Diritto di ReCesso: Il Cesso della Stazione di Servizio

Emiliano “Emy” Miliucci, è l’Autore di questa rubrica di riflessioni e narrazioni, all’insegna dell’ironia e della ricerca dei paradossi quotidiani, intitolata “Diritto di ReCesso”.
Precisiamo che l’Autore, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, ha espresso la volontà di inserire, quale icona della Rubrica, l’immagine del luogo principe della sua attività speculativa.

Ieri pomeriggio me ne andavo in macchina per le campagne attorno Latina (vi ho mai detto che abito a Latina?) tra la via Appia e il West.

Cantavo vecchie canzoni di Amedeo Minghi

la radio trasmetterà questa canzone che ho cantato per te”.

L’auto reclamava carburante e quindi ho deciso di fermarmi in una stazione di servizo.

Sarà stata la musica di Minghi, sarà stata l’insegna della stazione che ricordava la scritta cEsso ma sono stato colto da un impellente bisogno di mingere.

Quindi ho fatto benzina, pagato e ho chiesto al simpatico benzinaio (si dice benzinaio o esiste una qualche espressione politicamente corretta tipo operatore della propulsione?) se vi fosse una toilette all’interno della stazione di servizio.

Il tipo mi ha detto di si ma ha aggiunto che era necessario entrare nel gabbiotto per chiedere le chiavi al capo.

Il capo.

Un corpulento signore un po’ Mario Brega un po’ Cruciani.

– Senti npo’!
– Dica.
– Ma devi cagà o piscià? Perchè se devi piscià va bene. Se devi cagà no che me s’attoppa tutto.
– No no. Devo solo mingere.
– Vabbè piscia ma non ce buttà la carta dentro che so tre volte che scoppia il tubo pieno de merda.
– Delicatissimo.

Prendo le chiavi, scendo una scala, mi infilo in un corridoio angusto e buio per arrivare ad una porta di metallo.

Una scena da libro di Stephen King.

Comunque ho aperto la porta in ferro che ovviamente latrava cigolii sinistri e l’ho lasciata socchiusa con le chiavi infilate nella toppa.

La porta dava accesso ad un piccolo androne sul quale s’affacciava finalmente una seconda porta, quella del bagno.

Bagno buio come la pece ma la luce s’ è accesa da sola.

Ho iniziato a mingere fischiettando Minghi.
Trottolino amoroso e du du da da da che è anche il nomignolo affettuoso del mio pistolino che quando gliela canto è tutto contento.

È stato in quel momento che ho sentito di nuovo il cigolio della porta metallica, seguito dall’inequivocabile clang clang clang della serratura che si chiudeva.

Cazzo!

Avrei voluto correre ad avvisare quello che stava chiudendo la porta che ero li dentro ma ero in una situazione piuttosto scomoda con le mani piuttosto occupate e quindi non sono riuscito a segnalare la mia presenza.

Proprio in quel momento la luce s’è spenta.

Già.
Chiuso a chiave in un bagno buio.
La fine dello stronzo.

Già vedevo i titoli dei giornali locali:

Dopo un iniziale momento di panico ho preso coraggio e ho pensato che l’unica soluzione logica fosse mettersi a singhiozzare in un angoletto seduto abbracciato alle ginocchia.

Poi però recuperata un minimo di calma ho avuto il colpo di genio.

Ho trovato il numero della stazione di servizio per chiamare e segnalare la mia prigionia.

Ho chiamato e m’ha risposto Mario Brega di cui sopra.
Ma per via del panico non avevo preparato una spiegazione chiara.

– Scusi io sarei nel bagno!
– E sti cazzi. E ha attaccato.

Ho richiamato per spiegare un po’meglio il mio stato e fargli capire che ero chiuso a chiave nel SUO bagno.
L’ho sentito che farfugliava cose tipo:

– Questo è quel fijo de na mignotta de Said. Vede le chiavi e non controlla se ce sta qualcuno dentro. So già tre che ne chiude nel cesso! Vabbè dai… Mo finimo de fa na cosa e poi lo mando ad apritte.
– Ma si figuri. Faccia con comodo. Tanto sto solo al buio chiuso a chiave in un cesso in preda ad un attacco di panico. Ma non si scomodi.
– Oh! N’attimo che qua c’avemo da fa, eh!
– Delicatissimo.

Dopo 10 minuti è arrivato sto Said.

– Scusa scusa scusa!
– Ma figurate. Me lamento sempre che non riesco a sta in pace al bagno ma manco a fa cosí però… porcoddue eh!

E io una volta uscito da quel cesso me sentivo tipo progioniero liberato.
Me dava fastidio la luce del sole.

M’aspettavo esponenti della Farnesina e del Governo ad attendermi.

Il ciclista rapito dalla lobby dei benzinai!

Giornalisti a cercare qualche notizia e io che salutavo mamma mia in diretta nazionale.
“Sembra stanco ma è in buona salute”.

E invece niente.
Neanche una delegazione piccolina.

Sono risalito in macchina e me ne sono andato triste e solo.

Però ho pensato che tutto sommato da sta storia ci sarebbe uscito un bel post che magari attraverserà l’oceano lontano da noi e che lo leggeranno gli americani che proprio ieri sono andati via e con le loro camicie a fiori colorano le vie e i nostri giorni di primavera…

Emiliano nasce a Latina sotto il segno del Sagittario.
Secondo Paolo Fox è una persona solare, fedele, ironica ma che tende agli sbalzi d’umore.
Per i nati nella terza decade di Novembre Il colore preferito è il celeste il numero è il 7.
(Però Paolo Fox non ci prende spesso, infatti a me piace il blu e il mio numero fortunato è il 7815).
Uomo coraggioso che da sempre convive con l’orribile pregiudizio che la gente gli ha attaccato addosso e cioè quello di essere un sex symbol e quindi solamente un involucro senza cervello.
Da sempre impegnato nel sociale si batte per il riconoscimento dei diritti dei cervelli degli uomini molto belli.
Come nella migliore tradizione dei Play Boy, ha 3 donne.
Due giovanissime e molto belle, hanno il suo stesso cognome e ricoprono il ruolo di figlie. La terza, quella meno giovane è una sorta di compagna-coinquilina-moglie co.co.pro. Anche lei impegnata nel sociale presiede un’associazione per il recupero degli uomini che credono di essere molto belli ma stupidi e che in realtà non sono per niente belli.
Nel tempo libero adora lavorare mentre nella vita generalmente va in bicicletta.

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