VIGNETTE OVVERO L’ELABORAZIONE DEI MICRO-LUTTI QUOTIDIANI
Avviene ogni volta che suona la campanella dell’ultima ora. È lo strappo dalla connessione che per 5 ore mi ha tenuto collegato alle file di adolescenti seduti davanti a me. Una connessione razionale ma soprattutto emozionale, empatica e lo strappo ogni volta è un piccolo trauma, l’improvviso vuoto crea sempre uno scompenso, mi lascia scoperto, esposto emotivamente. Credo capiti a tutti gli insegnanti e ognuno col tempo riesce a trovare il modo per elaborare il micro-lutto quotidiano. Io l’ho trovato disegnando.
La prima vignetta è del 2014 e quindi da sei anni scarico il peso emotivo della disconnessione scarabocchiando su fogli rigorosamente riciclati. 30, massimo 45 minuti per fissare, umorismo pirandelliano come guida, situazioni standardizzate che si ripetono quotidiane in tutte le scuole italiane “… di ogni ordine e grado”..
Disegno sul retro di relazioni, programmazioni, bozze di verbali di classe e/o di dipartimento, circolari, comunicazioni sindacali. Ogni foglio che mi capita a tiro va bene e vado a costruire così una doppia storia della mia esperienza scolastica: quella formale-burocratica sul recto e quella della mia personale sfera emozionale sul verso.
Matita in mano prendo le distanze da me stesso e non posso non ridere dei miei impacci, dei miei goffi tentativi di relazionarmi con gli studenti, della mia costante paura di essere inadeguato al mio ruolo di educatore, del mio perenne senso di stanchezza.
Mi trovo buffo e trovo buffi loro, i miei studenti, con le loro fragilità, con i loro momenti di pigrizia, i sotterfugi per copiare il compito, le giustificazioni per non aver studiato, le scuse per evadere dalla costrizione dell’aula, la dipendenza da cellulare.
Vedo le loro paure dell’interrogazione, le ansie per il compito, i problemi relazionali con i prof e tra loro, le incertezze sul futuro, le domande che non sanno fare e a chi farle ma che li rodono dentro. Come si fa a non volergli bene? Anche perché è l’unico modo per uscirne vivi… forse.
BdM nasce nello scorso millennio ai tempi delle cabine telefoniche.
Da bambino amava molto disegnare fino al brutto giorno in cui qualcuno gli ha detto che ormai tutto sarebbe stato fatto con il computer e BdM ci ha creduto, faccia di velluto. Non ha più disegnato, si è diplomato, laureato, concorsato ed è diventato prof(s).
Un bel giorno, tra relitti di floppy disk e registri polverosi, ha ritrovato il resto di una matita, una B2 spuntata.
Il bambino dentro si è risvegliato, ha ricominciato a schizzare su qualunque foglio capitasse a tiro e da allora non si è più fermato.
Adesso quando esce di casa porta sempre con sé un quadernino e un mozzico di B2 che sta tutta in una mano perché, come dice Nando il fratellino di Mafalda in una meravigliosa striscia di Quino, “non è incledibile quanta loba ci tta dentlo una matita”?