Tarallo Beach. Parte Terza

Riassunto delle precedenti puntate.
Il Professor Cervellenstein tenta l’esperimento di portare in uno stabilimento balneare Omar Tressete, il re delle idiosincrasie, e Tristano Cacace, l’uomo dalle personalità multiple, per saggiarne le interazioni con quell’ambiente impegnativo. L’esperimento mette in moto delle conseguenze spiacevoli: Cacace subisce, per effetto di una bella turista russa, l’arrivo di una nuova personalità, quello di un Capitano della Russia zarista, mentre Tressette, non visto, gettando in mare un paio degli odiati sandaloni tedeschi Pirkenstuck, provoca una tremenda rissa balneare.

L’aria di apparente innocenza, il suo fischiettare sommesso la Marcia Trionfale dell’Aida e l’alluce errabondo sulla rena, non risparmiarono a Tressette una severa reprimenda di Cervellenstein, che indicò all’odiatore militante dei sandaloni Pirkenstuck la scena raggelante che gli stava dinanzi, risultato diretto della rissa da lui innescata. 

Lo scenario, più che quello della spiaggia di uno stabilimento balneare, sembrava lo stesso che si presentò alle famigliole che una mattina del 1274 a.c. capitarono a Qades, o Kadesh, come accidenti si chiamava, con nonni, figli, cestelli coi viveri e pallone, per fare un picnic sulle rive del fiume Oronte, in Siria. 

Ramses II durante la battiglia di Qadesh

Scoprirono in quella circostanza che il bel luogo era stato già occupato da precedenti, bellicose comitive: Ittiti ed Egiziani se le erano infatti date di santa ragione quel giorno e parecchi di loro erano rimasti esanimi o contusi su quelle belle sponde, che risuonavano ora dei loro lamenti. 

Tra il picchiare del sole e quello delle tremende sventole beccate, i clienti dello stabilimento avevano fatto il pieno di botte: molti di loro, tenendosi a stento in piedi, frignavano come poppanti.
Altri, stesi al sole come i pregiati baccalà delle incantevoli isole Lofoten in procinto di essere promossi stoccafissi, cercavano di venir fuori dalla commozione cerebrale, sforzandosi di rammentare le proprie generalità tra circa sette miliardi di possibilità.

Baccalà stesi al sole presso le Isole Lofoten, in attesa di essere promossi stoccafissi

Invece di esultare per una dubbia vittoria, come fece Ramses II quella volta a Kadesh, l’illustre psicologo, Professor Cervellenstein, adirato per quanto possa esserlo un professionista del suo ramo, avvezzo ad un rigido autocontrollo, mostrò a Tressette le conseguenze dalla sua intolleranza. 

Proprio non lo si poteva lasciare al suo posto quel paio di sandalacci, eh? Era così impossibile non lanciarli in acqua?
Mi chiedo quante centinaia di sedute ci vorranno ancora per liberarla dalle sue ossessioni! E quante paia di Pirkenstuck assassinate!”.

I tremendi sandalacci Pirkenstuck

“Sì Professore – bofonchiò Tressette a fil di voce – lei ha ragione, ma consideri che su tredici paia di quegli obbrobri che avevo individuato, ne ho lanciato in mare solo uno.. E’ già qualcosa, non le pare?”
“Eh sì, come no! Ventiquattro sandalacci surriscaldati, risparmiati dall’annegamento in virtù dei suoi enormi progressi psicologici, la ringraziano sentitamente!
Non ci siamo proprio Omar, se non si rende nemmeno conto dell’enormità di certe cose!”.

Tressette rimase a capo chino sotto il sole. 

Cervellenstein lo lasciò lì per un momento, apparentemente contrito, poi lo invitò a raggiungere Tarallo che, seduto ad un tavolino del “Cormorano Sovranista”, il caffé dello stabilimento, stava redigendo un resoconto epico della Battaglia dei Pirkenstuck per conto del Fogliaccio. 

