di Rino Caputo
Pennacchi è l’insegna della narrativa della terra pontina, non c’è dubbio. E’ cantore di Littoria non meno che di Latina. E il conclusivo volume della saga dei Peruzzi, La strada del mare, sembra confermare lo slancio verso la più accentuata e assestata realtà post-pioneristica pontina. Si vuol dire, cioè, che è tempo di procedere, con Pennacchi, all’investigazione della nuova letteratura pontina, così come emerge, per ora, in raccolta non organica e ancora accumulatoria, da alcuni esiti più recenti.
Mi riferisco alla tendenza di una generazione di scrittori non nata a Latina, ma qui ormai radicata per scelte familiari e/o lavorative, a innestare sul ceppo pontino, il proprio Bildungsroman e, in taluni casi, lo stretto Familienroman. Sono scrittori che, fatti i conti con la propria esperienza iniziale, si esprimono stabilmente e con continuità a Latina, non esitando a collocare nel presente psicofisico e spaziale le loro (nuove) storie: Salvatore D’Incertopadre, Eugenio Benetazzo, Peppe Bettoliere, Floriana Giancotti, Rossana Carturan, Assunta Gneo, Carla Zanchetta, Antonio Scarsella, per citarne solo alcuni più in vista, tutti editorialmente assestati negli anni successivi al 2010. Così come, nella stessa direzione, va salutato più recentemente l’esordio alla scrittura narrativa di Giorgio Maulucci, con un romanzo in cui la dimensione autobiografica si precisa, fino quasi a coincidere, con il racconto della progressiva acquisizione delle esperienze intellettuali e professionali dell’uomo di cultura, dell’intellettuale impegnato e dell’insegnante.
Ma occorre ricordare, altresì, le prove significative, a cavallo del Terzo Millennio, e forse non ancora avvertite fino in fondo nella loro ampia letterarietà e nel sempre più insistente intreccio dei generi espressivi, di Renato Gabriele. E a costoro vanno aggiunti i ‘giovani’ narrator, per così dire, nativi che non disdegnano i riferimenti dei generi narrativi più seguiti nel panorama nazionale e internazionale, come il ‘noir’ o il ‘thriller’ (Campagna, Felli ecc.). Analogo discorso va fatto per la poesia, per la quale la gran messe di esiti ‘tradizionali’ della generazione immediatamente successiva alla fondazione è stata poi sostituita dalle pubblicazioni, più e meno ispirate, di tanti ‘scriventi istruiti‘ anelanti alla condizione (ovvero al riconoscimento) di poeta. Risalta, tuttavia, per successi conclamati come per continuità operativa, l’attività espressiva di Leone D’Ambrosio e la già riconosciuta eccellenza della poesia di Rodolfo Carelli. Tutta da scoprire e, ancora, per certi versi, da inventariare è la ‘musica’ di Latina. È forse la dimensione artistico-espressiva più diffusa, nelle fasce giovanili ma, anche, nelle prestazioni più e meno amatoriali di generazioni diversificate: dal jazz alla ‘musica leggera’ e ai ritmi delle sempre più avanzate tecnologie sonore. Non irrisoria è d’altra parte l’attenzione riservata alle forme più assestate di espressione musicale, lirica e sinfonica, per cui Latina è all’altezza delle esperienze nazionali e internazionali: si pensi al ‘Campus Internazionale di Musica’ e, ora, al sempre più rifornito “Dizionario della Musica in Italia e l’Archivio dei Musicisti”, da alcuni anni costruito nel capoluogo pontino – peraltro, non si dimentichi, sede di Conservatorio – da musicisti e musicologici cittadini (il Maestro Claudio Paradiso), che hanno maturato e maturano anche altrove intense esperienze professionali e culturali.
Pur non esistendo, da sempre, una politica musicale della Città (ma ora si parla finalmente di una Casa della Musica), si assiste, anche per questa specifica attività alla forma consueta del rapporto con Roma, tra attrazione del maggior spazio urbano verso l’esodo irreversibile ovvero, talora, verso il recupero dell’operatività in loco. Ma ancora oggi, per la musica come per le altre arti, il percorso sembra ancora troppo a senso unico. Eppure, come nel cinema, nel teatro e nelle arti visive, Latina produce eccellenze, che confermano opportunità formative non certo secondarie (a meno che non si pensi all’insorgenza casuale e spontanea del ‘genio’: per Antonio Pennacchi, in letteratura, come per Tiziano Ferro, nella musica, o come, per altri versi, Gianfranco Pannone, per il cinema).
Difficoltoso appare, ancora, il discorso per il Teatro. L’ininterrotta chiusura del Teatro D’Annunzio impedisce il salto di qualità di un movimento artistico negativamente ricacciato verso le esperienze puramente amatoriali, peraltro molto diffuse e, come pure in passato si è verificato, purtuttavia capaci di esprimere punte di qualità degne di miglior esito professionale, che soltanto la migrazione verso Roma, duole riconoscerlo, ha potuto soddisfare. Decisivo appare, allora, oggi, nell’impetuoso e tumultuoso sviluppo delle intelligenze artificiali e delle tecnologie comunicative, evitare di rifugiarsi nella dicotomia Latina-Roma, centro-periferia, per eludere un nuovo e più proficuo modo di proporre la dimensione ‘glocale’. E Latina ha tutte le proprietà teoriche e pratiche di incidere in tale universo. In definitiva, alla stessa stregua del teatro, delle arti visive, delle disseminate attività musicali,
c’è, sotto il cielo di Latina, molto più di quello che la nostra informazione, talora frettolosamente generica, ci segnala.
Lazzaro “Rino” CAPUTO già professore ordinario di Letteratura italiana nell’Università di Roma “Tor Vergata”, ha pubblicato saggi e volumi su Dante, Petrarca, Manzoni e il primo romanticismo italiano, Pirandello e sulla critica letteraria italiana e nordamericana contemporanea.
E’ Condirettore della rivista “Dante” e Fondatore e Direttore di “Pirandelliana”. Presidente del Centro Studi sull’Ars Nova di Letteratura e Musica del Trecento di Certaldo. È Premio Internazionale Pirandello 2018.
Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.
Il titolo è troppo lungo. Basta soltanto “l’altra riva”
ciao