Tarallopoppin

La clamorosa soluzione della vicenda del commando antiSmart, caso che si era chiuso con la confessione di Anastasio Corazon, rimasto dunque l’unico colpevole ufficiale, riportò un po’ di calma nella redazione del Fogliaccio, anche se quella faccenda lasciò qualche strascico particolare nella vita di alcuni personaggi che l’avevano vissuta più da vicino.
Una sensazione di quieta pazzia aleggiava in quelle stanze, un’aria di normale surrealtà, come nel celebre fim Hellzapoppin’.

L’ex condirettore Lello Rapallo, costretto da Frangiflutti a distogliersi dalla trincea dell’attualità, per scrivere, molto controvoglia, un articolo sui 485 anni e tre mesi dalla fondazione della Compagnia di Gesù, aveva prodotto un pezzo che sembrava un brodino ristretto.
Lontanto dalla roboanza agiografica che gli era stata, seppur non palesemente, consigliata, Rapallo si era tenuto su un registro di celebrazione formale, trattando la materia con moderata enfasi, senza infonderle soverchio pathos.
Portare a termine quell’articolo senza abbandonarsi alla furia antigesuitica che sentiva ribollire dentro, era stato uno sforzo eroico, un po’ come assistere ad un intero concerto di Laura Pausini senza appisolarsi nemmeno per un minuto.

Tokio: pubblico entusiasta al concerto di Laura Pausini

Eppure lui da sempre era stato portato in braccio dai gesuiti, lo si poteva addirittura definire una loro creatura.
Le premesse della sua vita, tutte legate ad una condizione modesta, se da un lato non permettevano certo di sperare in chissà quale futuro, dall’altro segnalavano però, discretamente, un suo possibile percorso.
Rapallo nacque prematuro di un paio di mesi da Imelda Marcos, rammendatrice di calze per conto del convento delle “Pie Figlie di Sant’Ignazio”, e da Oronzo Rapallo, un astigmatico ligure, vincitore per tre anni di seguito del premio “Sagrestano dell’Anno”.
L’uomo, che nonostante la sbandierata affezione per le faccende spirituali era un tipo più che concreto, aveva sposato Imelda Marcos esclusivamente per le floride misure dei pettorali e per le sue accertate virtù domestiche, non facendosi certo incantare dalla sua vistosa omonimia.

I genitori di Rapallo: A sinistra Imelda Marcos e, a destra, Oronzo Rapallo, sacrestano, col parroco Don Lurio durante un funerale

Il piccolo Lello, nonostante le gracili qualità intellettive, in virtù dell’affettuosa vicinanza della Compagnia a quella famiglia amica, completò il suo iter scolastico di base senza soverchi affanni, se si eccettua un pugno da lui beccato in quinta elementare, scagliatogli nell’occhio destro da Gennaro Ciro Tortoriello, un altoatesino suo compagno di classe, un pessimo soggetto cresciuto in sordidi ambienti illuministici.
Rapallo terminò poi le scuole superiori diplomandosi presso il “Liceo Burocratico Gestionale Sant’Ignazio di Loyola”, distinguendosi in quell’ultimo anno per lo svolgimento di un tema dal titolo: ”Il peccato come risorsa: come rendere più efficiente l’industria dell’espiazione”.
Nel suo scritto il ragazzo proponeva di introdurre una piccola tassa sulla confessione, un modesto obolo da versare quale segno tangibile di pentimento che andasse ad affiancare le classiche preghiere dell’assoluzione: Pater, Ave e Gloria e Atto di dolore.

La sua idea fu notata in alto loco e debitamente apprezzata.
Fu proprio l’allora semplice sacerdote Don Luis Verafè, giovane ma già ben introdotto nell’Ordine, al quale il suo amico Don Plinio Spirito, insegnante, aveva fatto leggere quel tema, che indicò Rapallo quale possibile futuro giornalista, proponendo alla Compagnia di pilotarne con discrezione la carriera.
Così era stato fatto per Lello, di promozione in promozione, con passaggi multipli in vari organi di stampa.
Ora, dopo la faccenda della poltrona Onyric e dei sogni che il giornalista beniamino aveva scroccato al potente Monsignore, Rapallo, frustrato e rabbioso per il suo declassamento al Fogliaccio, non poteva certo coltivare più il suo forte senso di gratitudine nei confronti dell’Ordine dei gesuiti.
Mentre tentava di scrivere l’articolo, che avrebbe dovuto essere magniloquente ed esaltatorio, l’unica cosa che gli girava continuamente nella testa, come un mantra, era una falsa litania che i compagni dei tempi del suo liceo religioso cantilenavano spesso:

Sant’Ignazio di Loyola
fa finire questa scuola,
perché siamo tutti stanchi
di scaldare questi banchi

Nel frattempo, affaccendato a scrivere un insulso pezzo sui regali natalizi di tendenza, articolo commissionatogli da un Frangiflutti sempre più distratto da mire di carriera politica, Tarallo, dalla sua scrivania, non lontana da quella di Rapallo, aveva visto l’ex condirettore patire moltissimo nello scrivere un elogio che sentiva ormai contronatura.
Più sudato del solito, stava chino sullo schermo del pc, ticchettando nervoso e mormorando tra i denti quella buffa nenia.
Anche Taruffi non era uscito benissimo dalle vicende dell’ultimo periodo.
Se da un lato la confessione di Corazon aveva semplificato il suo lavoro, dall’altro in seguito al caso Smart aveva dovuto ammettere tutte le sue difficoltà nell’interpretare un giornalismo d’inchiesta, rimanendo al palo, senza idee, per quasi tutta la durata dell’affare.

