Il problema degli arrivi,
dell’”invasione” di extracomunitari che si spacciano per rifugiati, fa il paio con la fuga dei nostri giovani laureati verso l’estero.
C’è qualche collegamento tra questi due fenomeni?
Secondo una buona fetta di opinione pubblica sì: chi viene da fuori ruba il lavoro agli indigeni italici, costringendoli alla fuga.
Un po’ come capita in zoologia, dove spesso le specie aliene, più competitive o più voraci, spingono verso l’emigrazione o l’estinzione quelle autoctone.
Questa teoria, ben rappresentata a livello governativo, è suffragata da evidenti prove che chiunque può riscontrare nella vita reale.
Esaminiamo insieme alcuni casi emblematici.
L’istituto zooprofilattico di Forlì è stato di recente affidato al Dott. P.K. Singh.
Esperto in allevamento di mucche sacre del Punjab, pare che abbia vinto il concorso grazie a una sua capacità più unica che rara: comunica telepaticamente con i bovini.
L’altro accreditato concorrente, il giovane e brillante Dott. Aldo Mambrini dell’Università “Squacquerone” di Cesena, è stato così costretto ad emigrare in Australia, dove approfondirà lo studio dell’enterocolite da stress nei koala; i genitori, intervistati all’aeroporto dopo la partenza, hanno dichiarato in lacrime: “con quella specializzazione lì, quando torna più.”
La Dott.ssa Irina Cocilova, benemerita badante ucraina con all’attivo l’assistenza a più di trenta anziani locali (tutti felicemente dipartiti), ha di recente aperto un ricovero per diversamente giovani (una volta si chiamava ospizio) dove ha dato lavoro a oltre trenta persone, tutte dell’est europeo.
Contro questa modalità di assunzione, dal carattere evidentemente discriminatorio, ha presentato ricorso la Dott.ssa Annamaria Locicero, specializzanda in geriatria.
Richiesta del ruolo che avrebbe voluto ricoprire all’interno della struttura, la nostra ha prontamente risposto:
“dirigente responsabile, che altro; mica vorrete che vada a cambiare i pannoloni ai vecchi come una moldava o una bielorussa.”
Vistasi respinta l’istanza da un tribunale esterofilo, la Dott.ssa Locicero è andata a terminare la sua specializzazione in Groenlandia, dove approfondirà la relazione tra una dieta a base di mammiferi marini e le malattie cardiovascolari negli ultra-ottantenni.
Anche in questo caso, le probabilità di un rientro in Patria appaiono remote.
Come tutti sanno, le carriere universitarie e nei centri di ricerca sono pilotate dalla lobby mediorientale.
Queste persone, accolte come rifugiati con la scusa di fantomatiche guerre, hanno preso possesso dei gangli decisionali chiudendo la strada ai nostri giovani.
Facciamo il caso del Dott. Omar Mehri, fuggito da Aleppo per presunto bombardamento della sua abitazione e dell’ospedale dove lavorava.
Dopo un primo periodo a raccogliere pomodori nel Tavoliere delle Puglie, il suo caporale l’ha improvvidamente segnalato nel vicino nosocomio in cerca di portantini (prendendosi in cambio il 30% dello stipendio); da lì, un paio di diagnosi azzeccate lo hanno posto all’attenzione del primario che, tradendo il suo stesso Paese, lo ha promosso sul campo.
In men che non si dica questo siriano ha fatto arrivare i suoi amici e parenti, come un barone qualsiasi.
E i nostri giovani laureati non possono far altro che prostrarsi a questi figuri per pietire un posto purché sia, fosse anche a Damasco o Baghdad.
Altro settore dove l’invasione produce enormi danni è quello della cultura.
Oltre ai direttori dei maggiori musei, importati neanche fossero opere d’arte trafugate, vengono a toglierci lavoro senza alcuna vergogna: soprano e pianisti cinesi, violoncellisti ungheresi, registi polacchi e turchi, cantanti albanesi, attori tunisini, chitarristi andalusi, percussionisti africani, ballerini russi e pittori sudamericani.
Che dire poi dei tormentoni “latinos” che ci rovinano l’estate?
Una volta avevamo i Righeira e Giuni Russo, oggi imperversano Enrique Iglesias e Alvaro Soler.
Le nostre ugole d’oro sono quindi costrette a cercare fortuna altrove: Tiziano Ferro riparte dal karaoke in Portogallo (e non se lo fila nessuno); Calcutta fugge in India; Pupo canta sugli aerei per tirare su 2 euretti per il gratta e vinci.
Ma lo scandalo più grande, il danno incommensurabile di cui tutti i giornali parlano, viene dal campo che più di ogni altro ci tiene in pensiero, ci appassiona, ci dona grandi gioie e ci getta nello sconforto: il campo di calcio.
Il nuovo CT della nazionale ha lamentato che, nel nostro campionato, i giocatori di importazione chiudono la strada ai nostri giovani; infatti, per portare linfa fresca tra gli azzurri, si naturalizzano come italiani anche calciatori che vantano oscure e remote origini nel Belpaese, se non dirette quantomeno limitrofe (un vicino di casa, il barbiere…).
Ed ecco allora che i talenti nostrani, per poter giocare, devono espatriare: Germania, Inghilterra, San Marino e Malta le mete più frequenti.
Questo sistema non regge.
Occorre trovare una soluzione concreta, di facile e pronta attuazione.
Il rimpatrio degli invasori presenta qualche difficoltà logistica: di recente il Ministro degli Interni (frattaglie incluse) ha dichiarato che, per completare l’opera meritoria, non basterebbero 80 anni.
Non è chiaro se tale dichiarazione costituisca una presa d’atto dell’impossibilità di percorrere questa strada o se, invece, il nostro intenda autoproclamarsi Ministro per i prossimi 80 anni, con la scusa di completare il progetto.
Ma non bisogna preoccuparsi, c’è gente che finalmente pensa prima agli interessi degli italiani.
Grazie ai nostri agganci nella maggioranza di Governo, siamo in grado di svelare la proposta allo studio proprio in questi giorni.
Già il nome dato al disegno di legge non lascia spazio a interpretazioni bizantine:
“Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori”.
In pratica si intende fissare un’ora X al cui scoccare vengono chiuse le frontiere.
I nostri connazionali che, accidentalmente, allo scadere del termine dovessero trovarsi all’estero, non potranno più far ritorno a casa.
Danni collaterali che però mettono al riparo da accuse di incostituzionalità per comportamenti discriminatori:
a chi tocca non s’ingrugna, italiano o straniero che sia.
In questo modo si blocca sia il flusso in entrata di questi nuovi barbari che minacciano l’italica purezza, sia la fuga dei giovani verso un futuro incerto in terra straniera.
Tenete presente questa anticipazione, quando programmerete le prossime vacanze.
Anche un fine settimana a Vienna o a Praga può essere senza ritorno.
Tanto il vostro Erasmo dal Kurdistan vi doveva, senza nulla a pretendere.