Renè Rilke
Eccoci a vivere giorni di festa, tanti, forse troppi, sono quelli che intercorrono tra Natale e Capodanno e che per molti di noi incarnano momenti di bilanci della propria esistenza.
Anche per i grandi Autori del passato il natale è un periodo particolare, al di la dell’evento religioso, ha una carica emotiva ed un fervore unico.
In “Il tuo cuore sa ancora far festa?” piccolo ma eloquente saggio di testimonianze epistolari scopriamo come i Giganti della letteratura mondiale Goethe, Joyce, Tolstoj e Rilke, sentono, avvertono e vivono la più grande festa dell’anno.
“E’ ancora buio e mi sono alzato per scrivere alla luce del mattino che mi richiama alla mente i ricordi di tempi trascorsi finché farà pieno giorno.
Mi son fatto fare un caffè per onorare i momenti della festa e voglio scriverti”,
scrive il 25 dicembre 1772 Goethe all’amico Kestner che sposerà la ragazza desiderata invano e ispiratrice della donna amata dal giovane Werther-
“Il guardiano notturno ha già suonato il suo ritornello e così mi ha svegliato.
Laudato sii tu Gesù Cristo. Mi piace molto quest’epoca dell’anno. Le canzoni che si cantano ed il freddo che sopravviene, mi rendono pienamente soddisfatto. Ieri caro Kestner sono stato in compagnia di alcuni buoni giovanotti. Il nostro divertimento fu chiassoso e ridemmo e gridammo dal principio alla fine. Ciò non conveniva per nulla all’ora che si approssimava, ma che cosa non possono mutare i sacri dei, se a loro piace? Essi mi concedettero un’allegra serata. Io non avevo bevuto vino e i miei sguardi vagavano serenamente alla natura. Fu una bella serata e quando tornammo era già notte. Ti devo dire che la mia anima si sente in consonanza con la natura quando il sole è tramontato e la notte dall’Oriente ha steso le sue ali al nord e al sud e a Occidente risplende ancora soltanto una luce crepuscolare.
Quand’ero giovane e più entusiasta ho trascorso lunghe ore, durante le mie peregrinazioni, a vedere il sole tramontare. Ieri mi fermai lungo il ponte a vedere la buia città ai miei lati, l’orizzonte ancora luminoso, il riflesso nel fiume, lo spettacolo che abbracciavo con lo sguardo, fecero sulla mia anima un’impressione piacevole. Allora presi carta e matita e disegnai con immenso piacere l’intero quadro crepuscolare, così come era ancora impresso nella mia anima. Essi provarono piacere per quanto avevo fatto e solo allora mi sentii sicuro. Trascorremmo insieme un’allegra serata, come gente alla quale la serenità ha fatto un gran dono ed io mi addormentai ringraziando i santi del Cielo che mi hanno concesso questa fanciullesca gioia del Natale”.
Per Tolstoj il natale è incarnazione della purezza divina, fonte di adorazione e misticismo ascetico.
Amare Dio è possibile solo se si apprezza la vita che scaturendo da Lui ci è stata data, se si vede il bene inesauribile in questa vita è lo stesso bene nel trapasso all’altra vita. Così la gioia della vita è la condizione indispensabile dell’amore verso Dio. Se si vede solo il male non si può non odiare il colpevole di questa vita: anche se non si vede solo il Male ma una frequente manifestazione del male non si può amare il colpevole del Male. Solo se tutto è un Bene inesauribile, allora non solo è possibile ma non si può non amare Dio, il principio della Vita e di Tutto ciò che esiste. E questo è possibile, questa è la grande felicità che mi albeggia davanti. Ecco una confusa espressione non solo dei miei pensieri ma anche dello stato d’animo che provo a volte e che mi dà una grande gioia.
Il natale per Renè Rilke assume sfumature femminili, particolarmente affini e concilianti con la figura Materna di Maria.
“Così auguro a te di esser circondata di Luce e che tu trasferisca più che mai la sede di Luce e regali, il luogo dei doni e di Dio nel tuo stesso cuore, che l’apertura dei pacchetti sia operata nella stanza più silenziosa del cuore, al sicuro da ogni turbamento e che Tu li riceva lì dalle mani del Salvatore tornato Bambino, in modo certo e duraturo!
Quanto a Me attenderò l’ora del Natale con meditazione, raccoglimento, e ricordo. Io sono infatti incline sin dall’infanzia ad essere un solitario, senza famiglia e senza feste familiari… sono invece destinato a lontani legami in tutto il mondo a sentire non vicino ma lontano, solo questo conferisce al mio sentimento tutto il suo potere, la sua profondità, la sua verità.
Ancora Rilke ci offre uno spaccato sulla natura e quello che è per lui l’autentico significato del natale…
Non c’è nessun momento in un lungo anno in cui possiamo richiamare nel nostro animo la sempre possibile manifestazione e onnipresenza come in questa notte invernale da secoli indipendente, che con l’incomparabile arrivo di questo bimbo capace di trasformare tutti gli esseri viventi ha raggiunto e superato con un colpo solo la somma di tutte le altre potenze terrene.
Per quanto sia lieve l’estate, quando l’esistenza sembra considerevolmente più sopportabile e meno faticosa, quando non dobbiamo difenderci da aggressioni così immediate da parte dell’aria e della natura serenamente impegnata… per quanto la più felice estate possa viziarci con le sue consolazioni, cosa sono esse di fronte agli incommensurabili tesori di confronto di questa notte dall’apparenza insignificante e anche povera che d’un tratto si apre verso l’interno come un cuore che tutti abbraccia e riscalda e che davvero come rintocchi di campane risponde a noi che tendiamo l’orecchio con la più fervida attenzione!
Tutte le premonizioni dei tempi andati non sono basate ad annunziare questa notte, tutti gli inni che sono stati cantati in suo onore mai hanno sfiorato il silenzio e la tensione in cui si inginocchiano pastori e re magi perché nessuno è mai stato in grado di segnare i confini della propria vita.
Ultimo grande autore è Joyce che con la religione ha un rapporto molto teso e per il quale il Natale passa attraverso l’unione con la moglie: durante i quarant’anni di vita trascorsi assieme, Nora fu musa e sostegno, confidente e compagna fidata, madre e donna desiderata. Nelle lettere Joyce, lontano da casa, scrive a Nora per farle sapere che un pacchetto è in arrivo per lei. Gesti comuni, annotazioni quotidiane, piccoli gesti quasi banali che diventano segni tangibili di un amore profondo e consapevole.
“Mia carissima Nora, ti ho appena spedito un regalo di Natale raccomandato espresso e assicurato. È la cosa migliore (ma in fin dei conti è ben povera cosa) che sia in grado di inviarti in cambio del tuo amore sincero schietto e fedele. […]
Ma purché ti faccia salire alle guance una breve vampata di piacere quando lo vedi o ti faccia balzar di gioia una volta quel tuo cuoricino tenero affettuoso e fedele, io ne sarò ampiamente ricompensato»
Francesca Di Folco: giornalista, insegnante e curiosa della vita