Il Carcere, il Giardino della Vita, il Gigante Buono, il quartiere Gescal

di Nazzareno Ranaldi

Esiste un pezzo di città racchiuso in un dedalo di strade che vale la pena raccontare perché descrivono la storia passata e permettono di individuare una direzione per il futuro della comunità. Sono luoghi e strade associate ad eventi che hanno segnato la vita dei cittadini: il carcere di via Aspromonte, il Giardino dei Libri in via Tuscolo, il Gigante Buono in via Quarto, e il quartiere Gescal in via Albalonga.
Luoghi anonimi, senza particolari elementi di pregio, solo case e strade senza nessuna apparente possibilità di essere oggetto di un racconto o anche di una riflessione.

Ma la forza degli accadimenti è superiore all’anonimato dei luoghi, perché sono le persone che li animano a renderli degni di considerazione.

E’ quello che avviene con l’ultimo romanzo di Antonio Pennacchi, La strada del mare, dove i personaggi, alcuni con nomi e cognomi reali altri immaginari, animano i luoghi della città che fanno da scenario a episodi in parte veri in parte costruiti dando però un senso compiuto alle strade, alle piazze e agli edifici perché le storie narrate li rendono credibili o verosimili.

Il carcere di Latina in via Aspromonte

Il carcere di via Aspromonte, un oggetto invisibile a tanti abitanti della città che lo costeggiano e lo sfiorano, ma fondamentalmente lo ignorano. È di questi giorni la protesta dei detenuti che di sera battono pentole e scodelle contro le sbarre delle celle per far arrivare fuori la preoccupazione del sovraffollamento e il pericolo del contagio da Covid.

Ho varcato diverse volte i cancelli della casa circondariale di Latina in occasione del festival di Villa Fogliano che per anni ha organizzato eventi all’interno del penitenziario. Da questi incontri sono nati progetti che hanno costruito rapporti con alcuni detenuti che sono continuati nel tempo e che ancora oggi producono relazioni umane che vanno al di là del giudizio sui reati commessi.

Nel carcere ci sono detenuti che non si avvalgono dei percorsi di riduzione della pena perché ciò significa derogare ai principi che li hanno portati alla condanna e continuano a scontare detenzioni che non hanno fine.

Siamo la patria di Cesare Beccaria e abbiamo forte il senso della riabilitazione e quando si entra in un carcere non si formula un giudizio per una seconda condanna, ma si va per costruire ponti con l’esterno.

E poi è vero che “Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri” come scriveva Voltaire,

la Casa Circondariale di Latina è una struttura vecchia, sovraffollata e quindi non degna di una comunità cittadina, eppure non si sviluppa nessun dibattito, nessun interesse a presentare progetti di delocalizzazione del carcere dal centro della città.

Qui è necessario un dibattito serio sull’urbanistica, di come completare alcuni spazi rimasti inconclusi della città di fondazione e quali edifici riqualificare e destinare a nuove funzioni per ridisegnarli in altre parti della città.

© Ph: Carlo De Santis

Poco distante il giardino di via Tuscolo dedicato a Eugenio Mucci, giovane recentemente scomparso in via Veio. La famiglia Mucci – Bruno, Carla, Francesco, Elena e Valeria – che abita proprio nel quartiere Gescal anziché chiudersi in un grande dolore per la perdita di un figlio hanno pensato di costruire il Giardino della vita chiamando a raccolta amici, residenti del quartiere, associazioni, istituzioni.
Ha risposto il Sindaco di Latina Damiano Coletta e il sindaco di Lavarone- dove Eugenio ha trascorso per anni le vacanze estive – Isacco Corradi che ha donato le panchine “realizzate in larice non trattato a simboleggiare le crepe della vita e la loro compatibilità con la natura”.

Nel giardino è stato piantato un cerro circondato da cinque aiuole e cinque melograni creando un “giardino di comunità”, un luogo per letture, feste, rappresentazioni teatrali, spettacoli musicali. Il progetto è cresciuto e si è arricchito di una Casina dei libri, una libreria pubblica con all’interno libri che i bambini possono prendere, leggere e riportare.
Non è finita qui perché Tony Montecalvo ha scritto e dedicato una canzone a Eugenio, Close my eyes dove racconta come in un attimo, una frazione di secondo ti cambiano le cose, la vita prende un’altra direzione ed “è stato il mio modo per essere vicino alla famiglia” ha raccontato Tony.

