca è la normalità, tutto il resto è effettivamente trasgressione, se non follia. Eppure vorremmo movimentare questo orizzonte piatto, e farlo prima che avvenga la desertificazione.

Un amore impossibile non cessa di essere sogno né di appartenere alla sfera dei desideri. Esso rinnova l’orizzonte di una luce soffusa, con sfumature di sofferenza mescolate a quelle dell’aspettativa.
Siamo vivi, ci struggiamo e distruggiamo, ma sentiamo e per questo esistiamo. Combattuti tra l’illusione e la disperazione ci incasiniamo nelle storie più improbabili, dagli intrecci più complicati, in cui le metà della nostra metà si mescolano, si confondono e alternano, nella ricerca dell’anima gemella che si ricongiunga a noi.

“Gli Amori Impossibili” di Gautier

Ma se è vero che, come disse Théophile Gautier : “è già una felicità poter amare, anche quando ad amare si è soli”, per quanto la vita possa essere assurda e la nostra anima gemella possa restare solo un’utopia, continueremo felicemente a inseguire il nostro Amore Impossibile, proprio come fosse l’orizzonte che si sposta a ogni passo, nella certezza che a ogni tramonto corrisponderà sempre l’alba di un altrove.

Forse.

Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale

2 commenti su “Gli amori impossibili

  1. Finché poeti, scrittori e filosofi, non capiranno che l’amore e il sesso sono due cose diverse, si scriveranno tante di quelle fesserie sull’amore da renderlo ridicolo. Madre natura utilizza( proprio utilizza) il mangiare, il dormire, l’istinto di conservazione il bere e il sesso, per la sopravvivenza. Provate ad immaginare cosa accadrebbe se mancasse uno di questi fattori di vita.
    Su sesso e amore la scienza ha compiuto esperimenti molto avanzati su seicento coppie di studenti innamorati, dopo sei mesi di convivenza e di sesso quello che si chiama amore era scomparso tramutato in amicizia,
    E singolare che in un momento, certamente il più drammatico, dell’esistenza, umana e che porterà alla scomparsa della vita sulla terra si rincorrano ancora dei concetti creati da filosofi poco genieli (leggi Platone). Detto questo io credo nell’amore, son 40 anni che amo mia moglie.

  2. Credo che tra le poche regole che esistano un amore ci sia quella che non ci sono regole e che in amore non si fanno soffrire gli altri. Penso anche che non sia amore nelle società, negli interessi, nelle scelte opportuniste, nei tradimenti, nelle convenzioni. Così come credo che ha invidia dell’amore degli altri o che teme l’amore degli altri contrastandolo abbia grossi problemi piscologici se non psichiatrici. Come chi lo vorrebbe imporre l’amore. Purtroppo la società (o i social o la televisione e i mezzi di informazione in genere) ci rimanda ogni giorno un falso clichè. Chi ancora oggi pensa o dice o crede che ci siano cose o parti esclusive o di competenza dell’uno o dell’altro sesso debba farsi vedere da uno bravo. Altrettanto chi rilancia pubblicamente certe assurdità molto simili alla compiacenza del potente di turno. A chi ancora nel 2020 si deve ribadire parità di genere diventa difficile pensare che queste persone sappiano amare. Perché l’amore ha come base il rispetto di se e reciproco. Se di amore ce n’è poco o sembra ce ne sia poco è perché non fa rumore, è discreto quando è vero amore è esclusivo e quindi non si condivide nei social. E’ rimasta famosa la Frase di John Lennon:
    Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l’amore, mentre la violenza e l’odio si diffondono alla luce del sole.

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