Consuelo, con risultati addirittura prodigiosi, si adoperava per prestare aiuto ai contusi che alla spicciolata, tra sgangheramenti ossei e sordi lamenti, arrivavano presso quel posto di ristoro. 

Consuelo

Un sorriso della bellissima ed ecco che quelle macchine umane, diroccate dai cazzotti e dai calcioni presi, di colpo sembravano come nuove, appena uscite dal carrozziere, e correvano a tuffarsi in mare per placare subito degli spiriti che si erano fatti improvvisamente bollenti.

Il Professore Cervellenstein stazionava intanto al bancone del bar. 

Ordinò un caffé shakerato senza zucchero, mentre Tressette sbigottiva Teseo, il barman, un settantenne col naso da pugile, rotto a tutte le ordinazioni, chiedendogli un Pernod corretto al bergamotto. 

Per ben tre minuti la mandibola dell’uomo rimase pendente, scoprendo la bocca spalancata dallo stupore, una dentatura creativa e delle tonsille in pessimo stato, poi si riscosse e mormorò: “Mi spiace, noi non abbiamo del bergamotto: potrei, se vuole, mettere della cedrata nel Pernod...”. 

Tressette a cui per la rabbia si erano raggrinziti i lineamenti, come succede alle tigri irritate, stava per illustrare a Teseo quale dovesse essere la vera ubicazione della cedrata che gli aveva proposto, e dove dunque avrebbe dovuto piazzarla, ma venne anticipato dal suo psicologo: “Grazie, andrà benissimo la cedrata.”, disse in fretta Cervellenstein, scoccando uno sguardo perentorio al suo paziente.

Omar allora prese con evidente riluttanza il bicchierone di robaccia dal bancone e voltò le spalle allo psicologo.
Alla luce di ciò che vide, quella non fu una buona idea.

Accanto a lui presso il bancone notò subito un detrito umano di mezza età, con una carnagione che, a secondo della zona corporea variava dal bianco latteo al rosso ustione di terzo grado, con indosso una canottiera dei Mangiavermi del Wiskonsin, la famigerata e scarsissima squadra di bowling della locale università.
L’indumento era di un colore che seppure imprecisato risultava brutto, disturbante.

Completavano la sua tenuta un paio di microcalzoncini di un verdognolo dolorosamente fluorescente e, orrore degli orrori,  una sottomarca dei già citati sandalacci alemanni, ancora più orridi degli originali. 

Omar strabuzzò gli occhi, devastato da quella visione tossica, ma conscio di avere Cervellenstein alle spalle fece appello a quel poco autocontrollo che la sua indole malata gli concedeva.

Chiuse per un attimo gli occhi sperando di aver avuto una brutta allucinazione, ma li riaprì giusto in tempo per vedere quel tranciaestetica compiere un gesto che si capiva gli fosse abituale, ruotando energicamente la tazzina di caffè, prima di bere con decisione l’ultimo sorso.

Non si può chiedere ad un Tyrannosaurus Rex di fare più di un pasto vegetariano: se pure una di quelle ingombranti bestiole avesse accettato di piluccare un piattino di cicoria, si può scommettere che, più presto che tardi, la sua natura avrebbe preso nuovamente il sopravvento, inducendolo a divorare anche chi gli aveva proposto quella pietanza.

Allo stesso modo Tressette, che con uno sforzo ammirevole aveva retto miracolosamente al tremendo abbigliamento di quell’avventore, non resse alla provocazione del ruotaggio della tazzina.

“EEHEEEIII !! – strillò sbarrando gli occhi tondi – TU NON PUOI FARE QUESTO AL MIO COSPETTO, ORRIDO SANDALUTO: RUOTATI L’ANIMA DE LI……” . 

Cervellenstein reagì come una turbofuoriserie: passò da zero a cento in pochi secondi e bloccò Omar quando questi, continuando a strillare in faccia allo sbalordito portatore sano di canotta, calzoncini e sandalacci, lo aveva già afferrato, cominciando a strapazzarlo.

