ArcheoTour: I Sotterranei del Palazzo Farnese


Gli ipogei sono difficilmente accessibili per il fatto che il palazzo ospita l’Ambasciata di Francia. Tra una selva di strutture e fondazioni cinquecentesche si nota una serie di strutture appartenenti ad edifici pubblici risalenti ad almeno tre distinti periodi. E’ difficile riuscirne a disegnare una pianta completa degli edifici presenti, essendo stati trovati ovviamente lungo i lati dell’edificio (vedi pianta).

Nel particolare della foto del Plastico di Roma antica notiamo i monumenti limitrofi alla zona che stiamo trattando ovvero Il Trigarium, il Tarentum con i Templi di Dite e Proserpina, Ponte Neroniano, Ponte Elio, Mausoleo di Adriano, Meta Romuli, il Teberintus Neronis, via Recta e la sua porta e l’ustrino di Adriano.

Sul lato sinistro, guardando l’edificio dalla Piazza, in un ambiente di circa 7 x 8 metri si può ammirare un bellissimo mosaico a tessere bianche e nere, risalente al periodo domizianeo (81-96).

I mosaici rappresentano dei “Desultores”, acrobati nudi su cavalli (notare la bellezza del mosaico appena pulito rispetto alla foto con la polvere che lo ricopre).

L’ambiente potrebbe far parte delle Stabula Factionum, le stalle di una delle quattro fazioni circensi presenti in città, in questo caso la quarta, denominata factio Veneta (si ricorda che in zona era il Trigarium).

Al di sotto di questo ambiente, grazie ad un’apertura sul pavimento, è visibile un cisterna per la conserva di acqua. La cisterna è collegata tramite un condotto lungo 6 metri ad una seconda cisterna; ambedue risultano costantemente allagate.

In un altro ambiente – nella parte dell’edificio più vicina al Tevere – sono visibili una serie di murature realizzate in tufo e travertino, una scala a doppia rampa con scalini in travertino e tegole e i resti di un edificio a pianta decagonale. Nell’area centrale un cippo che, grazie ai nomi dei consoli Servilius Isauricus e Valerius Messala riportati nell’iscrizione, può essere datato al 55-54 a.C. (Publius Servilius Gaii filius Isauricus Marcus Valerius Marci filius Manii Nepos Messala censores ex senatus consulto terminaverunt).

Una serie di cippi come questo furono infatti posti lungo il percorso del Tevere per delimitarne la zona non aedificandi, dove cioè era proibito costruire a causa del rischio di inondazioni.
Esso, sebbene inglobato in edifici successivi, si trova ancora in situ, a testimonianza del diverso percorso che probabilmente il fiume seguiva in questa zona della città.
Un altro bel mosaico di circa 9 metri per 4 si trova sul lato settentrionale del palazzo: sono raffigurati, sempre con tessere bianche e nere, due delfini un tritone, mostri e draghi marini.

La presenza di suspensurae, vale a dire un sistema di pavimenti rialzati per il passaggio dell’aria calda fa pensare si tratti di un ambiente termale di età Severiana che si innestò su strutture preesistenti.
Nei sotterranei del palazzo sono presenti altre strutture interessanti: fontane con colonne romane di riutilizzo e sul lato est dell’edificio una noria che portava acqua dal ruscello sotterraneo al piano stradale.

Di fronte all’ambiente detto “della colonna con vasche (vedi foto) si trova un pertugio che porta ad una cisterna sotterranea di epoca romana ma con rifacimenti cinquecenteschi (oggi sotto il giardino interno del Palazzo Farnese), una cloaca che va in direzione del vicino Tevere e un butto che dal piano della ex cucina del palazzo raggiunge il livello del Tevere stesso; ne parleremo nell’argomento “La speleologia urbana”.

Nei sotterranei era una statua di un fauno. In seguito alle sue ripetute pubblicazioni, è stata recuperata, restaurata ed oggi è ottimamente esposta.

Per saperne di più Carlo Pavia, ROMA SOTTERRANEA, Gangemi Editore

Carlo Pavia è l’Archeospeleofotosub (definizione coniata dal giornalista Fabrizio Carboni per un articolo sulla rivista Panorama): archeologo, speleologo, sub e fotografo.
Autore di molti libri sulla Roma antica, fondatore delle riviste “Forma Vrbis” e “Roma e il suo impero”.

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