Il vaccino spiegato da Matteo, dottorando allo Houston Methodist

di Matteo Massaro

Il 2020 è stato l’anno che più di tutti ha cambiato le nostre vite, abitudini, fatto traballare certezze e consuetudini assodate da tempo. La pandemia ha tracciato un solco profondo tra noi e quella quotidianità che ci sembrava tanto scontata, normale. Ma intanto un nuovo anno, il 2021, si è presentato con un messaggio pieno di speranza: abbiamo un vaccino, anzi due, anzi tre, che in questo momento stanno venendo somministrati a decine di milioni di persone, con la promessa che diventeranno centinaia entro la primavera, solamente considerando Europa e Stati Uniti.
Proprio dagli Stati Uniti voglio raccontarvi due parole in più sull’importanza e la straordinarietà di questo vaccino di cui io stesso ho ricevuto con entusiasmo la prima dose il 30 dicembre scorso.
Mi chiamo Matteo, ho 26 anni e da un anno e mezzo vivo a Houston, dove svolgo il mio dottorato di ricerca in Nanomedicina presso il Methodist Research Institute.

Matteo mentre riceve la prima dose del vaccino anti-SARS-CoV-2

Ma perché ho definito questo vaccino “importante” e “straordinario” ?

Innanzitutto, questo vaccino rappresenta la nostra vera arma di difesa contro un virus, SARS-CoV-2, che ha messo in ginocchio vite umane e causato crisi economiche e umanitarie in tutto il mondo.

Se fino a qui abbiamo imparato a conoscere parole come “social distancing”, “smart working” o “DPCM”, lo abbiamo fatto perché costretti a mettere in pratica delle contromosse per frenare lo spread del contagio. Ma tutto questo è servito anche, in realtà, a dare tempo ai ricercatori per trovare un vaccino sicuro ed efficace mentre noi cercavamo di rallentare la pandemia.

Oggi è giunto il momento, affinché si fermi questa piaga e si torni alla tanto amata routine, che il vaccino venga somministrato a quante più persone possibili e il prima possibile per poter raggiungere presto l’immunità di gregge, ovvero una copertura talmente ampia (almeno il 70% della popolazione) da permettere di proteggere anche coloro i quali non sono stati vaccinati o non ancora.

Ma perché straordinario? Questo vaccino è straordinario perché scoperto e distribuito a meno di un anno di distanza dalla caratterizzazione del virus. Era solo febbraio 2020 quando per la prima volta i ricercatori furono in grado di decifrare il genoma di SARS-CoV-2, e da questo designare possibili target per la messa a punto di un vaccino, appunto.

La proteina di superficie “Spike” permette al virus di infettare le cellule umane ed è quella su cui si sono concentrati gli sforzi per la realizzazione del vaccino. Fonte: University of Oxford

Questo record senza precedenti è stato reso possibile da tecnologie e conoscenze avanzate impensabili fino qualche anno fa, collaborazione tra i migliori istituti di ricerca e aiuto dei governi.
E forse proprio questa straordinarietà è la caratteristica che ha reso scettica qualche persona, catturata dall’alone di ingiustificato negazionismo che è circolato fra i meno informati: “ma se scoperto in così poco tempo, sarà davvero sicuro questo vaccino?”, “l’mRNA del vaccino intaccherà il mio DNA”, “il vaccino non lo faccio perché non conosco con cosa è fatto e non conosco gli effetti collaterali”.
Ti è capitato di ascoltare frasi simili nelle ultime settimane? Sono pericolose falsità che accomunano di più gli “anti-vaccinisti”, o tra loro quelle persone poco informate e quindi per questo più prone a cadere nella trappola della paura. La verità è che di questo vaccino sappiamo proprio tutto, in termini di composizione, sicurezza ed efficacia. Sia per Pfizer-BioNTech che per Moderna parliamo di un vaccino a mRNA, l’ultima frontiera delle formulazioni vaccinali.
I vaccini tradizionali si basano sulla somministrazione di parti del virus “scomposte”, che in quanto tali non rappresentano il virus vero e proprio e che non sono in grado di potersi riassemblare in particelle virali funzionanti. Il sistema immunitario percepisce tali parti come estranee (“non self”) e istruisce i nostri linfociti a costruire gli anticorpi contro di esse in circa 14 giorni. Se in futuro saremo colpiti dal virus, quello vero e pericoloso, il nostro sistema immunitario avrà già imparato a riconoscerlo e potrà da subito neutralizzarlo, perché gli anticorpi sono già in circolo. Con mRNA, invece, intendiamo una molecola che porta con sé l’informazione genetica (il “messaggio” come vorrebbe l’acronimo) per la realizzazione di qualcosa che in termini pratici le cellule e i microrganismi possono realmente utilizzare, come le proteine o gli enzimi.