Il filmato con la canzone è accompagnato dalle foto – selezionate da Bruno – di Eugenio alle prese con scene di vita quotidiana di un ragazzo di quindici anni nel mondo dei suoi affetti e vedere il video, ascoltare la canzone fa bene al cuore e all’anima.

Via Quarto è la strada che delimita il carcere ed è parallela a via Aspromonte dove c’è la sua entrata principale. In questa via davanti la scuola elementare si è svolta una vicenda che possiamo considerare emblematica dell’urbanistica in città. Riporto le parole del questore De Matteis:

“… il core business è il cambio di destinazione d’uso. Milioni di metri cubi di cemento hanno trasformato Latina e Aprilia. I clan non sono il male peggiore, c’è la propensione ad accettare passivamente la corruzione”.

L’elemento di novità è stata l’indignazione di un gruppo di cittadini che davanti all’abbattimento di due eucaliptus su un fazzoletto di terra si sono ribellati e hanno costituito addirittura una ass.ne, il Gigante buono, che ha dato vita a manifestazioni di protesta, sit-in, fiaccolate. Una coscienza critica che si prende cura del territorio, guarda cosa succede accanto a sé, non gira la testa dall’altra parte ma chiede conto delle decisioni che riguardano l’intera collettività. Questi atti possono diventare vita quotidiana perché sappiamo che se cresce il senso civico aumenta il benessere della comunità che passa senza dubbio per l’aumento degli indicatori che ci permettono di riprendere quota nelle classifiche nazionali, ma per questo servono amministratori che siano prima di tutto promotori di benessere collettivo.

Sarà questa la sfida della prossima campagna elettorale, non programmi di parte, ma programmi per la crescita del benessere pubblico, economico, ambientale e culturale.


Negli anni ’70 nel quartiere Gescal, davanti a via Tuscolo, viveva la famiglia Giuliano e Giuseppe era uno dei quattro figli, il padre lavorava come guardia carceraria nella Casa Circondariale. Tre detenuti – raccontano le cronache dell’epoca – tra cui Giovanni Pregnolato evadono dal Carcere con uno stratagemma, si fingono pittori e dietro le tele scavano un tunnel, come nel film Sulle ali della libertà. La sera del 28 aprile 1971, mentre la TV trasmetteva Juve Colonia e la sorveglianza delle guardie era blanda i tre attraverso il buco della cella escono nel cortile, scavalcano il muro di cinta e sono fuori. Dopo qualche giorno – ancora in fuga – Pregnolato torna nel quartiere per contattare la fidanzata che abita in uno dei palazzi delle Gescal. Giuseppe che stava giocando con gli amici lo riconosce e corre ad avvertire il padre che scende e tenta di convincere l’evaso a riconsegnarsi alla giustizia. Nel frattempo vengono raggiunti da un altro abitante del quartiere, Nazareno De Luca – anche lui agente di custodia – nasce una colluttazione, vengono esplosi alcuni colpi di pistola e Giuseppe rimane a terra, colpito a morte da un proiettile. La città rimase profondamente colpita e qualche anno dopo verrà dedicata al giovane una scuola media e un monumento – opera dello scultore Peppino Quinto – al centro dei giardini del Palazzo M, inaugurato da Giulio Andreotti.

La statua realizzata da Peppino Quinto, al centro dei giardini del Palazzo M

Luoghi e strade che prendono il volto delle persone che li hanno animati e si percepisce la Latina che cambia e non vuole tornare indietro.

Nazzareno Ranaldi. Statistico prestato all’insegnamento della matematica e presidente dell’Ass.ne culturale Villaggio Fogliano con qualche annetto sulle spalle. Una grande passione per il suo territorio e tante energie spese nella valorizzazione ed il perseguimento di progetti che hanno bisogno di tempi talmente lunghi da perderne l’origine.
“Avete presente un oggetto che vi portate appresso fin da quando eravate bambino e non avete mai abbandonato? Ecco, davanti a me c’è sempre questo oggetto che scruto e tengo sotto controllo: sono come il guardiano del faro.”

Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.

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