di Mario Leone
Nella riunione straordinaria del Consiglio europeo di luglio (17, 18, 19, 20 e 21), le conclusioni adottate affrontano diversi aspetti di carattere tecnico, politico, e anche morale, al fine di sostenere le economie nazionali flagellate dalla crisi Covid-19. Il principale strumento elaborato dalla Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen, come addendum al Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, è il Next Generation EU (NGEU), uno specifico piano di rafforzamento finalizzato a dotare l’Unione dei mezzi necessari per affrontare, appunto, le sfide presentate dalla pandemia.
La Commissione, per poter sviluppare i programmi dell’Ue in conformità al NGEU, è stata autorizzata a contrarre prestiti “di scopo”, per conto dell’Unione, sui mercati dei capitali fino a 750 miliardi di euro (a prezzi 2018), e non potrà comunque assumere prestiti oltre la fine del 2026. Gli importi così reperiti possono essere usati per erogare “prestiti”, fino a concorrenza di 360 miliardi, e per “spese”, fino a concorrenza di 390 miliardi.
Inoltre, le conclusioni del Consiglio europeo puntualizzano che le passività dovranno essere ridotte costantemente e prevedibilmente fino al 31 dicembre 2058 e che, a questo scopo, gli importi dei massimali delle risorse proprie sono incrementati in via temporanea di 0,6%.
In altri termini, le spese “di scopo” del bilancio verranno alimentate attraverso le entrate del NGEU. E proprio questo è il nodo cruciale che sta ostacolando, insieme alla trattativa sul QFP, la fase di approvazione del NGEU.
Vediamo le scadenze: gli impegni giuridici del NGEU dovranno essere contratti entro il 31 dicembre 2023, mentre i relativi pagamenti saranno effettuati entro il 31 dicembre 2026.
Il controllo politico sullo stesso sarà definito di comune accordo tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.
La Commissione europea ha presentato il 17 settembre, prima quindi del Consiglio europeo del 15-16 ottobre, proposte in merito alle modalità per accelerare, e agevolare, le procedure negli Stati membri per sostenerne la ripresa con progetti di investimento, in particolare nelle infrastrutture. Ha poi definito orientamenti strategici per l’attuazione del Dispositivo per la ripresa e la resilienza nella sua strategia annuale per la crescita sostenibile (ASGS) 2021.
In particolare, per consistenza (“pesa” per l’89,7% del totale), riguardo la prima voce del NGEU, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, appunto, il Consiglio europeo ha stabilito che il volume massimo dei prestiti per ciascuno Stato membro non potrà superare il 6,8% del suo RNL e che: il 70% dovrà essere impegnato negli anni 2021 e 2022; il 30% dovrà essere interamente impegnato entro la fine del 2023.
Il prefinanziamento del dispositivo per la ripresa e la resilienza verrà versato non prima del 2021 e potrà essere pari al 10%.
L’ammontare del Dispositivo è pari a 672,5 miliardi, di cui 360 miliardi di prestiti e 312,5 miliardi di sovvenzioni.
Il NGEU comporta, per tutti gli Stati membri che ne richiederanno l’accesso, l’obbligo di preparare programmi nazionali di riforme (PNR) e investimenti per il periodo 2021- 2023. I piani saranno riesaminati e adattati, ove necessario, nel 2022 per tenere conto della ripartizione definitiva dei fondi per il 2023.
Questi piani verranno valutati dalla Commissione entro due mesi dalla presentazione.
In base all’intesa raggiunta a luglio dal Consiglio europeo le restanti risorse del NGEU saranno assegnate a:
- ReactEU, il meccanismo ponte tra l’attuale Politica di Coesione e i programmi 2021-27, con una dotazione di 47,5 miliardi;
- Horizon Europe, il programma per la ricerca e l’innovazione, cui vengono assegnati 5 miliardi;
- InvestEU, che unisce tutti gli strumenti finanziari UE in continuità con il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) del Piano Juncker, cui sono destinati 5,6 miliardi;
- i Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), nell’ambito della Politica agricola comune, cui vanno 7,5 miliardi;
- il Just Transition Fund, il Fondo per la transizione equa che sostiene l’uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono, con 10 miliardi;
- il meccanismo di protezione civile dell’Unione RescEU, con risorse per 1,9 miliardi.
Il bilancio pluriennale dell’Unione è stato invece ridimensionato dai 1.100 miliardi proposti dalla Commissione a 1.074,3 miliardi di euro, cifra che, secondo l’ultima proposta di compromesso presentata dall’ambasciatore tedesco Michael Clauss, potrebbe salire di un massimo di 9 miliardi per rafforzare le dotazioni di alcuni programmi di finanziamento dell’UE. L’incremento di fondi non sarebbe immediato, ma scatterebbe una volta arrivati a metà della prossima programmazione finanziaria.
Tornando invece agli adempimenti nazionali dovuti per beneficiare del Dispositivo per la ripresa e la resilienza europeo fino ad aprile 2021, gli Stati possono presentare dei Piani nazionali strutturati e conformi alle indicazioni della Commissione europea.
Il 13 ottobre 2020, la Camera e il Senato hanno approvato le risoluzioni delle Commissioni parlamentari sulla proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Nel corso della discussione al Senato, il Ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola, ha evidenziato che nessun Paese europeo ha ancora presentato il piano di ripresa e che il parlamento italiano è il primo a discuterne l’impostazione. Il governo ha avviato, il 15 ottobre, i colloqui informali con la Commissione europea, mentre il piano definitivo sarà presentato, come dicevamo, nel gennaio 2021. Pur non accogliendo la proposta di risoluzione dell’opposizione, il Ministro si è impegnato a seguire un percorso parlamentare condiviso per progettare un’Italia migliore.
Ha dichiarato il Ministro Amendola in una nota:
“Oggi alla Camera e al Senato ha vinto l’Italia, non una parte politica. Grazie al ‘sì’ della maggioranza e all’astensione dell’opposizione, il Next Generation EU ha incassato il primo via libera sulle Linee guida. Adesso il Governo è pronto per cominciare il dialogo informale con Bruxelles”.
Il 9 settembre scorso, a Palazzo Chigi, il Comitato interministeriale per gli Affari Europei (CIAE), presieduto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e convocato dal Ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola, ha concordato il PNRR. Nel documento vengono indicate le sfide, le missioni e le azioni del Piano per la Ripresa italiano da finanziare attraverso il NGEU, con l’obiettivo di realizzare in Italia e in Europa la doppia transizione verde e digitale e di accrescere la competitività, l’inclusione sociale e la crescita economica dopo la crisi pandemica COVID-19. Le Linee guida si compongono di un’analisi degli obiettivi economico-sociali del Governo e delle due raccomandazioni specifiche per l’Italia del 2019 e 2020.
Mario Leone, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Sapienza di Roma in Scienza delle finanze (“Unione monetaria europea e sistema federale”), master in “Giurista di impresa” presso l’Università di Roma Tre e master in “Diritto tributario professionale” presso l’Università di Roma Tor Vergata. Funzionario della Direzione centrale servizi fiscali dell’Agenzia delle Entrate. Dal 1991 iscritto al Movimento Federalista Europeo, membro del Comitato federale e segretario del centro regionale del Lazio. Vicedirettore dell’Istituto di studi federalisti “Altiero Spinelli”. Ha pubblicato nel 2017 il volume “La mia solitaria fierezza” (editore Atlantide) e nel 2019 il X Quaderno di Ventotene “Dal Manifesto di Ventotene all’azione federalista nella Resistenza”.
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