Ci sono ombre che si addensano e fanno notte, eppure è ancora giorno.
Si oscura il cielo e tutto ciò che abbiamo intorno perde di contorno;
sono ombre sconfinate, se le si lascia andare si prendono tutti i pensieri, li occupano proprio, sanno di invasione come eserciti nemici.
Quelle ombre sono le nostre paure, molte delle quali di una specie irrazionale ma, nonostante ciò, esse hanno le ragioni loro per “venire al mondo”.
Alcune paure traggono origine da ragioni ataviche psicologiche, se le lasci libere si riproducono in crescendo, una tra tutte: la paura di avere dei nemici, che da sempre è stata utilizzata come arma di condizionamento.
Non c’è dubbio, la paura è connaturata alla condizione umana e per questo non risparmia nessuno.
Simile all’effetto domino una paura può diffondersi rapidamente e assumere la sembianza di un pericolo dal quale necessariamente ci si deve difendere; a volte però è la paura stessa a materializzare quel pericolo ed è allora che si possono commettere i più fatali errori.
Ma andiamo per gradi.
Esiste una paura positiva, quella che in un individuo dotato di raziocinio è insinuata dal dubbio di poter fallire; l’idea di commettere un errore ci spaventa e altrettanto ci intimorisce quella di non essere all’altezza di una situazione, quindi ci può spingere a fare meglio e a meglio ponderare.
Queste paure infatti, se gestite con equilibrio, possono risolversi in senso positivo e rappresentare uno stimolo a migliorare, possono essere arginate e tenute a bada, determinando una spinta a reagire.
Dobbiamo quindi partire dal presupposto che la reazione migliore alla paura è il coraggio di affrontarla e che in fondo ciascuno, anche il più coraggioso degli esseri umani, è soltanto una persona che con la paura ha imparato a convivere, a controllarla, a impedire semplicemente che essa prenda il sopravvento e si impadronisca di sé stesso.
Il giudice Giovanni Falcone ebbe a dire:
“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.”
Vergognarsi di avere paura è sciocco, dovere dimostrare la propria invulnerabilità lo è altrettanto, mentre l’accettazione dei propri limiti come naturali, incluso quello di avere paura, è il primo passo per affrontarla.
Con la paura dobbiamo fare conoscenza e poi a un certo punto riuscire a raccontarla; occorre guardarla al di fuori di noi stessi con obiettività, accettare che esista, che ci appartenga anch’essa;
non dobbiamo permetterle di occupare più spazio di ciò che le spetta, di prendere cioé il controllo della nostra vita.
Vivere nella paura è esattamente ciò che non ci permette di vivere. E più si diffonde il contagio di timori, sospetti e angosce, più rinunciamo alla Vita, tirando fuori la parte peggiore di noi.
Quando i rapporti umani vengono distorti dalla paura diventano tossici e pericolosi, tant’è che gli uomini sviluppano la loro malvagità proprio dal momento in cui hanno paura gli uni degli altri, identificando nell’altro il nemico da abbattere e la causa di ogni male.
Gandhi ha molto bene esplicitato il concetto quando ha affermato che:
“Il nemico è la paura. Si pensa che sia l’odio, ma è la paura”
Proprio questo è il punto: la paura genera odio.
Se poi si pensa che la paura in sé spesso deriva da motivi illogici, che da sempre è stata alimentata dalle superstizioni, da false credenze e errate interpretazioni della realtà, oggi persino dalle bufale sul web, altra calamità dei nostri tempi, scopriremo come la paura produce il contagio di tanto livore che monta dalle tastiere dell’era digitale.
Molto dannosa si è rivelata anche la grande diffusione di notizie scioccanti attraverso i media, web e televisione, esse sono sviscerate sino nei minimi particolari, una enfatizzazione alla quale non fa mai da contrasto altrettanta diffusione di buone notizie, di quella normalità del bene che non fa scalpore quanto l’anomalia del male.
La ricerca spasmodica di audience e di click sulla notizia, privilegia questo genere di impatto scioccante, senza porsi il problema di quanto sia dannoso, di quanto si stia normalizzando la percezione del male o evocando cinicamente una competizione a chi fa più scalpore, attraverso titoli, immagini e video in particolare.