Il cronista Marzio Taruffi

Lallo, che nonostante la mefitica carica aromatica, vedeva nel collega un buon diavolo, aveva cercato di consolarlo, portandolo qualche volta  anche a bere una gazosa insieme, terminato il lavoro in redazione.
Incurante dello sciame di insetti che volteggiava intorno a Taruffi e degli svenimenti che provocava intorno negli olfatti più sviluppati, Tarallo lo aveva invitato a sedersi con lui ad uno dei tavolini del Bar Babietole per fare una chiacchierata e per tirarlo un po’ su.
Nel corso di quelle conversazioni aveva fatto alcune scoperte sorprendenti.
La prima, relativa ad un grosso problema di autostima che affliggeva il cronista, lo aveva lasciato basito: Taruffi era paziente del Dott. Bracco.
Ora, nell’essere cliente di quel dottore, che di pazienti ne aveva moltissimi, non c’era nulla di strano, a patto, però, di non essere un cane, un gatto, un opossum o chissà che altra bestia.
Sì, perché il Dott. Bracco era infatti un veterinario!

Il Dottor Bracco, veterinario della mutua di Taruffi

Taruffi gli rivelò che, per di più, quel dottore era un veterinario della mutua e che lui, facendo non si sa bene quale impiccio burocratico, si era registrato ufficialmente come suo mutuato, col nome di Fuffi Taruffi.
Disse che con lui si trovava bene, intanto perché, vergognandosene, non si sentiva di andare da un medico, e perché poi quel dottore coi suoi malanni ci aveva sempre azzeccato.
Lallo era più che avvezzo a confrontarsi con fatti fuori del comune, intanto, per via del suo amore con Consuelo, che lo metteva sempre dinanzi a fenomeni misteriosi, ma anche a causa della sua amicizia con la tribù di Abdhulafiah, Afid e tutti gli altri, e a quella con Cervellenstein ed alcuni dei suoi picchiatelli.
Cionondimeno, la confidenza fattagli da Taruffi lo lasciò assolutamente stupefatto, sbalordito come se avesse visto con i suoi occhi la Meloni lavorare: la bocca gli si spalancò e solo la curiosità dei moscerini svolazzanti nei suoi confronti lo indussero a richiuderla.

Surrealtà

Si commosse dinanzi all’eccessiva modestia di Taruffi, che evidentemente non si sentiva all’altezza degli altri esseri umani, perfino a quella dei tanti che, apparendo azzimati e profumati all’esterno, erano in realtà  maleodoranti dentro.
Quando poi il cronista gli confessò di essersi innamorato a prima vista della signorina Rosanna Papaleo, di professione passeggiatrice, e che era disperato perché lei era scappata a tacchi levati appena lui le aveva rivolto la parola, Tarallo pensò bene di aiutare Taruffi con un buon consiglio.
Con estrema diplomazia Lallo accennò alla necessità, in caso di relazioni con l’altro sesso, di apparire perfettamente ordinato e pulito, oltre che naturalmente, gentile ed appassionato.

La signorina Rosanna Papaleo nel suo posto di lavoro

Taruffi sembrò assai sorpreso, come se l’affermazione di Tarallo gli avesse schiuso la visione di nuovi ed esotici mondi: non aveva mai considerato la possibilità o addirittura i vantaggi del lavarsi a fondo.
Ma la signorina Papaleo valeva bene un sacrificio, anche uno così estremo.
Si mostrò molto grato al collega: asserì di aver recepito la bontà del suo suggerimento e, salutandolo, fece anche per abbracciarlo.
Tarallo per un istante si sentì come una scorza di patata immersa nel trogolo di un allevamento suino e stentò a riprendersi da quell’azzardo olfattivo.
Subito dopo i due giornalisti si salutarono.
Lallo, irrorato da un’insolita serenità si avviò verso l’abbraccio di Consuelo. Si incamminò veloce  lungo il corso cittadino, fradicio di un’umidità tale da riverberare ovunque le luci colorate delle luminarie natalizie.
Taruffi, in preda ai frenetici pensieri provocati dalle parole di Tarallo, una volta arrivato a casa si diede a cercare qualcosa sul volume delle Pagine Gialle.
Sfogliava il grosso tomo con grande ed impaziente fretta.
Segnò su un foglietto un numero di telefono che si sbrigò poi a comporre.
Qualcuno infine rispose: “Qui l’Allegro Sguazzo di Fido, desidera?”
“Ehm… ehm…Vorrei prenotarmi per una tolettatura completa…”
“Bene, per che giorno? E, a proposito, per la prenotazione mi occorre anche il nome del cane: mi dica”.
Taruffi si prese più di un minuto per rispondere…

Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.

Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti

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