Spesso chiediamo alla politica di essere alta, di rispondere in pieno al suo significato originario di cura disinteressata della polis, di servizio ad essa prestato.
Ma se sentiamo che la politica oggi deve fare un salto di qualità perché si recuperi il rispetto dello Stato, e quindi delle Istituzioni, è anche vero che questo salto di qualità, questo radicale cambiamento, non può provenire solo dai politici.
Molto in effetti dipende da noi cittadini, dal nostro senso civico, dal nostro recuperare dunque, attraverso un civismo consapevole e attivo, quei valori che sono insiti nella nostra Costituzione.
Sta a noi esercitare, quindi, la giusta pressione su chi è chiamato a rappresentare quei valori e preservare così il DNA della nostra Democrazia.
Purtroppo in parecchi hanno fin qui contribuito alla ridicolizzazione delle istituzioni pubbliche, col risultato di sminuirne valori fondanti, approfittando della perdita di un’etica politica.
La qualunque e l’avanspettacolo hanno fatto il resto, girato un film che è stato un fiasco, e se ciò è potuto accadere è stato proprio a causa della scarsa attenzione e responsabilità da parte di tanti, fin troppo abituati a delegare e poi a convivere con questa realtà, sopravvivendo ciascuno a suo modo, traendone i propri benefici, senza interrogarsi sul domani.
Del resto, non è delegittimando lo Stato che si diffonde l’antistato? Che si manovrano i processi politici attraverso pratiche qualunquiste e deteriori?
Non è proprio attraverso il gioco al ribasso di chi vuole gestire autonomamente spazi di potere, senza tenere conto del bene comune, che si riesce a rendere accettabile ciò che non dovrebbe mai essere accettato?
Esiste un sottobosco di connivenze con la malapolitica che ha contribuito al suo degrado, esiste un’anticultura che si è insinuata nella vita quotidiana, della quale si servono, di volta in volta, degli interessi individuali, quelli tesi a demonizzare l’Istituzione per occupare spazi di potere.
Ci si sarebbe dovuti innanzi tutto scandalizzare per questo scempio etico che si è perpetrato e, da veri cittadini, difendere con tutte le nostre forze le Istituzioni.
Noi, invece, le abbiamo confuse con gli uomini, non siamo stati capaci di riconoscere in esse il baluardo della nostra Democrazia.
Permettere che l’onda di un qualunquismo dilagante strumentalizzi la rabbia della gente e la diffusa ignoranza, è quanto di più pericoloso possa esserci.
In questi tempi bui di pandemia e di grave crisi economica ad essa conseguente, con la sensazione che monta, di essere oramai alla stregua di una nave nella tempesta, siamo tutti esposti maggiormente al rischio che la disperazione diventi uno strumento di deflagrazione, utile ad aprire un varco, l’ennesima via maestra per conseguire ogni genere di interesse particolare.
Così da alcune parti si susseguono affermazioni che sdoganano calcoli opportunistici, ponendo gli uni contro gli altri: vecchi contro giovani, poveri contro ricchi, sani contro malati, e mettendo tutti davanti al bivio salute o lavoro.
E questo è un fatto che mi sembra una mostruosità.
In questa lotta per la sopravvivenza, tutti contro tutti, ogni assurdo teorema rischia di diventare lecito, e se la nostra Costituzione, nella quale si parla di eguaglianza, continuasse ad essere costantemente ignorata, quando, al contrario, la sua piena attuazione sarebbe l’unica strada sensata verso una crescita civile, allora credo che non avremmo più scampo. Caduto l’ultimo baluardo, la nave andrebbe alla deriva, totalmente ingovernabile nella tempesta.
Insegnare il rispetto delle Istituzioni e quindi praticarlo, è l’unica via possibile per arrivare al rispetto di noi stessi, nessuno escluso.
Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale
Sette anni fa iniziato il mio intervento in commissione ambiente a Bruxelles, in rappresentanza dei cittadini di Borgo Montello, dicendo che “sono molto preoccupato, da cittadino, che non solo comitati, associazioni e singoli cittadini, ma anche istituzioni (comuni) si rivolgano a me per la tutela dei diritti civili e sociali avendo perso la fiducia dei partiti, di alcune istituzioni e anche di associazioni che una volta li difendevano” … invece in commissione bicamerale, quattro anni fa, contro le ecomafie: “dicevano che Latina è provincia di Casale. Invece oggi siamo, siete qui ad affermare che siamo cittadini italiani a pieno diritto e lo Stato è dalla nostra parte”. Sono state esperienze forte e importanti che ho riassunto in poche frasi ma che meriterebbero molto spazio, che basterebbero, forse a commentare l’articolo. Ho vissuto, aiutato, espresso consulenze, testimonianze, nelle varie istituzioni, con denunce, segnalazioni, esposti, per decine di comuni, centinaia di associazioni e cittadini, in circa 40 anni, che raccontano con fatti ed episodi il progressivo degrado della società. Pensavamo che il malcostume di una parte della Dc, la percentuale del 10% di cui si racconta ai tempi del socialismo craxiano, fosse il peggio. Poi è arrivata mani pulite e la famosa discesa in campo di un partito fondato da una persona condannata per associazione mafiosa che la gente continua a votare… Nonostante questo continuo a credere ed ho il massimo rispetto di Istituzioni e Giustizia. Anche dei miei concittadini o compatrioti o corregionali come preferite, usando dei termini che mi sembra abbiano perso di senso. Credo, spero, che un giorno come una persona ha picconato il muro di Berlino diventando un’onda dilagante, qualcuno a caso dia una prima picconata a questo degrado per tornare ad essere orgogliosi di essere italiani e di essere fieri di chi ci rappresenta