Custodi del verde urbano – intervista a Tommaso Colucci

di Michele Bisceglia e Maria Gabriella Taboga

Si stima che entro il 2050 due terzi della popolazione globale vivranno in aree urbane e ciò non può che riportare, ancora una volta, l’attenzione sull’importanza del verde urbano quale risorsa. Per contrastare i danni provocati dall’urbanizzazione e da un’eccessiva cementificazione è indispensabile pensare di aumentare le zone verdi all’interno delle città, dai parchi e gli orti fino al verde pensile, per migliorare il nostro ambiente e la nostra vita.
Proprio per questo le amministrazioni locali dovrebbero averne più cura: qualsiasi spazio inutilizzato, o apparentemente trascurato, andrebbe sfruttato per ricavarne piccole aree di verde urbano.
Guardando alla nostra città, dall’ultimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente, Latina risulta avere 15,9 metri quadri di verde urbano per abitante: situazione senz’altro su cui lavorare per essere migliorata.

E per parlare di aree verdi scoperte, e riscoperte, all’interno della nostra città, abbiamo incontrato Tommaso Colucci, 73 anni a maggio di quest’anno, con la passione per le piante e la poesia che, da quando è in pensione e ha del tempo libero, si dedica gratuitamente alla cura di alcuni spazi verdi a Latina.

“Tutte le cose sono una passione, perché se non ci fosse quella… Ma io mi sacrifico, non c’è problema”

E così Tommaso è da sei anni il benefattore di diversi spazi verdi della nostra città che senza il suo intervento verserebbero in condizioni di abbandono, o quasi. Le aree che cura sono: l’aiuola in Piazza Peppino Impastato (vecchie autolinee); il piccolo orto a Piazzale dei Bonificatori (su Via Duca del Mare); uno spazio nel parcheggio dietro al Teatro e un altro da Diaphorà.

“Allora, sono andato in pensione e vedevo queste aiuole disastrate, addirittura era un immondezzaio[…] poi c’è chi fa i dispetti, chi si ruba le piantine, ma io ne ripianto talmente tante che loro ne prendono una e io ne pianto tre. Me le creo io in campagna e le metto qua. Non mi danno l’indennizzo per comprarle, ma le faccio. Poi faccio parte di associazioni che piantano alberi: io sarei l’esperto piantatore”

Ci racconta che è originario di Cori, ma da quando è sposato vive a Latina e ha sempre guardato con amarezza il degrado in cui versava, e versa tuttora, il verde della città.

“Ora posso mettere a posto. Mi metto a fare queste cose perché male che va è un benessere per tutti. Se posso sistemo io. A via Umberto I c’erano alberi secchi, li ho tolti perché erano pericolosi e ho messo delle piante che quando fioriscono due o tre volte l’anno diventano una palla di fiori”.

Mentre chiacchieriamo con Tommaso Colucci intento a mostrarci la “sua aiuola” nel parcheggio di Piazza Peppino Impastato, una signora si avvicina e chiede “Scusi, è lei che cura le aiuole? Allora complimenti”.
Complimenti meritatissimi, anche perché il signor Colucci svolge il suo lavoro con passione e interamente senza alcun aiuto:

“Qualcuno dice: eh ti do una mano. Ma che dai una mano, non sempre vengono troppo bene – le aiuole – però almeno ci sono fiori tutto l’anno”.

Non solo, Tommaso Colucci ha avviato da tempo un Patto di Collaborazione con il Comune di Latina per le quattro aree di cui si interessa, seppur in momenti differenti. Per esempio, l’aiuola di via Leonardi, situata precisamente presso il parcheggio posteriore del Teatro G. D’Annunzio, è sotto le sue cure dall’aprile del 2019. Proprio la mattina stessa, prima di incontrarci, ci dice che è stato al Comune per una riunione con tutti coloro che hanno stipulato, appunto, dei Patti di Collaborazione per la gestione di uno spazio verde.
Si tratta di una realtà ormai consolidata da anni negli ambienti cittadini: tale Patto è un vero e proprio contratto stipulato tra l’Amministrazione e il cittadino proponente, con il quale le parti si impegnano a portare avanti determinati progetti.

