Può dirsi colpevole l’Amore?
“L’Amore che non osa pronunciare il suo nome, questo siamo io e te insieme”
scrisse Oscar Wilde, dopo essere stato condannato a due anni di carcere perché amava il giovane Lord Alfred “Bosie” Douglas.
Un Amore impronunciabile, vissuto da reietti, che non avrebbe mai potuto vedere la luce.
Un amore considerato colpevole, dunque?
Come stridono queste parole, sono un atto di accusa verso una profonda ingiustizia.
Quale forma dare all’Amore non lo può stabilire che l’Amore. Un sentimento che va oltre noi stessi, che attraversa i tempi, che è connaturato alla vita dell’individuo, che non ha confini.
Nell’Amore dovremmo essere liberi, trovare noi stessi. Dovrebbe essere lo spazio dove respirare senza l’asfissia di “costruzioni” fatte per essere gabbie.
La nostra realizzazione e il nostro equilibrio passano proprio dalla possibilità di esprimere questa sfera intima affettiva e, in piena coscienza di sé e dell’altro, scegliersi.
Eppure non è sempre così.
Il nostro mondo è permeato ancora da tutti gli strascichi di un retaggio di incultura, che la nostra specie si trascina; strascichi che riemergono e che stanno là a eludere l’unico principio che conti: è solo l’Amore che può stabilire cosa sia l’Amore.
La storia è piena delle tristi vicende di coppie di amanti alle quali è stata negata una vita affettiva; moltissime di esse erano costituite proprio da due persone dello stesso sesso, ma in geneale, anche per tutti gli altri casi, se non si osservavano le regole imposte dalle convenzioni sociali, religiose, politiche, morali del tempo, si veniva discriminati e il diritto di amarsi era negato.
Non erano consentiti amori al di fuori di regole e sovrastrutture volute dagli uomini, nelle quali però spesso prevalevano degli interessi particolari, odio e avversione, quanto bastava dunque per perpetrare mutilazioni del diritto alla libertà di alcuni a vantaggio di altri.
La superstizione, il preconcetto, la discriminazione e tanto altro, si manifestano sempre con un comune denominatore: la negazione dell’identità altrui.
Niente di più umiliante e devastante.
Per la persecuzione del diverso, quale esso sia, la paura diventa un mezzo necessario a fomentare l’odio ed è gioco facile se c’è di mezzo l’ignoranza.
Ancora esiste una discriminazione a causa della quale alcune coppie devono mantenere nascosto il proprio Amore. Vi sono preconcetti che impongono criteri secondo i quali un Amore è legittimato a esistere; al di fuori di essi è ritenuto una colpa, una malattia, un peccato da espiare.
La nostra Costituzione dal 1948 all’art. 3 afferma che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” e non si fanno distinzioni di razza, di sesso, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali.
Al contrario è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” che di fatto impediscono la piena realizzazione dell’individuo.
È evidente che siamo in ritardo rispetto ai principi fondamentali espressi nella nostra Carta Costituzionale, essi precorrono i tempi mentre noi continuiamo a vivere all’interno di una bolla che reagisce spesso solo agli istinti peggiori.
Mi sembra allora che dai principi sopra enunciati emerga chiarissimo questo assunto: la libertà di Amare e di scegliersi il proprio compagno/a rientra nella realizzazione di un individuo, nella propria sfera personale. Cos’altro si deve aggiungere?
Eppure in quanti ancora si arrogano il diritto di giudicare, emarginare e di sporcare i sentimenti; si sentono investiti di autorità dalle religioni, dalla morale, dalle convenzioni sociali e spargono pregiudizi in nome dell’Amore.
Ma quale Amore?
Un amore in nome del quale si pratica l’odio e il disprezzo verso altri esseri umani rei di amarsi, mi pare già abbastanza paradossale. Mi sembra altresì ignobile ammantarsi di una presunta superiorità per infliggere questo inutile e assurdo dolore.
Lo scrittore Oscar Wilde ne subì tutte le conseguenze drammatiche, processato e condannato a due anni di carcere perché omosessuale, la condanna gli fu fatale e ne uscì distrutto nel corpo e nello spirito, morì poco dopo.
Questi che seguono sono due passaggi di una lettera struggente che scrisse dal carcere al suo amato Bosie:
“Mio carissimo ragazzo,
questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza…”.
“Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos’è l’amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perché la natura di quell’ amore non è stata compresa.”
Sono parole che gridano ancora giustizia contro tutti quegli uomini che perseguitano altri uomini, in qualsiasi maniera e per qualasiasi assurdità ciò avvenga.
Non esiste un Amore colpevole, esiste solo una stupidità colpevole, che è cieca e tutto crede di vedere.
L’Amore è sempre un miracolo.
È l’unico miracolo nel quale tutti dovremmo credere.
Forse.
Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale
Quali problemi può avere chi ha paura dell’amore? Anziché avere paura delle armi, della guerra dei veleni solo una persona con grossi problemi psichiatrici può avere paura di un gesto di chi si ama. Nessuna legge scritta ci può imporre chi amare oppure chi non dobbiamo amare. Nessuna legge ci può condannare per chi scegliamo di amare. L’acqua come l’amore sono componenti vitali. Fermare l’amore è come pensare di fermare o interrompere il ciclo dell’acqua. Chi pensa di arginare o regimentare il corso dell’acqua ne viene travolto.