La Chimica intorno a noi e in noi – prima parte

La protagonista di questo viaggio immaginario è Lucrezia, una giovane manager in carriera.
La seguiremo nella vita di tutti i giorni.
Lucrezia si è appena svegliata e, assonnata, si dirige verso la cucina per prepararsi la colazione.
Alla mattina predilige il tè.

Scopriamo quanta chimica c’è in questa gradevole bevanda.

Nel tè è contenuta la TEINA, sinonimo di CAFFEINA, per intenderci lastessa sostanza contenuta nel caffè.
La caffeina favorisce in noi il rilascio di particolari ormoni, quali adrenalina e noradrenalina, che hanno un effetto stimolante sul sistema nervoso simpatico.
Vi è da dire che nel tè sono presenti altre sostanze che rendono l’assimilazione della caffeina più lenta; di conseguenza bevendo tè gli effetti della caffeina sono prolungati nel tempo, a differenza del caffè che sostanzialmente ne produce di immediati, ma che scompaiono rapidamente.
Vediamo di seguito quali altri principali composti sono contenuti nel tè:
POLIFENOLI: sono antiossidanti, cioè proteggono dall’invecchiamento cellulare e, secondo alcuni studi, hanno effetti antitumorali.
TEANINA: ha proprietà ansiolitiche e quindi compensa l’effetto neuro stimolante della caffeina.
OLII ESSENZIALI: hanno effetti disinfettanti e digestivi.

Una coltivazione di Camellia Sinensis, la pianta del tè

Il contenuto di caffeina varia a seconda del tipo di tè, quello nero, ad esempio, ne contiene più di altri.
La quantità di caffeina in una tazza di tè è circa la metà di quella presente in una tazzina di caffè.

Ma torniamo a Lucrezia, che ha davanti a sé una tazza fumante di tè e sta decidendo se addolcirlo con il classico zucchero, o, come gli ha suggerito un’amica, con lo zucchero di canna, o con il miele.

Diamole una mano: il SACCAROSIO, volgarmente chiamato zucchero, è una molecola formata dalla unione chimica di due zuccheri semplici:
il glucosio e il fruttosio.
Il saccarosio si ottiene, in Europa dalla barbabietola da zucchero, nel resto del mondo dalla canna da zucchero.

Il saccarosio ottenuto dalla canna da zucchero è di colore marroncino in quanto, a differenza di quello ottenuto dalla barbabietola, è grezzo, e non presenta alcun vantaggio rispetto allo zucchero raffinato, anche se contiene qualche sale minerale e qualche antiossidante in più.
Sono però in quantità talmente piccole da non comportare alcun beneficio per la salute.
Vi sono alcuni produttori di zucchero di canna che, per contenere i costi, colorano il prodotto con la melassa, che è uno scarto della sua lavorazione
Il saccarosio, sia quello da barbabietola che quello da canna, nel nostro stomaco viene scisso dal succo gastrico, acido per acido cloridrico, nei suoi due costituenti cioè glucosio e fruttosio.
La miscela di glucosio e fruttosio prende il nome di “zucchero invertito”. Questa miscela viene prodotta su larga scala dall’industria alimentare, utilizzando come materia prima il SACCAROSIO, imitando quello che fa il nostro stomaco.
Viene utilizzata per dolcificare marmellate, conserve, frutta sciroppata eD altri prodotti alimentari di largo consumo.
Si consideri che lo “zucchero invertito” ha un potere dolcificante superiore del 25% a quello del saccarosio, quindi se ne usa molto meno, con un evidente beneficio economico.
Lo “zucchero invertito” è anche il costituente principale del MIELE.

Le api infatti producono un particolare enzima, chiamato invertasi, che consente loro di idrolizzare il saccarosio raccolto dai fiori, producendo “zucchero invertito”.

Nel miele sono presenti numerose altre sostanze tra cui oligoelementi (micronutrienti presenti in tracce) quali rame, ferro, iodio, manganese, silicio, cromo e vitamine (A, E, K, C e il complesso B).
Sono inoltre presenti enzimi e sostanze con proprietà battericide (quali l’acido formico) e antibiotiche (quali la defensina).
La presenza di queste sostanze consente al miele di essere conservato a lungo e spiega perché un tempo venisse utilizzato come antisettico per curare ferite e ustioni.
La nostra Lucrezia ha fatto la scelta giusta: per dolcificare il suo tè ha usato il miele.

Mentre sta gustando la sua colazione squilla il suo smartphone di nuova generazione: sono le 8:30 e probabilmente deve essere il suo capo che la richiama all’ordine.

Approfittiamo di questo momento per raccontare quanta chimica c’è in uno smartphone.

Mediamente un cellulare è costituito principalmente da:

PLASTICA 58%
METALLI 25%
MATERIALI CERAMICI 16%

I metalli impiegati sono: Alluminio, Rame, Cobalto, Litio, Ferro, Nichel, Stagno, Zinco, Argento, Cromo, Tantalio, Cadmio, Palladio, Silicio e Arsenico: alcuni di questi sono caratterizzati da forte tossicità.
Focalizziamoci un momento sul TANTALIO, che è un metallo contenuto in un minerale chiamato COLTAN (nome scientifico columbo-tantalite).
Tale minerale si trova soprattutto in Brasile, Australia, Africa.
Il Tantalio è usato per produrre condensatori migliori rispetto ai vecchi condensatori ceramici ed è un ottimo conduttore di elettricità e di calore.
L’estrazione del coltan in Africa (Mozambico e Congo) ha creato gravissimi problemi in quanto multinazionali senza scrupoli lo acquistano da gruppi armati che hanno il controllo delle miniere.
In tal modo si alimentano guerre sanguinarie, per non parlare poi delle condizioni di lavoro dei minatori, che spesso sono bambini.
Tutto ciò, oltre a causare enormi danni sociali e palesi violazioni dei diritti umani, provoca anche importanti danni ambientali.

In Congo, infatti, i gorilla di montagna si stanno praticamente estinguendo perché il loro habitat coincide proprio con il territorio in cui si trovano le miniere di coltan.

Quindi…
Faremmo bene a pensarci prima di decidere di comperare un nuovo smartphone!

Continua…

Fausto Bonifacio nasce a Milano nel 1951, si laurea in Chimica Pura nel 1975 e dopo un anno di servizio militare viene assunto, presso un’importante azienda farmaceutica milanese, con la mansione di operatore di laboratorio di ricerca.
Nel 1988 emigra, al contrario, nella città di Frosinone e prende servizio quale direttore della funzione Ricerca e Sviluppo di una nota azienda chimico-farmaceutica operante nel settore della sintesi e produzione di principi attivi .
Nel 1998 viene assunto, con la qualifica di direttore Ricerca e Sviluppo, da una nota azienda chimico-farmaceutica situata nei pressi di Latina e ricopre inoltre lo stesso incarico nella consociata spagnola di tale azienda.
Nel 2004 emigra in toscana presso un’importante azienda chimico-farmaceutica dove ricopre la carica di direttore di stabilimento fino al 2013 quando cessa l’attività lavorativa godendosi poi la meritata pensione.
Attualmente vive e saltuariamente lavora a Latina.

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