Epilogo
Il Gatto e la Volpe
Non avendo né arte né parte, i due cugini continuarono la loro carriera di ladri di polli.
Senza però riuscire nel progettato salto di qualità.
Qualche tempo dopo i fatti di quella notte di luglio, un contadino dei dintorni subì una razzia di pennuti; nella denuncia ai Carabinieri dichiarò di aver visto dalla finestra del bagno i ladri scappare, tra starnazzi e piume volanti. Un particolare gli era rimasto impresso: uno dei ladri zoppicava vistosamente.
Il Vecchio
Il Vecchio rivide il Gatto e la Volpe al bar di Filomena altre volte, ma non ebbe la necessità di chiarirsi con i due balordi perché questi, non appena lo vedevano da lontano, si defilavano alla grande.
Il suo tesoro, frutto di quella emozionante notte di luglio, fa bella mostra di sé nell’orto dietro casa.
Se doveste passare da quelle parti, dopo aver letto questa piccola storia, potrete vedere con i vostri occhi l’oggetto dissotterrato in quella piovosa notte: un elmetto tedesco della Seconda Guerra Mondiale, un po’ arrugginito ma sempre robusto, ben calcato sulla testa di uno spaventapasseri.
Il Professore
Nell’analisi antropologica della Sovrintendenza per i beni archeologici del Lazio c’era scritto anche che “l’assenza di indicatori di stress patologici e alimentari attestavano peraltro, sorprendentemente, la costante osservazione di un regime alimentare corretto, attento e diversificato”.
Sorprendentemente.
Al Professore piace pensare che centinaia e centinaia di anni fa, in una età antica, buia e difficile, mentre in altre parti del mondo allora conosciuto le persone inferme e malate venivano emarginate, nascoste, ignorate, se non addirittura eliminate drasticamente, in una località remota, ai piedi dei Monti Lepini, una ragazza, diversa dagli altri individui della sua comunità, era stata invece accettata e sostenuta nel corso della sua vita.
Per poi essere stata sepolta con tutti gli onori e la dignità che spettavano a una persona importante.
La Principessa di Caracupa.
fine
Puntata precedente | Vai all’inizio del racconto |
A Renzo Rossi piace creare.
Disegna chiassose e sgargianti foreste abitate da animali antropomorfi, a volte miti ed amichevoli, a volte irosi e dispettosi.
Raccoglie tronchi e legni in riva al mare per inventarsi strane sculture.
Rovescia vasi per dipingerli e colorarli.
Quando, con grande fatica, si mette a scrivere, vuole stupire, meravigliare, per raccontare storie che pensa siano poco note, di posti a noi vicini.