Ci fu un certo trambusto. Tressette si divincolava sbraitando, Tarallo, corso in soccorso del Professore, lo aiutava a tenere lo scatenato ometto, che scalciava furiosamente.
Riuscirono infine a portarlo via.

In sottofondo, il letale neomelodico Tony Burro, occhio strabuzzante, baffo sottile e voce ingravidatrice, cantava la sua sentimentalissima “Ammore, ammore, t’aggio a cuncià comme ‘na porziona de frattaglie”.

Tony Burro, il terribile neomelodico

L’uomo aggredito aveva perso i sandali nella colluttazione e gli si era strappata una bella porzione della canottiera dei Mangiavermi del Wisconsin. 

Respirava con affanno. Venne fatto stendere su una sdraio e qualcuno disse: “Questo non sta affatto bene: ci vorrebbe un medico, C’è un medico qui?”.

Il dottor Kildare

Pochi secondi e comparve un uomo distintissimo, col camice candido. Scostò la piccola folla che attorniava l’uomo canottiera, dicendo risoluto: “Largo, largo, lasciatelo respirare!”.

Si chinò poi sulla vittima di Tressette e con un sorriso rassicurante aggiunse: “Sono il Dottor Oronzo Kildare, come si sente? Dove sente dolore?”.

Tra gli altri presenti, aveva seguito tutta la scena la bella Darja Petrovna che, fissando sbalordita quel medico, e completamente sconcertata, disse piano: ”Dottor Kildare?? Ma non era il Capitano Zorzikov?”…

Tristano Cacace, che si era infilato dunque nell’ennesima personalità, piazzò un termometro antiquato, preso chissà dove, sotto l’ascella palustre del contuso…   

Lallo Tarallo, giovane sin dalla nascita, è giornalista maltollerato in un quotidiano di provincia.
Vorrebbe occuparsi di inchieste d’assalto, di scandali finanziari, politici o ambientali, ma viene puntualmente frustrato in queste nobili pulsioni dal mellifluo e compromesso Direttore del giornale, Ognissanti Frangiflutti, che non lo licenzia solo perché il cronista ha, o fa credere di avere, uno zio piduista.
Attorno a Tarallo si è creato nel tempo un circolo assai eterogeneo di esseri grosso modo umani, che vanno dal maleodorante collega Taruffi, con la bella sorella Trudy, al miliardario intollerantissimo Omar Tressette; dall’illustre psicologo Prof. Cervellenstein, analista un po’ di tutti, all’immigrato Abdhulafiah, che fa il consulente finanziario in un parcheggio; dall’eclettico falsario Afid alla Signora Cleofe, segretaria, anziana e sexy, del Professore.
Tarallo è stato inoltre lo scopritore di eventi, tra il sensazionale e lo scandaloso, legati ad una poltrona, la Onyric, in grado di trasportare i sogni nella realtà, facendo luce sulla storia, purtroppo non raccontabile, di prelati lussuriosi e di santi che in un paesino di collina, si staccavano dai quadri in cui erano ritratti, finendo col far danni nel nostro mondo. Da quella faccenda gli è rimasta una sincera amicizia col sagrestano del luogo, Donaldo Ducco, custode della poltrona, di cui fa ampio abuso, intrecciando relazioni amorose con celebri protagoniste della storia e dello spettacolo.
Il giornalista, infine,è legato da fortissimo amore a Consuelo, fotografa professionista, una donna la cui prodigiosa bellezza riesce ad influire sulla materia circostante, modificandola.

Lallo Tarallo è un personaggio nato dalla fantasia di Piermario De Dominicis, per certi aspetti rappresenta un suo alter ego con cui si è divertito a raccontarci le più assurde disavventure in un mondo popolato da personaggi immaginari, caricaturali e stravaganti

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