“Mi chiederete: ma il comune quanto ti dà? Il comune non ci da niente”.

Chi si impegna in un Patto di collaborazione non riceve un compenso in denaro, ma porta avanti il progetto concordato per l’interesse di tutti i suoi concittadini. Un impegno che Tommaso Colucci ha portato avanti anche durante il lockdown del marzo scorso: “Se mi avessero fermato avrei mostrato il Patto di collaborazione spiegando che stavo da solo”. Oggi, invece, il suo impegno è costante durante la settimana: “Domenica faccio il giro di tutte le aiuole, il lunedì non ci sono, oggi sì, ma domani no. Però almeno due o tre volte a settimana vengo. Quando piove in campagna mi vedete qua. Appena ho tempo libero”.
Gli chiediamo così come riesca a gestire il problema dell’acqua destinata alle piante, e notiamo che nell’aiuola di piazza Peppino Impastato è installato un impianto d’irrigazione.

“Vengo con la tanica e annaffio le ultime piante piantate […] Poi vicino da Finestra ho chiesto «posso mettere una pianta?» e avendo loro un rubinetto mi hanno detto di prendere l’acqua che volevo. Poi lì – indica l’aiuola in Via Duca del Mare – ho il bar che mi dà l’acqua, quindi risolvo”.

Colucci ci mostra poi con grande soddisfazione le “sue creature”: piante grasse; esplosioni di colori vari; margherite gialle e arancioni; la malvarosa; l’aloe; la cineraria; fichi nani. C’è anche un piccolo percorso aromatico: cedronella; salvia; finocchietto e anche della camomilla. Ci invita a sentirne gli odori, ormai pressoché dimenticati nei centri-città, e gli chiediamo se abbia mai pensato ad un progetto con le scuole elementari: “Un giorno c’era qui una signora, maestra delle scuole elementari di mia nipote, e gliel’ho chiesto, ma con il covid ora…”. La pandemia ha quindi bloccato l’iniziativa che non ha avuto la possibilità di concretizzarsi. Sarà senz’altro utile, una volta passata l’emergenza sanitaria, incentivare questo tipo di progetti rivolti agli alunni delle scuole primarie, in modo da educarli alla cura del verde come bene di tutti, e trasmettere loro il senso del rispetto verso la città.
Dal canto suo, Tommaso Colucci cerca di trasmettere tutti questi “insegnamenti” al resto della comunità cittadina lasciando sparsi nelle “sue aiuole” dei cartellini con su scritte delle frasi. Su uno di questi una frase di Peppino Impastato:

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”

Le altre iscrizioni sparse per le sue aiuole sono state composte proprio da Colucci invece. Infatti, come lui stesso ci racconta, un’altra sua grande passione oltre alle piante, è la poesia:

“Io ho scritto piccole poesie in corese… so un po’ scrivere, ma non sono studioso, né sono scrittore. Però ho fatto delle cose che sono riconosciute dai paesani miei”.

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Il quadro che abbiamo dipinto ha per protagonisti Tommaso e le sue piante, arricchiti del suo dialetto. Perché in fondo si sa, la poesia è la voce dell’anima e quindi della natura, la stessa che al centro della nostra Latina splende un po’ di più sotto i nostri occhi grazie alle amorevoli cure di Tommaso Colucci che noi tutti salutiamo e ringraziamo con queste parole.

Mi chiamo Michele Bisceglia e vengo dal lontano 1998. Sono laureato in Lettere Moderne e studio attualmente Filologia Moderna alla Sapienza. Vorrei inserire una frase simpatica per ingraziarmi voi lettori, ma purtroppo non mi viene in mente niente.

Mi chiamo Maria Gabriella Taboga, ho 22 anni e mi sono laureata in scienze politiche e relazioni internazionali. Nella vita leggo, molto; mangio, decisamente; studio, abbastanza; sono gattara, assai; sono femminista, sempre. Una escalation confusionaria di cose.

Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.

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