A maggior ragione è fondamentale conoscere, porsi domande e cercare risposte, alimentare dubbi e conoscenza, proprio per vincere la Paura e definitivamente con essa sconfiggere tutto questo odio.
La conoscenza è l’unico mezzo possibile.
Con la conoscenza non cancelleremo tutte le nostre paure, ma esse non si impadroniranno di noi, non saranno loro a dominare ogni nostra azione e a trasformarci, non saremo vittime di chi domina la paura della gente e la conosce al punto tale da diventare il burattinaio che tiene i fili.
La conoscenza rende liberi…
questa volta è senza Forse.
Fino a poco tempo fa mi sono nascosta dietro l’eteronimo di Nota Stonata, una introversa creatura nata in una piccola isola non segnata sulle carte geografiche che per una certa parte mi somiglia.
Sin da bambina si era dedicata alla collezione di messaggi in bottiglia che rinveniva sulla spiaggia dopo le mareggiate, molti dei quali contenevano proprio lettere d’amore disperate, confessioni appassionate o evocazioni visionarie.
Oggi torno a riprendere la parte di me che mancava, non per negazione o per bisogno di celarla, un po’ era per gioco un po’ perché a volte viene più facile non essere completamente sé o scegliere di sé quella parte che si vuole, alla bisogna.
Ci sono amici che hanno compreso questa scelta, chiamandola col nome proprio, una scelta identitaria, e io in fin dei conti ho deciso: mi tengo la scomodità di me e la nota stonata che sono, comunque, non si scappa, tentando di intonarmi almeno attraverso le parole che a volte mi vengono congeniali, e altre invece stanno pure strette, si indossano a fatica.
Nasco poeta, o forse no, non l’ho mai capito davvero, proseguo inventrice di mondi, ora invento sogni, come ebbe a dire qualcuno di più grande, ma a volte dentro ci sono verità; innegabilmente potranno corrispondervi o non corrispondervi affatto, ma si scrive per scrivere… e io scrivo, bene, male…
… forse.
Francesca Suale
Ci sono tanti modi di affrontare le paure che possono essere originate da tanti aspetti. Dall’odio, dalle falsità, da una malattia, un malessere, un lavoro, una qualsiasi condizione sociale, dal maltempo, un esame, un viaggio o comunque qualcosa che non si conosce e da un pre-giudizio oppure dalla solitudine. La paura spesso non è razionale e quindi gestibile. Sicuramente la conoscenza non ci risolve tutte le nostre paure, ma aiuta ad affrontarle in modo razionale, anche con l’aiuto di amici o parenti o degli innamorati o di un esperto. Di certo da sempre chi vuole comandare divide il popolo, i cittadini, i lavoratori, i colleghi, i votanti o i tifosi a seconda delle situazioni. Chi non si fa condizionare dall’odio o dalla false notizie o dalla paura è sicuramente più libero e meno influenzabile o ricattabile. Nei due esempi di Falcone e Gandhi si ritrovano spunti di riflessione quanto mai attuali. La mafia prospera nell’ignoranza e, come qualcuno ha detto, con una classe dirigente di cretini o di imbecilli, creando le condizioni di povertà e paura per rendere i deboli ancora più deboli e quindi più facilmente ricattabili. Per qualcuno la mafia con le sue attività diventa l’unica fonte possibile di guadagno, passando dalle tangenti, alle estorsioni, la droga, la prostituzione ai rifiuti e all’energia come dimostrano le grandi inchieste internazionali anche su efferati omicidi. Rifiuti ed energia rappresentano pochi settori con autorizzazioni troppo facili e con organizzazioni finte ambientaliste che ci prosperano con società o soggetti che prima causano il problema e poi prosperano fingendo di offrirsi come risolutori. Servendosi dei cretini o degli imbecilli oppure dei complici come dimostrano le grandi inchieste. Gandhi invece dimostra che chi comanda o vuole comandare con i pieni poteri, chi genera odio e violenza ha paura della serenità, della non violenza e della conoscenza che sono gli avversari di chi oggi vuole dividere con “prima gli imbecilli” o con “porti chiusi”