di Michele Bisceglia
Pare ancora lunga la strada per l’approvazione definitiva del ddl Zan, che dopo essere stato approvato alla Camera dei deputati in data 4 novembre 2020, ora deve essere votato e approvato in Senato. Purtroppo, ad oggi si ritrova ad essere bloccato presso la Commissione Giustizia, il cui presidente è Andrea Ostellari, senatore della Lega. Bloccato perchè le commissioni hanno come scopo quello di esaminare la proposta legislativa e di conseguenza metterla all’ordine del giorno in Senato. È proprio questo il problema, il disegno di legge contro l’omotransfobia e le violenze verso le persone disabili non ha ancora una collocazione in seduta al Senato per essere discussa e poi votata. Al momento in Commissione Giustizia l’esame del disegno di legge, tra l’altro, non è ancora iniziato.
Il giorno in cui in commissione si doveva discutere del ddl Zan, il 31 marzo, la seduta è stata annullata dal presidente Ostellari, in modo tale da rinviarne la discussione dopo le vacanze di Pasqua, per poi optare successivamente per mercoledì 7 aprile.
Questo modo di fare è già stato messo in pratica durante la discussione del disegno di legge alla Camera dei deputati attraverso la presentazione di numerosi emendamenti da parte sempre della destra. In questi mesi, nonostante ora sia Forza Italia che Lega facciano parte del nuovo governo Draghi, l’opinione nei confronti del ddl non è affatto cambiata.
Ci sono una serie di motivazioni per cui la destra si è schierata contro il ddl Zan
Di queste alcune sono di base, altre invece sono più superficiali e facilmente confutabili, e puntano ad attenuare in qualche modo le prime. Quelle di base si rifanno al fatto che una delle correnti di pensiero dei partiti di destra è il conservatorismo. Infatti, vige una sorta di costruzione identitaria nazionale nel pensiero di destra, in cui valori come quelli di un’impostazione pseudo-cristianesimo nazionalista sono fondamentali per il loro elettorato. La parola costruzione non viene qui utilizzata a caso, anzi spiega perfettamente il perché di questa aggressiva ostentazione nei confronti del ddl Zan. La cultura e la società italiana si basa, per i sostenitori e gli esponenti della destra, unicamente su questi valori, i quali prevedono prese di posizioni costruite da loro stessi, che però cercano di naturalizzare, in modo da tale da renderle immobili nel tempo, soprattutto per quanto riguarda concetti come la famiglia tradizionale e la limitatezza osteggiata nei confronti dell’identità di genere. L’elettorato di destra si basa soprattutto su questo tipo di approccio, ovvero sul cristallizzare dei punti di vista che sono tutt’altro che naturali, ma come già esposto, sono appunto costruiti. È chiaro che in questo contesto le categorie difese dal ddl Zan, fatta eccezione dell’emendamento sui disabili su cui tutti si sono mostrati favorevoli, non possono essere considerate e quindi accettate come legittime, poiché fuori da quel che si ostina a chiamare come “naturale”, ma che in realtà è immaginario e quindi costruito.
In realtà la natura dell’essere umano è ben lontana da questo pensiero a dir poco ottuso.
Motivo che, come anticipato in precedenza, viene attenuato da ulteriori presupposti, in quanto gli esponenti dei principali partiti di destra cercano spesso di opacizzare tale carattere conservatore in controtendenza con la realtà effettiva della società, in cui è fortemente sentita la necessità delle norme introdotte dal nuovo disegno di legge. Necessità sostenuta anche da alcuni esponenti di Forza Italia, se pur pochissimi, come la vicepresidente del Senato, Gabriella Gianmarco, che lo scorso 22 marzo ha annunciato con un suo tweet che voterà a favore del ddl Zan.
Tornando al discorso principale, una delle giustificazioni secondarie è quella che vede il ddl come un argomento divisivo per la maggioranza e che quindi, in nome della responsabilità nei confronti dei cittadini italiani, è meglio non discuterne per non spaccare il governo, il quale però è già di propria natura diviso, visto che vede più fazioni opposte riunite sotto un unico tetto. Inoltre, e arriviamo alla seconda motivazione, perché “esistono cose più importanti al momento”.
Non a caso, lo scorso 10 marzo, la Camera dei deputati ha votato a favore del decreto Coni, il quale permetterà agli atleti italiani di poter gareggiare sotto bandiera italiana alle prossime olimpiadi di Tokio. Il governo ed il parlamento devono quindi occuparsi di ogni tipo di questione, e quella riguardo il ddl Zan è piuttosto urgente.
Ultima motivazione è quella che vede quest’ultime come un atto limitativo nei confronti della libertà di espressione, in quanto l’esistenza di cittadini italiani di diverso orientamento sessuale e di identità genere non è vista come un fatto, bensì come un qualcosa su cui si possa avere diverse opinioni, rendendo così possibile anche negarne la stessa esistenza e di conseguenza anche i diritti di questa minoranza. Basta leggere però il disegno di legge, per osservare come questo tipo di dichiarazione possa essere del tutto fuori luogo, in quanto in nessuno dei suoi dieci articoli, viene in qualche modo limitato il pensiero personale, la sua espressione pubblica e né tantomeno alcun tipo di satira.
In conclusione, si può quindi affermare di come la destra non stia facendo ostruzionismo verso il futuro, bensì in direzione del presente, verso il quale la cultura italiana nutre un cospicuo ritardo. Ritardo per cui il ddl Zan può solo che rappresentare l’inizio di un percorso e non un traguardo.
L’articolo 7 del ddl vede l’integrazione di una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia, e la transfobia, con annessi progetti da inserire nel piano formativo delle scuole. E’ qui che bisogna agire in modo da educare i cittadini del domani al fatto che l’amore e il rispetto per il prossimo vanno applicati al di là di ogni categoria umana.
Mi chiamo Michele Bisceglia e vengo dal lontano 1998. Sono laureato in Lettere Moderne e studio attualmente Filologia Moderna alla Sapienza. Vorrei inserire una frase simpatica per ingraziarmi voi lettori, ma purtroppo non mi viene in mente niente.
Pensieri per la Città – Un’Agorà per Latina è la nuova rubrica-contenitore della nostra rivista blog, LatinaCittà Aperta.
Abbiamo, infatti, voluto affiancare al nostro settimanale, che come sapete tratta di argomenti che potremmo un po’ pomposamente definire di “cultura generale”, uno spazio, un’agorà di riflessione e di approfondimento intergenerazionale su temi della città che ci ospita, Latina, non limitandoci ad essa.
Ci si propone di istituire qualcosa di vivo, un luogo di confronto e di approfondimento, gestito da giovani, donne e uomini, forze fresche e consolidate intelligenze, persuase che la partecipazione e il confronto siano i cardini della buona politica.