Latina e i servizi sociali al tempo del Coronavirus: conversazione con Patrizia Ciccarelli

di Leonardo Majocchi e Maria Gabriella Taboga

È indubbio che il Covid-19 sia piombato nella nostra società in un momento già “critico” per il Welfare italiano, ma occorre altresì considerare come l’emergenza sanitaria ne abbia ulteriormente acuito le criticità, nonché le enormi lacune strutturali. Di fronte alla pandemia infatti, non c’è realtà urbana che non abbia all’improvviso dovuto fronteggiare un’emergenza sociale dentro l’emergenza sanitaria, riorganizzando e ripensando i propri spazi, servizi e attività, alla luce delle sopravvenute necessità dei cittadini, dettate dalla crisi.                                                                 
Per tale motivo, abbiamo deciso di incontrare Patrizia Ciccarelli, Assessora alle Politiche di welfare e Pari opportunità del Comune di Latina, per meglio comprendere, cioè, l’impatto che la pandemia ha avuto sul sistema di servizi sociali a Latina, e per ripercorrere le principali tappe della gestione dell’emergenza nei mesi soprattutto del lockdown.

Occorre innanzitutto ricordare che nell’ambito delle misure di sostegno alle famiglie in difficoltà a causa dell’emergenza da coronavirus, al comune di Latina sono stati conferiti fondi per la cifra di circa 1 milione e 200 mila euro (arrivati da Protezione civile e Regione Lazio, rispettivamente per 777mila euro e 500mila). 

Quali sono state le tempistiche dell’impiego di questi fondi? E quali le modalità attraverso cui il Comune di Latina si è mosso? 

“Solo tre giorni dopo lo stanziamento dei fondi (avvenuto il 31 marzo) è stato pubblicato l’avviso che informava i cittadini dell’attivazione delle procedure per richiedere i buoni spesa. Da un primo bilancio sono emerse circa 4500 domande per usufruire di buoni spesa, per un totale di circa 9 mila beneficiari. Allo stesso modo è stata assai celere la distribuzione di 3887 pacchi alimentari, da parte della Croce Rossa e della Caritas, nei casi di situazioni più critiche, in attesa della distribuzione dei buoni”. 

Con riferimento invece alle modalità di erogazione dei buoni spesa, l’Assessora ci spiega come si sia fatto in modo che questi venissero accreditati sulla tessera sanitaria dell’utente, grazie all’impiego di un’infrastruttura nuova, in questo caso telematica, atta a rispondere alle due necessità centrali durante l’emergenza: “Si è pensato di non programmare più in termini comuni, come cioè si era abituati a fare precedentemente, ma in termini di ambito (rivolgendosi alle ASL ad esempio), e lavorando non più per obiettivi ma per competenze, il che si è rivelato fondamentale”.

“Il servizio che si è voluto rendere fruibile guarda alla sostenibilità a lungo termine, avendo come obiettivi quello di far fronte all’emergenza sanitaria con immediatezza e di farlo con uno sguardo ad una tenuta anche futura”.

Ecco dunque spiegata la ratio in capo ai provvedimenti adottati: creare nuove infrastrutture la cui efficienza fosse immediata e che potessero essere reimpiegate anche in vista di eventuali situazioni emergenziali future. “Tutto in forma permanente, grazie alle rinnovate specificità e funzionalità dello strumento adottato, che prevede una maggiore individualizzazione delle necessità: la condivisione di una banca dati e la gestione di un magazzino quale luogo per il ritiro dei beni di prima necessità, anche a fine lockdown. Tutti empori che, anche una volta finita l’emergenza, si vorrebbe contribuire ad ‘istituzionalizzare’, o comunque rendere funzionali in forma permanente”.

Ma non è tutto, poiché la pandemia ha ovviamente investito anche le categorie più svantaggiate, come le persone senza fissa dimora. Di conseguenza, altre misure adottate nell’ambito dei servizi sociali hanno riguardato l’accoglienza a bassa soglia.
“A differenza di altri comuni, infatti, Latina non ha chiuso i dormitori, ma anzi ha aperto un dormitorio in deroga, ossia un dormitorio accessibile da chiunque ne avesse la necessità. Ciò è stato possibile grazie all’aiuto della ASL che ha disposto un sistema di triage di controllo all’ingresso”, specifica Patrizia Ciccarelli.

“Tutto questo è avvenuto in un contesto in cui, per passare dall’assistenzialismo tout court al concetto di welfare quale spesa di investimento, è stato necessario agire in un ambito che, anche per la storia politica più o meno recente della nostra città, era stato ancorato a logiche clientelari e di esternalizzazione selvaggia dei servizi. Tutti motivi per cui (specialmente per quanto concerne l’esternalizzazione selvaggia dei servizi), si è trattato di intervenire sull’affidamento dei servizi ad hoc mantenendo gli appalti, in un accordo quadro quindi. Stiamo parlando di servizi comunali in materia di servizi alla persona.

Non chiediamo sconti; no a ribassi; ma valutazioni su eventuali aggiunte, come ad esempio il Welfare aziendale. Occorre pensare ad un modello di welfare che, anche fidelizzando il personale, abbia un’attenzione verso la persona che superi la mera logica di erogazione di servizi

Con sguardo invece all’ambito della co-progettazione, servizi come la semi-residenza e la tutela di minori sono da togliere dal codice degli appalti e inserire, invece, nel terzo settore, con dei partner”. 

Volendo fare un bilancio, che evoluzioni ha conosciuto il sistema di interventi e servizi sociali? E quali le prospettive verso cui guardare alla luce delle consapevolezze emerse in questo momento emergenziale?

“Il sistema integrato di interventi e servizi sociali si articola su due livelli: quello Comunale e quello Distrettuale, costituito dai Comuni di Latina, Norma, Pontinia, Sabaudia e Sermoneta.
La gestione dell’emergenza ha rappresentato forse l’ultima volta che i comuni hanno lavorato in forma indipendente e ‘solitaria’. La prospettiva auspicabile e di lungo periodo è infatti rappresentata da una maggiore integrazione sia da un punto di vista strettamente socio-sanitario, con un pieno e più complessivo rapporto con la ASL, sia da un punto di vista più complessivamente politico e di governance, attraverso la creazione di un ente terzo, un consorzio (all’interno dell’elaborazione di un piano industriale che ne indicherebbe le potenzialità in relazione all’operato)”.       

Quello che infatti l’emergenza sanitaria ha messo in luce è stata proprio la necessità di un rimodellamento generale di tutte le strutture e di tutti i servizi preesistenti all’emergenza, all’interno di un radicale cambio di paradigma, nelle stesse logiche dei servizi, ma che rimettesse al centro l’assistenza in tutte le sue declinazioni.

Mi chiamo Maria Gabriella Taboga, ho 22 anni e mi sono laureata in scienze politiche e relazioni internazionali. Nella vita leggo, molto; mangio, decisamente; studio, abbastanza; sono gattara, assai; sono femminista, sempre. Una escalation confusionaria di cose.

Leonardo Majocchi 20 anni, tra la pletora di avversi al mercato del lavoro che studiano Scienze Politiche alla Sapienza.
Molto di me ruota intorno alla politica: attività, ruoli, letture, studio, compagnie, ma non sono poi così grigio.
Vivere, seppur per qualche mese, in America Latina mi ha permesso di rivedere i canoni, tipicamente occidentali, con cui interpretavo la quotidianità, cambiandomi la vita.
“Forse ho sbagliato ideologia”.

Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.

                             

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