La Credenza di Arthur Rimbaud

La credenza

È un’ampia credenza scolpita; la quercia scura,
Molto antica, ha preso l’aspetto bonario dei vecchi;
La credenza è aperta, e versa nella sua ombra
Come un fiotto di vecchio vino, profumi allettanti;

Tutta piena, è un miscuglio di antiche anticaglie,
Panni gialli e odorosi, cenci
Di donne e bambini, merletti avvizziti,
Scialli da nonna con grifi dipinti;

– Lì potresti trovare medaglioni, ciocche
Di capelli bianchi o biondi, i ritratti, i fiori secchi
Il cui profumo si mescola a quello della frutta.

Oh credenza d’altri tempi, tu ne sai di storie,
E vorresti raccontare i tuoi racconti, e fai rumore
Quando lentamente si aprono, le tue grandi po
rte nere.

Arthur Rimbaud

Jean Nicolas Arthur Rimbaud nacque a Charleville, nelle Ardenne, nell’ottobre 1854, da un’agiata famiglia borghese. Nel 1870 conseguì il diploma liceale, ma era un ribelle: non tollerava l’educazione rigida e autoritaria della madre, rifiutava le regole borghesi della famiglia e i libri classici ricevuti in dono per la maturità.
Iniziò a scrivere versi alla maniera di Baudelaire, composti in odio a Napoleone III, alla chiesa, alla società moderna, nella breve fase della guerra franco prussiana, seguita dall’esperienza rivoluzionaria della Comune di Parigi (1871).
Nel 1871 fuggi di casa; non potendo raggiungere Parigi; si recò in Belgio, da dove spedì (al suo professore di letteratura del liceo e all’amico Paul Demeny) le due lettere del veggente; in esse rifiutava la tradizione culturale europea e prometteva una lettera nuova, atta a esprimere un io più autentico. In pochi mesi compose quasi tutte le sue Poesie.
Nel 1872 spedì a Verlaine il poemetto Il battello ebbro. Verlaine, impressionato, invitò l’autore a Parigi. Iniziò un’amicizia scandalosa: Rimbaud convinse Verlaine a lasciare la famiglia e a partire in viaggio con lui. Nel 1873 i due amici visitarono Londra e soggiornarono in Belgio. Qui Verlaine, temendo di essere abbandonato da Rimbaud, gli sparò ferendolo a un polso. L’amicizia si ruppe; Verlaine fu condannato al carcere.
Rimbaud riprese i suoi vagabondaggi a piedi per l’Europa. A Bruxelles pubblicò a proprie spese Una stagione all’inferno (1873), confessione lirica in cui l’autore condannava l’inferno della propria convivenza con Verlaine e si rimproverava d’essersi abbandonato al delirio dei sensi. Non poté però pagare l’editore, che non distribuì il libro. Compose in questa fase le prose poetiche intitolate Illuminazioni.
Dal 1875 Rimbaud cessò di scrivere, si sforzò di distruggere per quanto gli fu possibile i suoi manoscritti e cambiò radicalmente vita; lavorò anche all’estero, con la speranza di arricchirsi, e non scrisse più nulla. Si ammalò più volte; ritornò dalla famiglia d’origine, dove lo accolse con affetto la sorella Isabelle.
Si arruolò nella Legione straniera olandese, seguì per qualche tempo un circo, poi si recò in Africa, dove si diede a commerci illeciti. Nel 1891 dovette ritornare dall’Abissinia con un ginocchio colpito da un tumore. Gli viene amputata una gamba, ma il male progredì. Morì a 37 anni, il 10 novembre 1891.

Fresia Erésia, eteronimo di una poeta la cui identità è sconosciuta. Vive in subaffitto nella di lei soffitta, si ciba di versi sciolti, di tramonti e nuvole di panna. Nasconde le briciole dei tetti sotto la tovaglia e i trucioli di limature di strofe sotto il tappeto. Compone e scompone, mescola le carte, si cimenta e sperimenta.

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