Schematizzazione della strategia vaccinale: l’RNA messaggero della proteina Spike è incapsulato in nanoparticelle lipidiche più facilmente iniettabili. Le nostre cellule inizieranno a produrre la proteina Spike e questa sarà riconosciuta come estranea, scatenando la risposta immunitaria e la sintesi di anticorpi specifici. Fonte: American Society of Microbiology.

In questo caso, il vaccino è realizzato con l’mRNA che codifica la proteina di superficie “Spike” del virus. Ciò significa che non abbiamo più bisogno di utilizzare parti di virus scomposte, ma che possiamo dare al nostro sistema immunitario semplicemente il messaggio per costruirsi da sé ciò che gli serve per produrre gli anticorpi. Poiché trattasi di una proteina che il nostro corpo non ha mai incontrato prima, una volta sintetizzata dalle nostre cellule essa verrà riconosciuta come estranea e scaturirà quella risposta immunitaria che porterà alla produzione di anticorpi circa 14 giorni dopo.
E allora perché è necessario il richiamo dopo 3-4 settimane? Con il richiamo viene effettuato un secondo allenamento al sistema immunitario, ancora più funzionale per aumentare il livello di allerta e la memoria dell’informazione contenuta nell’mRNA. Tale tecnologia è efficace? Sì, è estremamente efficace: i risultati (tutti pubblici, tutti scaricabili, tutti leggibili) di Pfizer-Biontech e di Moderna sono andati aldilà delle più rosee aspettative, con un tasso di efficacia ben oltre il 90% in entrambi i casi.


L’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech è evidente nel risultato del trial clinico di fase 3. L’asse verticale rappresenta l’incidenza di COVID-19 nei partecipanti (44 mila) e quello orizzontale il tempo, fino quasi 4 mesi dall’inizio dello studio. La curva del gruppo dei vaccinati, in rosso, e quella del gruppo placebo, in blu, divergono circa 14 giorni dopo la somministrazione della prima dose nel gruppo dei vaccinati, segno dell’avvenuta risposta anticorpale in risposta al vaccino. Fonte: The new England journal of Medicine.

L’mRNA intaccherà il DNA? No, nella maniera più assoluta. L’RNA è la molecola che nelle nostre cellule veicola l’informazione contenuta nel DNA, trasportandola nei siti dove questa deve essere letta per costruire i mattoncini della vita: le proteine.
Il vaccino ha effetti collaterali? Sì, come prevedibile il vaccino ha degli effetti collaterali, proprio come ogni farmaco in commercio a cui siamo più frequentemente abituati come ad esempio un’aspirina o un antidolorifico, ma nei trial clinici non è stato riscontrato nessun effetto collaterale grave e io che scrivo queste parole qualche giorno dopo aver ricevuto la prima dose posso confermare. Fastidio nel punto di iniezione e stanchezza del braccio, quelli più frequenti, sono temporanei e passeggeri disturbi che tutti possiamo sopportare e che non hanno rilevanza se paragonati con i sintomi e la gravità del COVID-19.

Ora che veramente possiamo, non permettiamo a questo virus di macchiare il 2021 allo stesso modo di quanto già fatto col 2020, abbiamo un’arma potentissima con cui equipaggiarci e creare un esercito immune e pronto a ripartire. Vacciniamoci tutti, il più presto possibile per tornare alla nostra tanto amata normalità.

Matteo Massaro è laureato in Biotecnologie presso la Sapienza di Roma. Durante la specializzazione in Nanobiotecnologie Mediche presso l’Università di Trieste si è trasferito a Houston, TX, dove adesso svolge il suo dottorato di ricerca presso il dipartimento di Nanomedicina dello Houston Methodist Research Institute. Il suo interesse coinvolge il ripristino delle attività mitocondriali delle cellule del sistema immunitario come strategia in campo oncologico.

Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *